Corriere della Sera, 25 giugno 2017
Il direttore generale è soddisfatto: così l’azienda guadagna in pubblicità
ROMA Al settimo piano di viale Mazzini, nei corridoi che uniscono gli uffici della presidente Monica Maggioni e del direttore generale Mario Orfeo e dove si affacciano quelli dei consiglieri di amministrazione, il dossier Fazio è noto: tra marzo e aprile, nelle ore bollenti delle polemiche sul tetto di 240 mila euro annui, il conduttore di «Che tempo che fa» ha avuto proposte consistenti per lasciare la Rai. Si parla di un’offerta informale di Mediaset per il trasloco dell’intera macchina produttiva all’ombra del Biscione con un compenso superiore a quello poi siglato con la Rai. Si sarebbe fatta avanti anche Sky. Così come non sarebbero state chiacchiere gli interessamenti di Discovery (e della stessa Sky) per Alberto Angela e di nuovo di Mediaset per Carlo Conti (Dagospia a febbraio svelò un progetto per riportare il Festivalbar su Canale 5 con Conti).
Tutti effetti del tetto introdotto dall’articolo 9 della legge 198 del 26 ottobre 2016. Se non ci fosse stato il parere dell’Avvocatura dello Stato che ha aperto la strada alle deroghe per i «divi» (e trasmesso al consiglio di amministrazione Rai dal sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli) la Rai, dicono negli uffici della direzione generale, avrebbe registrato un esodo perdendo conseguenti, importantissimi contratti pubblicitari in un anno non proprio di vacche grasse nel settore.
Per questa ragione il direttore generale Mario Orfeo, che segue gli attacchi politici al contratto a Fazio da 2,2 milioni di euro annui per quattro anni (più le voci legate alla produzione e al resto del cast del programma), dice comunque di essere «tranquillo e molto soddisfatto»: ritiene che la firma del contratto con Fazio rappresenti un consolidamento della leadership della Rai, soprattutto visto il passaggio della macchina di «Che tempo che fa» dalla prima serata domenicale di Raitre a quella molto strategica di Raiuno.
Orfeo ha diretto il Mattino, il Tg2, Il Messaggero e il Tg1, quindi non sottovaluta le contestazioni dei partiti. Ma ora, da capo azienda di viale Mazzini, ripete che con la conferma di Fazio alla Rai, per di più su Raiuno, la tv pubblica può rilanciare l’offerta all’insegna dell’innovazione (il contenitore di Fazio modificherà il proprio passo, vista la collocazione sulla rete ammiraglia caratterizzata da un pubblico più popolare rispetto a Raitre).
Il nuovo direttore generale, parlando con i suoi collaboratori nelle ore della stesura definitiva dei palinsesti destinati alla presentazione mercoledì 28 a Milano, ha ripetuto che Carlo Conti, Alberto Angela, Fabio Fazio sono «pezzi pregiati» dell’offerta Rai, cresciuti professionalmente nell’azienda e capaci di proporre un prodotto strettamente connesso alla missione di servizio pubblico. Un loro addio sarebbe stato un «grande impoverimento dell’offerta Rai», in termine di contenuti, di immagine e di ricavi pubblicitari. Il budget dei palinsesti 2017-2018, fanno sapere alla direzione generale, non è stato sforato rispetto alle previsioni: segno che ci sono stati altri tagli e risparmi.
In quanto a Massimo Giletti, e alle polemiche sulla cancellazione de «L’Arena», la risposta dei vertici Rai è nota da venerdì: al conduttore sono state offerte dodici grandi serate su Raiuno e «Domenica in» tornerà alla sua vocazione editoriale di grande intrattenimento. Fin qui la posizione di Orfeo. Ma fino a mercoledì è facilmente prevedibile che il barometro Rai dovrà registrare altre perturbazioni politiche.