Corriere della Sera, 30 giugno 2017
Di mamma ce n’è una prof
In un liceo del Centro Italia i commissari d’esame hanno sorpreso uno studente a copiare dal telefonino la prova di matematica fornitagli con ogni probabilità dalla madre, che insegna la stessa materia nella stessa scuola. Il ragazzo è stato bocciato, ma ha presentato un ricorso che di sicuro qualche Tar accetterà, consentendogli di replicare la Maturità a Ferragosto, seduto sulle ginocchia dell’algebrica genitrice, così da evitarsi la seccatura di scaricare la batteria dello smartphone.
Sono giornate intense per i copisti di famiglia. Sul Corriere è appena emerso il tormento interiore di quella zia che, avendo scritto il tema di Maturità per conto del nipote, se la prendeva con i professori che non si erano accorti di niente. Forse stavano passando gli esami ai loro cari. Si scherza, naturalmente. Le parole della zia tradivano in realtà un pensiero molto italiano: aiutare il sangue del tuo sangue è un dovere a cui non puoi sottrarti nemmeno in nome della legge. Se sei onesto, tuttalpiù potrai augurarti di venire smascherato. Con la mamma-prof si assiste a uno sdoppiamento della personalità: in classe sorveglia il rispetto delle regole e a casa si industria per infrangerle, usando il salvacondotto dell’affetto genitoriale. Sarà vero affetto? Proteggere il proprio cucciolo impedendogli di misurarsi con la vita è una forma d’amore, ancorché distorta e alla lunga perdente. Ma fargli fare «bella figura» a qualsiasi costo – perché farne una brutta, prima che la sua reputazione, rovinerebbe quella del clan familiare – c’entra poco con l’amore e moltissimo con l’egoismo.