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 2017  giugno 27 Martedì calendario

Bando anti islamici, primo sì dei giudici Usa

WASHINGTON Riecco il «muslim ban»: è una rivincita per Donald Trump. La Corte Suprema riammette l’ordine esecutivo del presidente che vieta l’ingresso negli Stati Uniti ai viaggiatori provenienti da sei Paesi a prevalenza musulmana: Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.
Il provvedimento tornerà in vigore giovedì 29 giugno e durerà 90 giorni. Bloccati anche gli arrivi di tutti i profughi per 120 giorni e a tempo indeterminato per i rifugiati siriani. Trump ha reagito in tempo reale con una dichiarazione scritta: «È una chiara vittoria per la nostra sicurezza nazionale. Come presidente non posso permettere che entrino nel nostro Paese persone che ci vogliono fare del male. Io voglio gente che ama gli Stati Uniti e tutti i suoi cittadini e che viene per lavorare duramente e in modo produttivo».
Con una formula un po’ contorta la Corte Suprema prevede alcune eccezioni: potranno entrare tutti coloro «che hanno una relazione con una persona o un’entità degli Usa». Dovrebbe essere scontato, quindi, il via libera ai cittadini che hanno un contratto di lavoro o che studiano in America. Accettati anche i parenti. Tuttavia la formula della Corte Suprema lascia qualche margine di interpretazione alle autorità di frontiera. Il timore, adesso, è che si ripetano le scene di caos viste dopo la firma della prima versione del bando, il 27 gennaio, negli aeroporti di primo sbarco, come il Jfk di New York.
Questo per altro, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato l’unico punto di discussione tra i nove alti magistrati di Washington. L’ultimo arrivato, Neil Gorsuch, appena nominato da Trump, e altri due giudici di orientamento conservatore hanno spinto per ripristinare la versione originale del bando: confini chiusi per tutti i cittadini degli Stati sulla lista nera. Senza eccezioni. Il segretario per la sicurezza nazionale Tom Kelly ha fatto sapere che «verranno date chiare e sufficienti informazioni, in coordinamento con le compagnie aeree». Vedremo.
Ma lo scontro giuridico-politico è destinato a continuare. Sia la prima versione del bando, quella del 27 gennaio, sia la seconda, firmata il 6 marzo da Trump, sono state annullate da diversi tribunali con decisioni d’urgenza.
Nell’ultimo mese sono arrivate anche due sentenze importanti. Il 25 maggio la Corte d’Appello del quarto distretto di Richmond, in Virginia, ha stabilito che il «muslim ban» viola il primo emendamento della Costituzione che garantisce parità di diritti ai fedeli di ogni confessione religiosa. Il 12 giugno, invece, la Corte d’Appello di San Francisco ha concluso che il provvedimento di Trump «eccede» i poteri costituzionali assegnati al presidente.
La Corte Suprema ha annunciato ieri che esaminerà le due sentenze a ottobre, «ascoltando tutte le parti in causa». Ma a quel punto il provvedimento avrà già esaurito i suoi effetti nella parte che riguarda i viaggiatori e sarà prossimo a scadenza nella sezione sui rifugiati.