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 2017  giugno 28 Mercoledì calendario

In morte di Letizia Berlinguer

La misura della sua riservatezza si può ricavare da un ricordo dell’autista che la segreteria del Partito comunista italiano impose al marito dal 1969. Violenze fasciste e di estrema sinistra avevano sconsigliato che il dirigente più importante di Botteghe Oscure continuasse a girare sulla Fiat 1.100 color caffellatte guidata da sé. Come autista era stato scelto un uomo della «vigilanza» del Pci, la struttura addetta alla sicurezza, Alberto Menichelli.
La moglie dell’allora vicesegretario del partito, Letizia Laurenti, morta l’altra notte a Roma a 89 anni, andava talmente poche volte sull’auto del marito che perfino l’ombra di Enrico Berlinguer non sapeva molto di lei. Una sera Menichelli raccontò alla sua donna, Roberta: «Oggi è salita in macchina con noi Letizia». Roberta gli domandò se era carina. L’autista: «Io risposi “è carina, sì, è bionda però ha un po’ di pancetta”. Credo che neanche dopo un mese nacque Lauretta, la loro quarta figlia. “Accidenti”, Roberta mi disse, “ma era in stato interessante? Ma così fai la vigilanza?”».
Aiutano a capire uno dei tratti principali della personalità di Letizia Laurenti quelle righe del libro di Menichelli In auto con Berlinguer. Cattolica, madre di quattro figli – Bianca, Maria, Marco, Laura – la moglie del segretario che portò il Pci ad avere il voto di un elettore su tre degli italiani andati alle urne è stata una figura difficile da immaginare in tempi come gli attuali nei quali l’apparire prevale spesso sull’essere. Non era abituata ad accompagnare il marito né ai congressi né ai comizi, non era suo uso concedere interviste. Eppure è stata al fianco di Enrico Berlinguer da quando si sposarono nel 1957 e lei aveva 29 anni, sei meno di lui, fino all’agonia del marito, durata da 7 all’11 giugno 1984 e dovuta all’ictus che lo aveva interrotto mentre parlava a Padova in un comizio. Nei giorni di Padova Letizia Berlinguer interrogò la propria coscienza su quale contatto con la propria religione riservare al compagno ateo della sua vita nel momento più estremo. Prevaricare quelli che potevano esserne i voleri non rientrava nel suo modo di fare.
Figlia di un letterato, Gioacchino, del quale il Senato si era servito per l’organizzazione di biblioteca e ufficio stampa, la moglie di Berlinguer apparteneva alla famiglia di una borghesia romana non sopra le righe. «Al padre, liberale, chiedevano aiuto per scrivere discorsi sindaci di Roma come il democristiano Rebecchini», racconta Mario Stirpe, cugino di Letizia e celebre oculista. Un altro caso di vicinanza a eventi pubblici e posizione defilata, il padre.
Letizia Laurenti uscì una volta dal percorso costante della sua discrezione. Fu nel 1991. L’ex dirigente del Pci Emanuele Macaluso aveva rivelato a Giovanni Fasanella di Panorama la tesi di Berlinguer su un incidente di auto nel quale nel 1973 il segretario aveva rischiato la vita nella Bulgaria filosovietica: si trattò di un attentato. Le reazioni all’intervista furono incredule. Letizia Laurenti e famiglia invece confermarono: la confidenza riferita da Macaluso era stata fatta anche a loro. Sabato, di questa donna vicina ma assente dalle prime file, i funerali. A San Bellarmino, parrocchia romana.