la Repubblica, 26 giugno 2017
A lezione con i Macron-boys. «Umiltà e niente personalismi»
PARIGI «Non scriva anche lei che sembriamo boy-scout in trasferta», scherza Bruno Bonell. «Benvenuto nel mondo degli spiriti liberi al servizio della Francia», ride il 34enne Joachim Son-Forget, radiologo di grido, clavicembalista, cintura nera di karate e ora – «non so nemmeno io com’è successo» – deputato. Giovane, sicuro di sé e spensierato come una classe al primo giorno di scuola, l’esercito degli alieni macroniani sciama allegro nel cortile dell’Assemblea Nazionale. La République en Marche (Lrem) – dopo aver rottamato nelle urne i partiti transalpini – è pronta a prendere il timone del paese. «Faremo presto e bene», promette la 29enne matricola Jean Marc Zulesi. Cominciando da qui: 48 ore di full-immersion all’hotel Lassay dove i 308 neoletti di Lrem stanno seguendo un corso accelerato sull’Abc della politica. Tema ufficiale: “Coesione, informazione e formazione”, recita l’invito arrivato via mail. Tema reale: chi siamo, come diavolo abbiamo fatto ad arrivare qui e – soprattutto – cosa facciamo ora.
«Siamo trasversali, giovani, abbiamo ricomposto l’offerta politica portando la società civile a Palazzo Borbone», rassicura tutti dal palco il premier Edouard Philippe. «C’è energia e voglia di fare», garantisce Chaterine Kamowski, professoressa d’inglese catapultata qui dopo tre mesi di militanza. Per ora, visti i tempi stretti, bisogna accontentarsi. «Un’anima comune la troveremo lavorando in aula», dice Chaterine. L’agenda – da qui è evidente – la detta oggi il Presidente. E compito dei Macron-Boys è tener pigiato l’acceleratore. «Dobbiamo dare risposte immediate a chi ci ha eletto», ripete a tutti Jean Charles Coda-Loy, 38enne fondatore di H3C Energie. In calendario ci sono riforma del lavoro, codice anti- terrorismo, norme sui migranti. Più che marciare, l’ordine è correre. «Oggi è il giorno di essere pratici e capire come funziona il lavoro in aula», taglia corto Zulesi. Rapidità, efficacia e team-building. Il format del seminario – molto macroniano – è da convention aziendale: power point, rapide informative sui meccanismi della macchina di Governo. E un’infarinatura del bon ton parlamentare dell’era En marche: «Umiltà e rapporti costruttivi con l’opposizione», predica Jean Paul Delevoye, l’uomo che ha selezionato i candidati tra i 14mila curriculum ricevuti da Lrem.
«I pecoroni dell’Eliseo si sono riuniti in conclave per imparare a dire signorsì», rosicano gli avversari sui social. E il primo voto collettivo – l’elezione all’unanimità alla guida del gruppo di Richard Ferrand – dimissionario dal governo per un’inchiesta sui conflitti d’interessi – porta acqua al loro mulino. Gli interessati si indignano. «Qui nessuno ha la museruola», giura Zulesi. «Ognuno è libero di esprimersi. Si discute ma l’importante, ci hanno spiegato, è la fedeltà al gruppo. La gente è stanca di maggioranze ingessate da veti e personalismi», dice Emil Chalas, ex-funzionaria comunale nel Rodano Alpi. «Dialettica sì, fronda no!», è l’ordine secco di Delevoye che avrà il compito improbo di tenere assieme il partito quando la luna di miele post-elettorale sarà finita.
La novità, per ora, fa premio. «Come essere diversamente deputati – è il titolo di una sessione –; non bastano volti nuovi, servono pratiche nuove». Ci sono da formare le commissioni e nominare i questori? I 308 di Lrem sono stati invitati a spedire una mail a Delevoye indicando le tre preferite e spiegando in 500 parole il perché. Poi sceglie lui. «Poca democrazia interna? Ma va là!», ride Bonell, ex ministro, ad di Robopolis e conduttore di The apprentice, il talent per manager presentato in America da Donald Trump. «Avere criteri chiari per creare una squadra coesa è un modo per evitarci i problemi di dissenso interno che ha avuto Renzi in Italia», giura Zulesi.
Si vedrà se basta. Di sicuro oggi il clima è di festa. Prima la foto sullo scalone del Parlamento delle deputate. Poi quella di gruppo. E sono solo grandi sorrisi. «Occhio, ci sarà da sgobbare e faremo poche vacanze – frena i facili entusiasmi Philippe, che alla volubilità della politica è più abituato dei compagni di viaggio –. Verranno giorni in cui il vento soffierà forte!». Soffia forte anche oggi al seminario dei Macron-boys. Per ora, però, in poppa.