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 2017  giugno 28 Mercoledì calendario

In morte di Paolo Limiti

Maurizio Porro per il Corriere della Sera
Paolo Limiti, uno dei volti più popolari della nostra tv, un giocoliere della nostalgia, è scomparso ieri mattina a Milano a 77 anni dopo un anno di lotta contro un male incurabile che l’aveva colpito improvvisamente l’estate scorsa ad Alassio, staccando i contatti col mondo colorato dello spettacolo. Il funerale oggi nella chiesa di Santa Maria Goretti alle 14.45.
Limiti è morto assistito da pochi amici, medici, un infermiere, la governante e il cane Biondo: scomparsa l’adorata madre, non avendo un legame fisso né una larga famiglia (a parte due cugini), nel secondo tempo della vita ha visto spegnersi tutti i neon. Circondato dalle sue collezioni di gadget, dvd, dischi, riviste e libri, Limiti era disposto negli ultimi mesi a far pace con la vita, ascoltando canzoni napoletane ed accettando l’inesorabilità con un faticoso tagliando esistenziale. Stava già viaggiando altrove. Nel corso del tempo è andata a trovarlo Justine Mattera, con cui fu sposato per poco come in una di quelle commedie sofisticate che amava, la cantante Giovanna, il giovane assistente Carlo che si è fatto in quattro per aiutarlo. Ieri la sua abitazione è stata assediata da reporter e tv.
La carriera di Paolo, entertainer, canzoniere, paroliere (memorabili testi per Mina, come «Bugiardo e incosciente»), intervistatore, uomo del Rischiatutto con Mike, è stata all’insegna della trasversalità.
Fu consumatore onnivoro di spettacolo in prima persona ma soprattutto un divulgatore, un affabulatore, un medium di memoria collettiva, grande catalogo di curiosità, eccessi e successi, prediligendo, ovunque si annidasse, il nazionalpopolare: era prof. emerito della storia del festival di Sanremo. Amava la musica leggera e colta, adorava le opere liriche (organizzò per tre anni un premio per giovani cantanti che gli sopravviverà coi suoi collaboratori), il musical e le riviste, il cinema maggiorato italiano e quello di Hollywood, dove si recava a far rifornimento di vita vera, kitsch e fiction. Chiamava per nome le dive, la Liz (Taylor), la Gina (Lollobrigida), la Stone, la Pampanini e Whoopi Goldberg, Nilla Pizzi ed Esther Williams, amava i gossip e tutto ciò alla fine formava un’identità sociale e culturale, un ripostiglio, una soffitta di ricordi come le sue trasmissioni vintage ( Ci vediamo in tv ). Aveva condotto special su Monroe, Iglesias, Villa, Battisti, Callas e Osiris, e due storiche serate su Mina, rapporto basilare della vita, lavorando poi per Vanoni e friendly con tutti i cantanti italiani dai 50 a oggi.
Di tutte queste forme artistiche, Limiti fu osservatore e protagonista, attento alla moda e al gusto, precursore dell’ondata vintage, anticipando l’inflazione degli chef con Telemenù : non era un nozionista, le cose le sapeva e le sapeva interpretare con un’arguzia freudiana tutta sua. Amato dal pubblico over 50 (ma non solo) cui fece ritrovare antichi beniamini, motivi mai dimenticati e immagini sperdute nei Cinema Paradiso: eppure negli ultimi anni si sentiva trascurato dalla Rai ma seppe rinnovarsi, pur con un po’ di magone e guardava avanti. La specialità era assaggiar tutto, l’aneddotica, il talento del salotto che gli permise infiniti talk. Aveva un archivio in testa, parole, musica e immagini: scrisse anche un’opera lirica e una Carmen pop. Paroliere di 58 canzoni, cinefilo e cinofilo, scoprì per strada, fulminato dalla somiglianza con Marilyn, l’americana Justine Mattera, la lanciò nei musical. Lei ieri l’ha ringraziato così: «Mi hai dato una carriera, hai creduto in me, mi hai amata. I love you».

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Marco Molendini per Il Messaggero
Paolo Limiti aveva una grande qualità, piuttosto rara: la passione vera. Per questo in tv era diventato l’uomo della memoria, il depositario di storie raccontate con spirito divulgativo, il riscopritore di personaggi perduti nell’oblìo. Il tutto condotto con garbo estremo e con competenza, perché era un vero conoscitore e frequentatore di musica. Ora che se ne è andato, coi suoi capelli perennemente color mogano, il suo sorriso, i suoi 77 anni e una malattia che non perdona che lo aveva aggredito ormai da un anno, quindi, ci sono profonde ragioni per rammaricarsi dell’uso che è stato fatto delle sue conoscenze (per lasciare spazio alla tv delle incompetenze). 
Di ricordare con una certa dose di nostalgia quei pomeriggi Rai rilassati, fatti di racconti, reperti archeologici (qualcuno lo soprannominò «la scatola nera della tv»), filmati pescati con cura dalle teche, ospiti completamente rispolverati dal dimenticatoio, i veterani della canzone, capace anche di fare ascolto e di ritrovare nel business della musica di nuovo un proprio spazio. 
Ma Paolo non è stato solo un personaggio della tv, anche se lo ha fatto per un lungo periodo e con assoluta dedizione. È stato davvero un uomo di musica, autore e amico personale di Mina per la quale aveva scritto il testo in italiano di Bugiardo e incosciente, da una bella canzone firmata dal grande cantautore spagnolo Joan Manuel Serrat, diventata grazie a Limiti un classico del repertorio della Tigre di Cremona. E ha continuato a collaborare e a offrigli pezzi negli anni (in totale per lei ne ha firmati almeno una ventina) fino al 2011 con Questa canzone. 
Non solo Mina, però, perché nel suo carnet figurano altre star italiane, e non solo, con cui ha collaborato: da Ornella Vanoni (per lei scrisse la versione italiana di Imagine: Immagina che) a Jula De Palma (di cui era un ammiratore e con la quale debuttò come paroliere nel 64 con Mille ragazzi fa), a Dionne Warwick, a Peppino di Capri, Loretta Goggi, Mia Martini, Al Bano, Romina Power, Fred Bongusto, Orietta Berti (per la quale ha firmato la sua ultima canzone due anni fa: Dietro un grande amore). 
È vero, però, che Limiti ha cominciato a frequentare le telecamere prestissimo: già a vent’anni firmò la prima edizione dello Zecchino d’oro che, dopo due anni, abbandonò in disaccordo con Cino Tortorella. 
Negli anni Settanta era fra gli autori del Rischiatutto di Mike Bongiorno. Per una stagione, nel 1978, è stato direttore dei programmi di Telemontecarlo, rete televisiva su cui, in qualche modo, ha anticipato la moda dilagante delle telecamere in cucina con Telemenù, condotto da Wilma De Angelis. 
Ma, nel tempo, ha avuto modo di lavorare con altre firme storiche del video come Pippo Baudo, Raffaella Carrà (entrambi ai tempi di Mediaset), Gianfranco Funari. La sua popolarità, però, è arrivata a cavallo fra gli anni Novanta e i Duemila con Dove sono i Pirenei?, E l’Italia racconta, Ci vediamo in tv, segnata anche dall’infausta invenzione, di gusto decisamente trash, della cagnetta Floradora, pupazzo a cui delegava una sorta di decalogo di battute acide. Nella trasmissione Paolo aveva anche assoldato Justin Mattera, soubrette dal look retrò alla Marilyn Monroe (probabilmente una sua idea), che poi sarebbe diventata sua moglie per un paio di anni. E poi, successivamente, ha realizzato una serie di speciali commemorativi dedicati a protagonisti della scena musicale, da Mina a Battisti, Dalida, Wanda Osiris, Julio Iglesias, Maria Callas, Claudio Villa, fino agli ultimi sconfinamenti nell’opera. Il tutto con la solita minuziosa competenza e assoluta passione anche per il dettaglio minimo della memoria. Ruolo che gli è valso anche la citazione in un paio di canzoni: Limiti di Caparezza che canta «sono un fottuto nostalgico ...aiuto, sto diventando come Limiti» e Vorrei cantare come Biagio Antonacci, tormentone di Simone Cristicchi che ironicamente sentenziava «per quanto sia nostalgico non sono stato mai da Paolo Limiti». 


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Alessandra Comazzi per La Stampa
Paolo Limiti se n’andato, portando via con sé la conoscenza enciclopedica del pop autentico, melodramma e canzonette, quiz e cinema di Hollywood dei tempi d’oro: è morto ieri a Milano, dopo una malattia durata un anno. E lui di anni ne aveva 77. A Milano era anche nato, ma aveva trascorso infanzia e adolescenza a Torino, dove si diplomò all’Istituto tecnico Avogadro. 
Del ricordo e della conoscenza, del pettegolezzo e dei retroscena aveva fatto un’arte: sempre in quella televisione gentile, e con l’anima di fil di ferro, alla maniera di Luciano Rispoli. Che infatti lo aveva scoperto, sottraendolo al lavoro di pubblicitario. 
L’ultima sua trasmissione, E state con noi in tv, andò in onda su Rai 1 nel 2012, piena di donne con tacchi troppo a spillo e vestite troppo da sera per essere mezzogiorno: ma Limiti non disdegnava l’eccesso, né il kitsch. Nel programma svettava l’amato pupazzo Floradora, una cagnetta tenera, con la lingua rosa, che si adoperava contro l’abbandono dei cani ma non faceva ridere. Eppure il conduttore le era affezionatissimo e E state con noi in tv aveva il suo fascino d’antan e il suo pubblico: grazie a lui e a quel pozzo di San Patrizio che sono le Teche Rai, fonte di tante trasmissioni estive, prima fra tutte l’eponima Techetecheté, che tanto gli deve e stasera gli dedica la puntata, Rai 1 alle 20.30.
Così Limiti, nel suo spazio quotidiano, portava esperienza, conoscenza e tante canzoni scritte da lui. Portava, anche, i capelli vistosamente tinti, la cortesia un po’ affettata nei confronti degli ospiti, la complicità: «Sei straordinario», e giù una bella risata sorniona. 
In realtà quello straordinario era lui, che scrisse bellissime canzoni per Mina, Bugiardo e incosciente, La voce del silenzio, Sacumdì Sacumdà, Ballata d’autunno, Un’ombra, Eccomi; e che accompagnò Mike Bongiorno nel successo del Rischiatutto, di cui era autore con Ludovico Peregrini, il famoso «Signor No». I due scrivevano le domande del mitico quiz, e sceglievano anche i concorrenti, insieme con Bongiorno. 
Ricorda Peregrini: «La nostra collaborazione diventò amicizia, Limiti era molto simpatico. E si appassionava. Non solo delle materie, tutta la parte di spettacolo del tabellone era sua, ma anche delle persone, dei concorrenti che incontravamo. Fabio Fazio e io lo invitammo alla ripresa del Rischiatutto, ma lui non ce l’aveva più fatta a partecipare, fu una grande tristezza».
E una tv color nostalgia preparava con Ci vediamo in tv, in onda prima su Rai 2 e poi su Rai 1 tra il 1996 e il 2004. Dove si occupava di «archeologia della canzone», lo diceva lui stesso. Ritornavano interpreti che non si vedevano da tanto: Wilma De Angelis, a esempio, che rifaceva Patatina, mentre si raccontava la Mina dei bei giorni, ragazzona vitale e di gran voce, la ragazza che si prendeva la sua «tintarella di luna»; senza paura del passato, Limiti poteva spiegare com’era nata Faccetta nera e Giovanna (quella «denti radi fortuna stretta», un altro recupero) la interpretava. Era un programma garbato e gradevole, giusto per l’ora in cui veniva trasmesso, molto seguito: Limiti conosceva molto bene gli argomenti di cui parlava, e li sapeva raccontare. Attraverso la storia della canzone, su Sanremo era imbattibile, faceva anche un po’ di storia patria. 
Lavorò pure a Telemontecarlo, rete antesignana de La 7, e dal 1979 al 1988 condusse, ancora con Wilma De Angelis, Telemenù», un programma di cucina inventato in tempi non sospetti, quando ancora non era esplosa la mania di preparare i piatti davanti al video. Mara Venier ha pubblicato una sua foto con lui su Instagram, e ha scritto: «Ciao Paolo. Quanto bene ci siamo voluti. Quanto ci mancherai». Era stato sposato con Justine Mattera, sosia di Marilyn Monroe: la somiglianza l’aveva folgorato, Limiti era amico davvero delle dive, la Liz e la Gina, la Sharon e la Whoopy.