Corriere della Sera, 28 giugno 2017
L’Egitto cede ai sauditi le due isole strategiche e rinsalda l’asse anti Iran
Giura di aver obbedito agli insegnamenti della madre, gli ripeteva di restituire quel che non era suo. Eppure per cedere ai sauditi le rocce rosse di Tiran e Sanafir il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha ottenuto in cambio aiuti economici per 25 miliardi di dollari. Non bastano ai parlamentari che hanno protestato per giorni contro l’accordo, non bastano ai manifestanti scesi per strada a urlare slogan contro quella che considerano una svendita, almeno del senso della patria. Perché le due piccole isole stanno all’ingresso del Golfo di Aqaba, chi controlla le acque che le bagnano domina l’accesso al Mar Rosso, un punto di transito strategico. Per tutto il Medio Oriente e per gli israeliani: da lì passa il traffico navale verso il porto di Eilat, per proteggere la libertà di movimento dei mercantili sono andati in guerra almeno un paio di volte, a partire dal 1956 e dalla crisi di Suez quando il leader egiziano Gamal Adbel Nasser ordinò la chiusura dello stretto. Eilat ha anche un valore simbolico: era stato il presidente americano Harry Truman a riconoscere la sovranità dello Stato ebraico su quel tratto di costa che si incunea tra i Paesi arabi.
Adesso il governo di Benjamin Netanyahu sembra aver dato il benestare silenzioso all’operazione con l’Arabia Saudita. La gestione delle isole è dettagliata dagli accordi di Camp David, è dalla stretta di mano del 1979 che gli egiziani garantiscono il passaggio attraverso lo stretto di Tiran. La responsabilità viene affidata ai sauditi che non hanno relazioni diplomatiche con Israele e in modo ufficioso diventano parte dell’intesa di pace firmata trentotto anni fa. Il passaggio di proprietà dei due isolotti indica un passaggio di alleanze: i Paesi sunniti del Golfo si avvicinano all’altra forza nella regione impegnata quanto loro a contrastare l’offensiva degli ayatollah sciiti. È l’asse anti Iran che Donald Trump, il presidente americano, ha cominciato a costruire nel suo viaggio tra Riad e Gerusalemme.
Pur di garantire l’accordo con i sauditi, Al Sisi ha ignorato le decisioni dei giudici che avevano stabilito l’appartenenza all’Egitto dei territori e ha scelto di portare la questione davanti al Parlamento dove ha ottenuto il voto favorevole dei deputati a lui fedeli. L’annuncio della cessione è stato dato alla vigilia di Id al Fitr, quando i musulmani sono impegnati a preparare i festeggiamenti che concludono il mese sacro di Ramadan. «Gli egiziani sentono il pericolo, la vergogna e la sconfitta generati dall’aver dato via le isole – commenta la scrittrice Ahdaf Soueif sul quotidiano americano New York Times –. La vita per noi è sempre stata dura ma la pietra fondante della nostra identità è che l’Egitto ha vissuto in forma riconoscibile per migliaia d’anni. Questa pietra si sta erodendo perché le caratteristiche più importanti della nazione vengono corrotte».