la Repubblica, 28 giugno 2017
L’amaca
Bisognerebbe inserire nel Guinness dei primati (tipo l’uomo che ha mangiato più würstel in un minuto e la donna con le ciglia più lunghe) i chattatori che riescono a litigare, dandosi del cretino a vicenda, perfino commentando la morte di Rodotà. La scena è questa: un funerale laico, un uomo grande e sereno che saluta, la compostezza di amici e parenti. Nel loro angolino virtuale, alcuni maniaci del commento online che borbottano, come i vecchietti dei Muppets, prima litigando sulle cure palliative e su come i familiari ne hanno dato notizia, poi, mano a mano che i toni si accendono, tirando in ballo lo stesso Rodotà, la sinistra, la destra, tua sorella.
Non ditemi che è irrilevante. Lo sarebbe se questi casi umani dessero spettacolo nel loro bar. Ma non è così. Ogni grande giornale online, con i suoi milioni di lettori, è in balia di questa invasione opprimente. A costante disposizione di una vasta gamma di incompetenze e di malumori. Lo spazio dedicato alla notizia è quasi sempre largamente inferiore allo spazio che i commenti si pigliano. È come comperare l’insalata e scoprirla infestata dai bruchi. Che cosa comperiamo, quando clicchiamo su una notizia, l’insalata o i bruchi?