La Stampa, 28 giugno 2017
Il presidente dell’Anica Rutelli: «Esportiamo in Cina la comicità di Checco Zalone»
L’Italia e la Cina, il cinema e l’amore smisurato che quel popolo nutre per noi. Tradotto, è ammirazione, rispetto per le tradizioni, simpatia. Guardano con ingordigia al nostro life style. La classe media, in costante crescita, vuole in una casa dal gusto architettonico nostrano, un pezzo di design made in Italy. Guai alle cineserie e porte spalancate al cibo tricolore alle griffe dell’eleganza. Eppure in un mercato già così immenso e tanto propenso, i nostri media non sfondano, l’immaginario è fermo a Matteo Ricci e a Venezia, a Marco Polo del regista Giuliano Montaldo e all’ Ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci.
Dove s’inceppa l’ingranaggio? Francesco Rutelli, presidente dell’Anica, si è posto questa e molte altre domande. E si è dato anche delle risposte, diventate subito atti operativi. «A livello internazionale, il più grande cambiamento per il cinema arriva dalla Cina, un mercato enorme, tecnologicamente all’avanguardia con piattaforme web, tv e verso il traguardo di sessantamila sale cinematografiche che collaborano alla costruzione dell’identità del nuovo Paese post regime. Hanno stretto una partnership con Hollywood e a loro commissionano la fattura di film, a volte dal successo non garantito eppure per poco non hanno superato gli americani al box office. Questo ne fa dei potenziali fruitori molto appetibili. Un fenomeno mondiale che ci lambisce appena. Da ministro dei Beni Culturali, nel 2007 firmai un accordo di coproduzione Italia-Cina, che ha avuto grandissime difficoltà a entrare in vigore».
Il forum Italia Cina
Burocrazia, intoppi, da tempo Rutelli ha realizzato che per un Paese così vasto e così organizzato, serve non l’iniziativa spuria di chi affronta un titano con la valigia di cartone ma un’altrettanto forte squadra in grado di fare sistema. Difficile compito per un’Italia tanto artigianale e tanto scomposta nell’iniziativa singola. «È stato appena costituito il forum culturale Italia-Cina del quale sono il coordinatore, pro bono, firmato a Pechino davanti ai due presidenti italiano e cinese. Riscontro anche un’accelerazione dei gemellaggi tra i siti Unesco; si distingue quello tra i grandi terrazzamenti cinesi e la zona di Alba e delle Langhe e Monferrato per lo scambio delle produzioni territoriali; turismo e audiovisivo dovrebbero seguire questa strada. A Shanghai dove sono appena stato, abbiamo dato impulso ai rapporti nel tentativo di dare uno sviluppo ordinato delle nostre proposte coinvolgendo sia Rai Cinema sia i privati. Come Anica abbiamo firmato un accordo con Shanghai Media Group, enorme società di piattaforme web, produzione, distribuzione, grazie all’impegno dell’ambasciatore Ettore Sequi. Ora vogliamo incardinare in rapporti formali anche i nostri produttori. Da qui gli accordi con China Film Group che è poi il loro ministero, il Film Bureau, il China Film Co-Production Corporation. Bisogna realizzare che siamo di fronte a un mercato miliardario e molto accorto, i livelli di autorizzazione sono severi e per questo è importante costruire insieme progetti industriali».
I produttori stanno trattando, ad esempio, per portare Quo vado? con Checco Zalone e Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese. «A loro piace molto la nostra commedia e sulle piattaforme funziona un cinema, come quello di Genovese, che parla dei problemi di oggi che hanno anche i loro giovani, dei telefonini, della tecnologia dalla doppia faccia». Il gusto del pubblico è popolare, tipico di una società nascente, comprano on line ciò che rappresenta ai loro occhi il meglio dell’Italia mentre i giovani sono più sofisticati, grazie allo sguardo più ampio che possono avere rispetto ai loro genitori.
La Mostra di Venezia
L’appuntamento più importante è per settembre, alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. «Si terrà il Focus cinematografico e televisivo tra Cina e Italia sotto l’egida della Biennale, nella vetrina internazionale più importante per l’Italia. E lo prepariamo con Xinhua.net che promuove il cinema cinese in Europa. Speriamo che questo lavoro trovi un momento di fioritura con la Legge Franceschini che incoraggia a girare da noi. Nello sforzo comune sono coinvolti Mibact, Mise, Istituto Luce, e Apt, un gioco di squadra che non deve più attendere. Al Festival di Pechino già abbiamo avuto Paolo Del Brocco, ad Rai Cinema come giurato, Monica Bellucci madrina, e Maria Grazia Cucinotta madrina al Festival di Shanghai». Attrice, quest’ultima, che è stata l’antesignana dei rapporti cinematografici con i cinesi.