la Repubblica, 25 giugno 2017
«Tra Milano Torino e Genova la più pericolosa rete di convertiti». Intervista a Lorenzo Vidino
ROMA L’arresto di Lara Bombonati non è una sorpresa per Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull’estremismo alla George Washington University e coordinatore della Commissione di studio sulla radicalizzazione di Palazzo Chigi: «Fa parte di un gruppetto di convertiti attivi nel triangolo Milano-Torino-Genova, monitorati da un po’».
In contatto tra loro?
«Sì, c’è da sempre una piccola rete di italiani legati al jihadismo, in contatto tra loro e con soggetti sociologicamente italiani. È uno scenario artigianale, con le stesse dinamiche di altri paesi ma su scala ridotta».
Da dove viene questo mondo?
«Ricordate il caso di Barbara Aisha Farina, l’ex moglie dell’-I-mam di Carmagnola? Creò molti anni fa un blog in cui confluirono i pochi italiani convertiti. Da lì nacque l’operazione Niriya: portò a diversi arresti ma la rete era molto più ampia, comprendeva decine di soggetti per i quali non emersero comportamenti penalmente rilevanti. Da allora la rete si è ampliata. C’è chi rimane jihadista da tastiera e chi parte per la Siria; chi ci prova e chi ci riesce».
Quanti sono?
«Qualche decina quelli più radicalizzati, molti di più quelli che bazzicano quel mondo».
E non si interviene?
«Nove volte su dieci le persone che trascorrono dieci ore al giorno a parlare di jihadismo, interagendo con chi ha la stessa mentalità, si fermano lì. E poi magari a partire per la Siria è quello che partecipava a tempo perso».Chi li manovra? Chi li istruisce? Ci sono leader?
«È un mondo virtuale e orizzontale, e anche se c’è chi emerge per carisma e leadership non esiste una figura come Choudary in Inghilterra. È un mondo di nicchia, poco sofisticato. Chi si radicalizza spesso non trova in Italia una comunità di riferimento».
E come diventa estremista?
«Per le donne, spesso il contatto è il marito. Per questo le mobilitate sono un numero relativamente alto. Gli uomini cercano disperatamente all’estero il legame per il livello successivo».
In Italia non esiste?
«Sì, esiste ma è difficile da trovare. Molti partono alla carlona come Delnevo, che passò tre mesi al confine turco siriano e nessuno se lo filava. C’è chi prova a passare dal territorio curdo, idea tutt’altro che geniale: i peshmerga ti intercettano subito».
Cosa cercano?
«La teoria secondo cui l’Isis attrae perché è l’ideologia più forte in questo momento non è sbagliata. Negli anni 70 probabilmente sarebbero diventati Br o Nar».