28 giugno 2017
APPUNTI PER GAZZETTA - NUOVA ONDATA DI MIGRANTIREPUBBLICA.ITSull’immigrazione passo formale dell’Italia con la Commissione Europea
APPUNTI PER GAZZETTA - NUOVA ONDATA DI MIGRANTI
REPUBBLICA.IT
Sull’immigrazione passo formale dell’Italia con la Commissione Europea. Il governo ha dato mandato al rappresentante presso la Ue, l’ambasciatore Maurizio Massari, di porre al commissario per le migrazioni Dimitris Avramopoulos il tema degli sbarchi nel nostro Paese. Messaggio consegnato dall’Italia alla Commissione: la situazione che stiamo affrontando è grave, l’Europa non può voltarsi dall’altra parte. Massari, nel suo incontro con Avramopoulos ha evidenziato che la situazione è ai limiti della capacità di gestione, con un impatto sulla vita socio-politica del Paese. Per questo potrebbe essere difficile permettere nuovi sbarchi.
Anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, in visita in Canada, durante l’incontro con il premier Justin Trudeau ha parlato dell’emergenza migranti: "In questi giorni sono arrivate 12mila persone. La situazione è difficile, se si va avanti con questi ritmi, se gli sbarchi non si fermano, il fenomeno diventa ingestibile". Per il presidente rimane comunque prioritaria l’accoglienza ai migranti. "Un Paese da solo non può farcela. Anche un paese grande e aperto come il nostro. Serve la collaborazione internazionale, ma alcuni Paese dell’Europa restano insensibili". Il fenomeno migratorio, ha aggiunto il presidente "va governato assicurando contemporaneamente la sicurezza dei cittadini".
"Siamo in queste ore alle prese con la difficile gestione dei flussi migratori. Un Paese intero si sta mobilitando, si sta impegnando per governare i flussi e per contrastare i trafficanti. Non per soffiare sul fuoco ma per chiedere al alcuni paesi europei di smetterla di girare la faccia dall’altra parte perchè questo non è più sostenibile", ha aggiunto il premier Paolo Gentiloni intervenendo al congresso della Cisl.
Un peso insostenibile
È insostenibile, viene spiegato a motivare il passo italiano, che tutte le navi che fanno operazioni di salvataggio approdino in Italia. Il governo starebbe valutando la possibilità di negare l’approdo nei porti italiani alle navi che effettuano salvataggi dei migranti davanti alla Libia ma battono bandiera diversa da quella del nostro Paese. Secondo fonti governative è ormai "insostenibile" che tutte le imbarcazioni che operano nel Mediterraneo centrale portino le persone soccorse in Italia.
L’Italia, sottolineano le fonti, continuerà a salvare vite in mare come sempre ha fatto in questi anni, ma non è più sostenibile che tutto il peso dell’accoglienza debba gravare sul nostro Paese. Salvataggi e accoglienza non possono essere disgiunti e dunque il contributo dell’Ue non dovrà limitarsi alle operazioni di soccorso in mare.
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L’ipotesi: negare l’approdo alle ong straniere
L’eventuale blocco degli sbarchi di migranti riguarderebbe solo le navi gestite dalle Organizzazioni non governative. Durante l’incontro con il commissario Avramopoulos, l’ambasciatore italiano non avrebbe annunciato alcuna modifica delle operazioni Ue nel Mediterraneo centrale
Commissione: regole missioni Ue non in discussione
"Al di là delle operazioni Ue, che non sono in discussione, la questione degli sbarchi è regolata dalla legge internazionale. La Commissione Ue tuttavia ritiene opportuno che qualsiasi cambiamento nelle politiche sia prima discusso e comunicato nel modo giusto, così da dare alle Ong l’opportunità di prepararsi", ha spiegato all’Ansa Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Ue.
Le regole operative delle missioni Triton e Sophia prevedono che i migranti salvati da navi di altri Stati membri che vi partecipano siano sbarcati nei porti in Italia. Secondo una fonte comunitaria, le modalità operative delle due missioni possono essere modificate solo all’unanimità dagli Stati membri partecipanti.
I servizi giuridici della Commissione sono al lavoro per valutare le implicazioni giuridiche della decisione italiana. Secondo una prima analisi, sarebbe possibile per le navi che battono bandiera di un altro Paese e che operano fuori dall’area di ricerca e soccorso (Serach and rescue o Sar, ndr) italiana.
Avramopoulos: "Situazione insostenibile"
"Se necessario siamo pronti a aumentare sostanzialmente il sostegno finanziario all’Italia", ha detto Avramopoulos. "L’Italia ha ragione nel dire che la situazione sulla rotta del Mediterraneo centrale è insostenibile", ha aggiunto, spiegando di aver incontrato il rappresentante italiano presso la Ue "per vedere come migliorare il sostegno al Paese". "Abbiamo l’obbligo di salvare vite", ha aggiunto. Ma "non possiamo lasciare un pugno di Paesi ad affrontare questo. Il luogo per discuterne è la riunione informale dei ministri degli Interni Ue a Tallin, la settimana prossima".
Un flusso continuo
Sono circa 650 i migranti soccorsi e salvati oggi nelle acque del Mediterraneo centrale nel corso di 5 operazioni coordinate dalla sala operativa centrale della Guardia costiera a Roma. I migranti viaggiavano a bordo di quattro gommoni e di un barchino.
Nelle ultime 48, come ha ricordato anche Mattarella, in Italia si stanno facendo sbarcare 12mila migranti, da 22 navi, molte di queste di organizzazioni non governative. Stamane a Pozzallo è arrivata la nave militare Foscari con 673 persone. Tra loro c’è anche il corpicino senza vita di un neonato, era nato sul barcone raggiunto dalla nave militare italiana. Forse un problema respiratorio è stato letale e per i soccorritori non c’è stato nulla da fare.
I dati del Viminale
Sono 76.873 i migranti sbarcati sulle coste italiane dal 1 gennaio a oggi, il 13,43 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando gli arrivi furono 67.773. Ad aggiornare il dato è il Viminale, secondo cui i porti maggiormente interessati dagli sbarchi sono, nell’ordine, Augusta (13.000 sbarcati), Catania (9.620), Pozzallo (7.161), Palermo (5.799), Reggio Calabria (5.806), Vibo Valentia (5.299), Lampedusa (5.168), Trapani (4.742), Messina (3.902) e Crotone (3.224). Sempre dall’inizio dell’anno, i minori stranieri non accompagnati sbarcati sono 9.761 (dato aggiornato a ieri).
Le reazioni
"Le persone salvate in mare dovrebbero essere trasferite nel più vicino porto di sbarco in cui le loro necessità e vulnerabilità possano trovare una risposta rapida", è il commento di Medici senza frontiere. L’ong ricorda che da tempo chiede più sostegno dell’Ue alle operazioni di salvataggio, alle quali "dovrebbero partecipare tutti gli Stati". Secondo Msf occorre "distinguere fra le operazioni salvavita di soccorso in mare e le successive attività di accoglienza: riguardo le prime, la nostra preoccupazione principale resta fornire una risposta umanitaria adeguata a coloro che hanno bisogno di essere salvati".
"L’iniziativa dell’Italia è giusta e opportuna", scrive in una nota il presidente della commissione Difesa al Senato, Nicola Latorre. "Una decisione - aggiunge l’esponente Pd - che se sarà formalizzata aiuterà a gestire una situazione che rischia di essere insostenibile. Fermo restando la priorità di salvare vite umane, l’accoglienza non può che essere un impegno condiviso da tutti i Paesi europei anche perché, oltre un certo limite, sarebbe assai difficile garantire i minimi requisiti di dignità e di rispetto della persona". E fonti Pd sottolineano come ci sia sostegno pieno del segretario, Matteo Renzi, alla linea del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni e del ministro dell’Interno, Marco Minniti.
Diversa la posizione di Tony Iwobi, responsabile federale Dipartimento sicurezza e immigrazione della Lega Nord: "Diecimila sbarchi di finti profughi in pochissimi giorni. Ancora una volta la Lega di Matteo Salvini aveva ragione. L’invasione di clandestini sta diventando epocale. È del tutto inutile che il ministro Minniti cancelli il viaggio negli Usa. Anzi, prenda Gentiloni e tutto il resto del governo e se ne vada per sempre da questo Paese. Il Pd ha trasformato l’Italia in un immenso campo profughi con la litania trita e ritrita dell’Europa che deve aiutarci e se ne fotte. Un governo serio, non il nostro del tutto folle, smetterebbe da oggi di dare soldi all’Unione europea (8 miliardi di euro all’anno). Basta. Ma basta davvero. Serve una rivolta popolare per cacciare con ogni mezzo, anche con le cattive maniere, questo governo Pd. Renzi non ha capito il segnale delle elezioni: gli italiani sono stufi di lui e dei suoi danni".
GRAZIA LONGO SULLA STAMPA DI STAMATTINA
Un dietrofront aereo più eloquente dei numeri e della difficoltà a reperire le strutture di accoglienza. Negli ultimi 4 giorni sono state salvate 10.500 persone nel Mediterraneo, dai sindaci non sempre c’è disponibilità ad ospitarli sul proprio territorio, ma la conferma che l’emergenza migranti sia oramai esplosiva è il rientro immediato in Italia del ministro dell’Interno.
Anzi, più che di un rimpatrio si è trattato di un’inversione di rotta dell’aereo che stava trasportando Marco Minniti e il suo staff a Washington, per alcuni incontri istituzionali. Durante il volo verso la capitale degli Stati Uniti, il titolare del Viminale ha esaminato i dati allarmanti degli ultimi sbarchi e ha iniziato a valutare l’ipotesi della marcia indietro. Ma la decisione definitiva è maturata durante lo scalo tecnico in Islanda: aggiornato al telefono sulle ultime cifre dell’esodo dalla Libia, ieri pomeriggio ha preferito abbandonare il viaggio e tornare.
Il ministro
non ha fatto in tempo ad atterrare a Roma e ha subito chiesto e ottenuto un incontro urgente con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Perché è evidente che, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale - soprattutto per fare pressioni su Bruxelles -, occorre un impegno diretto da parte del governo. Molti e spinosi i temi sul tavolo del confronto tra il premier e Marco Minniti. Doppio il fronte di preoccupazioni per quest’ultimo. Da un lato, quello esterno relativo al traffico di esseri umani in corso in Libia. Dall’altro, un capitolo interno di questioni sul tappeto, dal rapporto politico con i sindaci (in particolare quelli della Lega Nord) alla gestione del problema in modo da evitare che la realtà degeneri com’è avvenuto ieri con l’invasione dell’autostrada tra Catania e Gela, da parte dei migranti del Cara di Mineo.
La situazione è davvero al limite, finora sono sbarcati sulle nostre coste 70 mila migranti, e, considerato che si registra il 26 per cento in più degli arrivi del 2016 (anno in cui arrivarono 180 mila persone ) la stima entro la fine dell’anno si aggira intorno ai 230 mila sbarchi.
Al momento ci sono 90 mila persone pronte a partire dalla Libia nei prossimi tre mesi che sono i più comodi, per le condizioni climatiche e del mare, alla traversata di chi parte verso la terra promessa.
Ma la questione principale, al di là dei numeri, è la sempre maggiore complessità nella sistemazione degli extracomunitari sul nostro territorio nazionale. All’esame del ministro ci sono due ipotesi: delle mini tendopoli (due per provincia in modo da non creare dei ghetti, sempre nell’ottica della distribuzione equa e diffusa) al ricorso alle caserme. Non solo: si procederà a una verifica della potenzialità di accoglienza di tutti gli edifici pubblici in disuso, dalle scuole ai capannoni utilizzati in passato come magazzini.
Mentre sui numeri si dovrà aprire una nuova discussione a livello politico. A dicembre tra il Viminale e l’Anci la quota di accoglienza era stata fissata a 200 mila unità e un eventuale aumento sarà concordato con l’associazione dei Comuni. Fino ad oggi non c’è stata la necessità, ma il numero delle persone accolte si sta pericolosamente avvicinando a quota 200 mila, anzi è destinato a sfiorare i 230 mila e, dunque, non è escluso che nei prossimi giorni ci sia un’iniziativa da parte del ministro in questo senso.
Il piano d’emergenza, inoltre, prevede altri due punti. Uno riguarda l’intensificazione della collaborazione con la guardia costiera libica, formata da nostro personale e dotata di 10 motovedette ristrutturate dall’Italia, e la guardia libica di frontiera, lungo i 5 mila chilometri al confine con Ciad e Nigeria. L’altro si concentra una maggiore collaborazione a livello europeo per stabilire che chi soccorre in mare deve poi farsi carico anche dall’accoglienza. L’obiettivo del Viminale, insomma, è che anche Spagna, Francia, Malta, ma anche Olanda e Irlanda dopo aver recuperato in mare i migranti facciano la loro parte e li accompagnino sul loro territorio invece che sulle nostre coste meridionali.
Questa possibilità rappresenterebbe sicuramente un punto di svolta, quanto mai prezioso quindi una presa di posizione chiara e inequivocabile da parte del presidente del Consiglio. Un suo intervento in questa direzione avrebbe certamente un peso specifico importante per cambiate le carte in tavola.
Anche perché il tema diviene ogni giorno più urgente. Soprattutto per la distanza sempre più ravvicinata tra veri e propri esodi. Mentre finora si era infatti registrato un picco ogni due settimane, negli ultimi sette giorni non si è potuto tirare un attimo di respiro. Nel weekend di Pasqua, per fare un esempio, arrivarono in Italia 8700 persone, due settimane dopo quasi 4 mila. E sinora c’erano sempre state due settimane di tempo per trovare una sistemazione ai profughi.
Ora però la situazione è al limite. E c’è più di un campanello d’allarme di cui si deve tenere conto. A partire dalla Libia, dove i trafficanti di esseri umani dimostrano un’organizzazione logistica sempre superiore e sono diventati un’industria economica che produce milioni di euro. Fino al nostro Paese, dove serpeggia il timore che a breve possa verificarsi un episodio che esasperi ulteriormente gli animi. Da un incidente in mare (più di un’ecatombe si è verificata negli ultimi anni) a una rivolta di cittadini che non vogliono convivere con i profughi, il rischio di un brutto imprevisto è dietro l’angolo.
LA STAMPA DI STAMATTINA
Sabato sono stati salvati 500 migranti al largo delle coste libiche e a migliaia sono a bordo delle navi dei soccorritori diretti verso i porti italiani. In totale sono oltre 10.500 persone in quattro giorni.
Per il segretario Pd Matteo Renzi «i numeri di oggi non sono sostenibili ma serve anche uno sforzo educativo e culturale» di lungo periodo. Sembra una posizione diversa rispetto a quanto sostenuto in passato, in realtà non c’è alcuna marcia indietro nemmeno sullo ius soli, come precisa l’ex premier parlando durante la presentazione dell’ultimo libro sulla disgregazione degli Stati del direttore de La Stampa, Maurizio Molinari. Renzi spiega che rinunciare davanti ai sondaggi sfavorevoli sarebbe «cadere in basso». Ma ha aggiunto che è «un dovere prendere atto che l’opinione pubblica è esasperata». Serve insomma una nuova strategia. «Si deve prendere atto - prosegue Renzi - che la parola identità è bella e positiva e non è il contrario della parola integrazione».
Ma nel frattempo ci sono le migliaia di migranti in arrivo da gestire. L’impennata degli sbarchi ha convinto il ministro dell’Interno Marco Minniti a rientrare in Italia, e lasciare Washington dove era atteso per una serie di incontri istituzionali. «L’Italia è in prima linea nel Mediterraneo per salvare migliaia di vite umane nell’ambito di un fenomeno epocale» - ricorda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita a Ottawa. L’impegno dell’Italia non è accompagnato da un approccio analogo nell’Ue. «Ciò accade - prosegue Mattarella - ai confini dell’Europa, senza ancora suscitare nel nostro continente nè adeguata consapevolezza nè l’emergere di sensibilità sufficientemente condivise, necessario preludio di incisive azioni comuni». Il contrario di quanto accada in Canada, a cui il presidente non risparmia i complimenti per l’impegno sul fronte «dell’inclusione sociale».
Difficile dire, infatti, quale sarà il destino di questa nuova ondata di sbarchi. I migranti in arrivo sulle coste italiane sono persone in viaggio dalla Libia verso l’Italia, ma anche dall’Africa occidentale verso la Libia, prima tappa del viaggio verso l’Europa.
I cinquemila migranti soccorsi ieri nel Mediterraneo centrale navigavano a bordo di cinque barche e 18 gommoni. Alle operazioni hanno preso parte la Guardia costiera, le Ong e alcuni rimorchiatori. Mentre gli 8500 soccorsi negli ultimi due giorni si trovano adesso a bordo di 14 navi: sei di queste hanno già fatto ingresso o stanno per entrare in porti di Sicilia e Calabria, le altre otto sono ancora in navigazione a largo delle coste italiane.
Sul pattugliatore «Comandante Foscari» della guardia costiera, in navigazione verso Pozzallo, c’è anche il cadavere di un neonato che era nato sul barcone.
Intanto, domenica scorsa sono stati trovati senza vita 52 migranti nella zona desertica a nord del fiume Niger, al confine con la Libia. Altri 24 loro compagni sono stati invece tratti in salvo. Il gruppo proveniva dall’Africa occidentale. A confermarlo il prefetto della regione settentrionale di Bilma, Fatoumi Boudou, che ha parlato di un gruppo «di circa 70 persone, partite a bordo di tre veicoli da Agadez per la Libia, e abbandonate in pieno deserto senza acqua e senza cibo» dai trafficanti. Agadez dista 750 chilometri dal confine libico, il viaggio dura dai due ai tre giorni. Da lì i migranti puntano ad arrivare sulla costa libica per poi imbarcarsi alla volta dell’Europa. Nella stessa zona a inizio giugno almeno 44 migranti diretti in Libia, tra cui donne e bambini, sono morti di sete nel deserto.
LA PROTESTA AL CARA DI MINEO
La disposizione era stata data giorni fa: basta con il suk di mercanzie in vendita nei vialetti del Cara di Mineo e basta cucinare pasti nelle villette, bisogna rispettare le regole. E ieri mattina è esplosa la protesta. Alcune centinaia di richiedenti asilo della mega struttura a Sud della provincia di Catania hanno cominciato a manifestare sulla statale 417, che collega Catania a Gela, una delle più importanti arterie dell’isola, su cui si affaccia il Cara. Traffico bloccato e deviato per tutta la mattinata, con la trentina di poliziotti, carabinieri e finanzieri di stanza al Cara a controllare la situazione, mentre il neo direttore della struttura, Giuseppe Di Natale, cercava di convincere i manifestanti, di diverse etnie, a sgombrare la strada e a tornare negli alloggi. Cosa che è avvenuta intorno alle 14, «e senza che ci sia mai stato un contatto fisico tra manifestanti e forze dell’ordine», sottolineano dalla questura di Catania.
Non era la prima volta che accadeva nei sei anni di funzionamento del Cara, ritenuto il più grande d’Europa. E i problemi restano. Nel centro, ricavato da un villaggio in cui per 10 anni erano stati ospitati i militari Usa della vicina base di Sigonella, ci sono attualmente 3.030 richiedenti asilo, tante etnie, religioni, usi e costumi. Una babele governata con luci e ombre che ha portato a numerose inchieste, e che nel tempo ha dato vita a illegalità diffusa, con reati che vanno dal furto alla prostituzione, dalla rissa all’aggressione. E ai negozietti abusivi dove si vende di tutto, dai televisori allo shampoo.
Due settimane fa la prefettura di Catania ha convocato nella procura di Caltagirone un comitato per l’ordine pubblico nel quale si è decisa una stretta sul rispetto delle regole nel Cara. Questa stretta non è andata giù ad alcuni gruppi di richiedenti asilo, gli stessi che ieri hanno dato vita alla protesta e che se la sono presa proprio con il nuovo direttore del Cara, Giuseppe Di Natale, l’uomo che quelle nuove regole deve far rispettare. Su un cartello c’era scritto: «Cambiare questo direttore». «In realtà si tratta di pochi facinorosi - dice Di Natale - La stragrande maggioranza degli ospiti ha sempre mostrato equilibrio e ieri ci è stata vicino; le misure peraltro erano state discusse con i loro rappresentanti».
«Alla protesta per le regole - dice un dirigente della questura - i manifestanti hanno aggiunto altre motivazioni, come la qualità del cibo, le lungaggini burocratiche per ottenere lo status di rifugiato, l’erogazione dei servizi». I migranti, dal canto loro, dicono di ricevere pacchi di sigarette al posto del pocket money, la piccola diaria dovuta ai richiedenti asilo, e poco importa se non fumi o sei un bambino: «Le dobbiamo rivendere per fare qualche soldo», dicono in tanti. Ma si lamentano pure del servizio sanitario («curano tutto con l’aspirina») e dicono che devono cucinare negli alloggi perchè non è nella loro cultura mangiare sempre pasta e riso scotti, il cibo della mensa.
La procura di Caltagirone attende un rapporto delle forze dell’ordine per denunciare i manifestanti - la polizia li sta identificando - per interruzione di pubblico servizio e blocco stradale: «Stiamo offrendo loro ospitalità con tutti i crismi - dice il procuratore Giuseppe Verzera - Non è ammissibile che violino i codici comportamentali, devono rispettare la legalità, anche perchè rischiano di non ottenere lo status di rifugiato». La procura di Caltagirone ha tre inchieste in corso sul Cara di Mineo, altre sono alla procura di Catania. «Una struttura così vasta in un territorio così circoscritto - dice Verzera - è ingestibile». Parole che piacerebbero anche al leader della Lega Matteo Salvini che sui Social ha scritto: «Per che cosa protesteranno i signorini? Spero che non sia perché c’è troppo caldo e vogliono pass gratis per entrare nelle piscine e nei lidi della zona».