Corriere della Sera, 27 giugno 2017
«Io e Rossi due artisti delle moto. Vale è inimitabile però lo critico». Intervista a Luca Cadalora
ASSEN Ufficialmente è un «rider performance analyst»; tutti lo chiamano coach; lui si sente un consulente artistico. Luca Cadalora, 54 anni, 3 volte iridato (in 125 nel 1986, in 250 nel 1991 e 92), è dalla stagione scorsa l’angelo custode tecnico di Valentino Rossi. Il campione lo ha più volte ringraziato pubblicamente per l’aiuto, Cadalora esalta il suo protetto così: «Straordinario e inimitabile. L’avete visto domenica? Quando lo vedo penso: meno male che non l’ho mai avuto come avversario…».
Com’è nata la vostra strana coppia?
«Un giorno del 2015 vado a Misano con Vale e i ragazzi dell’Academy, giriamo in pista insieme e lui me la butta lì: facciamo come Becker con Djokovic? Ho detto sì. Poi Becker e Djokovic si son lasciati, noi siamo rimasti».
Lei però sembra più Mogol con Battisti…
«Beh, anche noi siamo due artisti e il mio non è un lavoro scientifico. Diciamo che io sono l’anello di congiunzione fra il motociclismo romantico e quello moderno: a ogni sessione parto sullo scooter, mi fermo a bordo pista, osservo, torno al box e parlo con Vale».
Di che cosa?
«Linee e interpretazioni di guida. Riporto sensazioni che confrontiamo con i dati. I numeri non sono tutto: certi dettagli vanno “sentiti”. Lo sapevo già quando correvo».
In che senso?
«Facevo l’artista, appunto. Tutto feeling, un animale. E, al contrario di Vale, non mi allenavo mai fisicamente. Solo di testa».
Come?
«Col biliardo. Lì devi ragionare, è una palestra mentale perfetta».
Il segreto dell’eternità di Rossi è il biliardo?
«No no! Lui di testa è già a posto da solo».
E qual è la sua diversità?
«In pista e al box sa sempre che fare, quando e perché. Una cosa fuori dal normale».
Ma come si fa a vincere ancora a 38 anni?
«Con la passione: correre è la cosa che più gli piace. E poi è umile, ama ancora imparare, è sempre in evoluzione: la curiosità lo mantiene giovane».
A lei quanto sarebbe piaciuto un coach?
«Tanto, ma è rimasto un sogno irrealizzato. Peccato, una voce critica è fondamentale. A una condizione però…».
Quale?
«Serve totale sintonia. Ai piloti non piace essere criticati, bisogna sapere trovare tempi e modi giusti. Tra me e Vale l’intesa è nata in modo naturale».
Anche grazie a molte risate e scherzi, vero?
«Verissimo. Questo cappello con la scritta “coach” me lo ha regalato lui. E quando vuole prendermi in giro mi dice che mi ha tirato fuori dall’armadio come un vestito vecchio che non si metteva più…».
Questo Rossi può vincere il decimo Mondiale?
«L’equilibrio è pazzesco, ma la sua magia potrà fare la differenza».
Quella e l’analyst…
«No, io provo solo a farlo sentire a suo agio, ma il grosso del lavoro lo fa tutto Vale».
Alessandro Pasini