Corriere della Sera, 24 giugno 2017
Giovanni Testori: un’eredità difficile tutta da scoprire
Quando nel 1993 Giovanni Testori morì, non aveva sostanzialmente beni immobili. Il palazzo di Novate, oggi noto come Casa Testori, era già stato venduto alla famiglia per compensare il crac finanziario che aveva costretto il drammaturgo, anni prima, a lasciare Milano. Restavano i diritti letterari e teatrali, oltre ai quadri successivi al rogo del 1949 che in un impeto autodistruttivo lo stesso autore aveva appiccato. Fu l’eredità che Testori lasciò al suo compagno, il gallerista francese Alain Toubas. Ora quella stessa eredità, che comprende l’intero corpus testoriano – come i Segreti di Milano, l’ Erodiade, In Exitu, L’Arialda, scandalosa per l’esplicita trattazione di temi legati all’omosessualità, e le opere post-shakespeariane della Trilogia degli Scarrozzanti – è tornata sotto la gestione dell’Associazione Giovanni Testori.
Toubas, che in passato aveva ceduto alcuni pezzi della preziosa eredità senza mai toccare però i diritti d’autore, ha ceduto il 50% definitivamente e il restante 50% in «nuda proprietà», rimanendo dunque titolare di metà della rendita delle pubblicazioni e delle rappresentazioni teatrali. Non parliamo di grandi cifre, nella realtà: Testori, nonostante un giustificato confronto con Pier Paolo Pasolini – entrambi gay, sofferti, impegnati politicamente e firme del «Corriere della Sera» – non ha mai goduto della stessa fortuna letteraria. Anzi, per certi versi, il «Pasolini di Novate» può considerarsi un autore sottovalutato. Per Testori l’omologazione a intellettuale di destra prima e di Cl dopo furono quasi un limite. È merito di Giovanni Agosti, che ora con il presidente dell’Associazione Giuseppe Frangi si occuperà del rilancio delle opere, aver affrancato Testori da quel perimetro ciellino che ha avuto un ruolo importante nella vita del drammaturgo, ma che come autore gli stava stretto, lasciando troppo sfumato, in secondo piano, il suo valore letterario universale.
Le opere di Testori sono state pubblicate da diverse case editrici, tra cui Bompiani, Rizzoli e Feltrinelli, e il primo obiettivo dell’associazione ora è colmare i buchi nelle librerie. I Tre lai, opera postuma del 1994, sono esauriti da anni. La stessa Trilogia degli Scarrozzanti, edita prima da Rizzoli e poi presente nell’Opera omnia in tre volumi di Bompiani, può considerarsi introvabile. Certamente a Testori mancò la fama che Pasolini ebbe con il cinema e anche con la sinistra italiana (il fatto che a uno dei suoi racconti, Il ponte della Ghisolfa, fosse ispirato Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti con Alain Delon, accese sull’autore una luce che però in pochi ricordano oggi). Forse anche lo stesso innovativo linguaggio che percorre tutta la sua opera, fatto di dialetti lombardi affiancati a francesismi e anglicismi, non lo ha aiutato. Ma è indubbio che la sua opera sia una scoperta anche per chi non ha una matrice culturale lombarda, non fosse altro che per quel crudo racconto testimonianza, a tratti quasi in odore di razzismo, dell’immigrazione meridionale nella Milano del dopoguerra.
L’acquisto dei diritti con la possibilità di una trattazione più attenta in difesa dell’autore è stata resa possibile da un lascito ereditario che vale la pena di essere raccontato, quello di Renato Giuliani, imprenditore morto a 96 anni nel 2016. Fu Giuliani a decidere di finanziare l’Associazione, conoscendone l’ambizione. Un’eredità che ha salvato un’altra eredità.