Corriere della Sera, 30 giugno 2017
Le retromarce di Emmanuel. Il presidente dei «miracoli» torna umano
PARIGI Dopo la fase «Macron salvatore dell’Europa» che cammina sulle acque (copertina dell’ Economist, con un punto interrogativo aggiunto nel titolo più che altro per decenza), il leader occidentale più entusiasmante degli ultimi anni si appresta ad affrontare il delicato momento della verifica con la realtà.
Macron ha vinto la corsa all’Eliseo un mese e mezzo fa e ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento da neanche due settimane, quindi è impossibile esaminare già adesso un’azione di governo che deve ancora cominciare.
Però qualche segnale indica che persino Macron è umano come tutti noi e come i politici che lo hanno preceduto. Costretto ad agire nella difficile situazione della Francia e dell’Europa di oggi, il presidente francese non può che cominciare ad allontanarsi da quel meraviglioso mondo privo di storture, compromessi, ingiustizie e conflitti, in particolare tra le classi sociali e tra la destra e la sinistra, che sembrava tratteggiare in campagna elettorale.
Sui migranti Macron pronuncia parole solenni e giuste, richiama l’Europa ai suoi doveri e ai suoi valori. Ma la polizia francese, forse lenta nell’adeguarsi al nuovo corso, in molti casi impedisce ancora ai volontari di distribuire cibo e acqua ai sudanesi, eritrei, afgani, iraniani e kosovari che riescono a raggiungere Calais, Mentone e le zone al confine con la Germania. «Non bisogna incoraggiarli», è la posizione più o meno ufficiale del governo, che inoltre tiene chiuso il confine con Ventimiglia e almeno per il momento non sembra cooperare con l’Italia molto più di quanto abbiano fatto i predecessori. In politica internazionale, Macron dà prova di una Realpolitik un po’ sorprendente quando dice che in Siria la destituzione del sanguinario Bashar El Assad non è una precondizione «perché nessuno mi ha ancora presentato il suo successore». In politica interna, i macroniani avevano fatto intendere che, a parità di competenze, una donna sarebbe stata la nuova presidente dell’Assemblea nazionale. Al dunque, è stato eletto un uomo, François de Rugy, stimato ma insomma non irresistibile se alle primarie socialiste ed ecologiste aveva preso appena il 3,82 per cento.
Sulla moralizzazione della vita pubblica, il testo presentato dall’alleato François Bayrou poco prima di abbandonare il ministero della Giustizia (per uno scandalo a pochi giorni dalla nascita del governo) è meno ambizioso rispetto alle promesse elettorali, in particolare quanto al conflitto di interessi tra le attività di parlamentare e di consulente. E in economia alcune riforme, come l’imposizione fiscale alla fonte, vengono mantenute ma già rinviate al 2019. Le aspettative che circondano Macron sono enormi, e lui ha saputo conquistare tutti gli strumenti – una via di mezzo non sarà possibile – per deludere o passare alla Storia.