Corriere della Sera, 28 giugno 2017
«Numero 700 tra gli uomini». McEnroe attacca Serena che trova la risposta vincente
Un botta e risposta degno di uno scambio serrato sotto rete. Ma a ruoli invertiti. Lui, John McEnroe, ex tennista celebre per la leggiadria del tocco, a sparare a tuttobraccio, lei Serena Williams, tennista che sulla potenza dei colpi ha costruito un impero, costituito da 23 tornei dello Slam, a difendersi con inusuale delicatezza. I fatti. Big Mac, in giro per promuovere «But seriously», la sua ultima fatica letteraria, attacca a testa bassa Serena in un’intervista alla National public radio americana con questa semplice frase: «Serena è la migliore del mondo, ma se dovesse giocare sul circuito maschile sarebbe intorno alla 700ª posizione». Pronta la replica via Twitter della Williams: «Caro John, ti adoro e ti rispetto, ma per favore lasciami tranquilla. Le tue dichiarazioni non sono sostenute dai fatti. Non ho mai giocato contro un tennista professionista e non ne ho il tempo».
Una polemica che si potrebbe catalogare alla voce battibecchi professionali, se non fosse invece l’ultimo episodio di quella «guerra dei sessi» che, da oltre 40 anni, ciclicamente incendia il mondo del tennis. Reo di essere l’unico sport professionistico in cui uomini e donne viaggiano su un piano di (quasi) parità in materia sia di popolarità che di compensi economici. Con i tennisti maschi a fare la parte degli invidiosi e a rimasticare, generalmente in silenzio, sotto diverse forme, il medesimo concetto: «Perché una che batterei con la mano sinistra deve guadagnare molto più di me?». Poi c’è chi, come l’ex numero 1 Novak Djokovic, finisce per dirlo apertamente come fece l’anno scorso, sbottando: «Le ragazze hanno combattuto per ciò che pensavano di meritare ma penso che adesso sia il turno di noi ragazzi. Dovremmo farci sentire perché i nostri match hanno più spettatori del tennis femminile: vendiamo più biglietti e riempiamo di più gli stadi».
Ecco perché McEnroe sa che, se vuole attirare l’attenzione, bisogna attaccare Serena, l’unica donna presente nella lista di Forbes dei 100 sportivi più ricchi al mondo. Come del resto fece Bobby Riggs nel 1973, nella prima battaglia dei sessi contro la Court e la King, mescolando voglia di pubblicità, soldi e movimento di liberazione della donna. E poi ancora con la sfida tra Connors e la Navratilova nel 1992 fino a Noah che prende in giro la Henin vincendo, vestito da donna, un match nel 2003. Del resto proprio due giovanissime sorelle Williams per attirare l’attenzione dei media proclamarono nel ‘98 di poter battere ogni uomo sopra il n.200, prima di essere ridimensionate sul campo dal tal Karsten Braasch allora n.203. Finendo inconsapevolmente per alimentare quell’invidia che riecheggia ancora nei recenti insulti razzisti di Nastase a Serena. Del resto, si sa, che la lingua batte sempre dove il dente duole.