Affari&Finanza, 26 giugno 2017
Bolidi elettrici e pit stop in centro: il business Formula E
Monoposto che sfrecciano a 200 chilometri orari senza però fare rumore. Chi ama la poesia del motore rombante probabilmente resterà deluso, ma la Formula del futuro si chiama “E": una sigla che sta per competizione tra auto da corsa elettriche, un vero laboratorio per la mobilità a basse emissioni. Il campionato, immaginato dalla Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile) nel 2012 è stato inaugurato a Pechino nel 2014 ed è in continua espansione. Nella scorsa stagione sono state 11 le gare in tutto il mondo. Come tutto quello che riguarda la competizioni motoristiche, è diventato rapidament un business milionario, tanto che sempre più città vogliono conquistarsi un posto nel calendario dell’Eprix. ltima arrivata nel “circus” è Roma, che ha battuto sul filo di lana Torino, che fino all’ultimo ha provato a strappargli il posto. All’Eur, il quartiere dall’architettura razionalista a sud della Capitale, il gran premio si correrà il 14 aprile 2018, prima di quelli di Parigi (ormai alla quarta edizione), Berlino, New York, Montreal e dopo quelli di Hong Kong, Marrakech, Santiago del Cile, Città del Messico e San Paolo.
Non servono autodromi, ma si sfreccia dentro le città con percorsi spesso spettacolari: le monoposto schizzano veloci nelle strade di Brooklyn, accarezzano l’Hôtel national des Invalides nella capitale francese, sfilano sul lungomare di Hong Kong e fanno il pit stop al Palazzo dei Congressi a Roma. Ovunque si gareggia senza inquinare. E ovunque il giro d’affari anno dopo anno è in crescita così come sponsor e spettatori.
“Roma è sempre stato uno dei nostri grandi obiettivi, la sua bellezza è unica e siamo molto contenti che l’Eprix si correrà qui”, parola di Alejandro Agag, amministratore delegato della Formula “E”, che per l’organizzazione della gara di Roma spenderà 10 milioni di euro. La partnership è non a caso con l’Enel, che si impegna a implementare il piano per le colonnine elettriche, ma che già nel 2016 ha messo a punto una mini-grid (piccole reti isolate che distribuiscono energia elettrica) per monitorare i consumi dei team e ottimizzare gli sprechi per non pesare (o farlo sempre meno) sulle reti energetiche delle città ospitanti. Oltre 15mila posti a pagamento con biglietti che andranno dai 20 ai 40 euro, ma ci saranno migliaia di posti gratuiti nei parchi a ridosso del percorso, fino a un totale – si calcola – di 40mila spettatori. I prezzi sono economici se comparati con quelli di New York che vanno da 75 a 150 dollari.
L’obiettivo è quello di creare un business a ritmi crescenti arrivando a un giro d’affari complessivo di 60 milioni totali nei primi tre anni (la somma degli anni 2018, ’19 e ’20). Un bel business per Roma, ma soprattutto per l’Eur. “Vogliamo promuovere a livello internazionale il nostro patrimonio, in particolare il Roma Convention Center La Nuvola”, spiega Roberto Diacetti, presidente di Eur Spa, la società controllata dal Tesoro. “Vogliamo affermare il “brand Eur” come distretto del business, del congressuale e del leisure. Attireremo molti sponsor importanti che verranno qui per vedere la gara: questo per noi oltre che un evento sportivo è un’occasione di promozione “.
Molti brand famosi come Microsoft, Virgin, Samsung, Rolex hanno associato il loro nome all’evento che sostiene e promuove la mobilità sostenibile. E adesso anche Roma punta a coinvolgere sponsor di livello per il gran premio da 2,8 chilometri e 19 curve. “Il vantaggio di sviluppare una brand strategy a livello globale, associando Roma e l’Eur ai valori positivi della Formula “E”, sostenibilità, innovazione, entertainment e tecnologia, è nata un anno fa all’ePRIX di Londra parlando nel paddock con Alejandro Agag, dal quale compresi la potenzialità di un’esposizione mediatica da oltre 190 milioni di spettatori nel mondo. Un’opportunità irrinunciabile, per un evento ed un luogo che hanno a ben vedere lo stesso dna: essere entrambi orientati al futuro. Se la Formula “E” è forse lo sport che più di ogni altro guarda al futuro, l’Eur allo stesso modo vuole posizionarsi e rappresentare per Roma il business district capace di attrarre investimenti ed eventi di livello internazionale”.
Gran business Formula E: il gran premio che piace, come confermano i dati. Dieci team e 11 sponsor nell’Eprix di Londra del 2015, per esempio, costato all’organizzazione 13,4 milioni di euro. Hanno visto la competizione più di 55mila spettatori, 80% inglesi e 20 di altri paesi. E hanno speso più di 2 milioni di euro. Un giro d’affari di 47,5 milioni di euro e un valore pubblicitario lordo che sfiora i 70 milioni. Anche Parigi, curva dopo curva, sta arrivando ai livelli di Londra: un investimento di 11,14 milioni e un business complessivo di 30 milioni di euro. Gli spettatori, che nel 2015 sono stati 20mila, nel 2016 hanno superato i 45mila e hanno speso tra viaggio, spostamenti, hotel, ristoranti oltre 2 milioni di euro. Oltreoceano gli affari non vanno peggio: sul circuito di Città del Messico da 33mila spettatori del 2015 si è passati a 36mila nel 2016, i quali sono arrivati a spendere oltre 3 milioni di euro, mentre 8 milioni sono stati investiti per l’allestimento generale dal rifacimento dell’asfalto alla realizzazione dei box.
Poco da invidiare alla Formula Uno: gimcane, lunghi rettilinei, sprint, ma nella “E” oltre alla velocità serve la tattica perché i piloti, alcuni sono figli d’arte come Nelson Piquet Jr. e Nicolas Prost, devono saper dosare le energie della batteria per non sprecare tutta la carica e riuscire a tagliare il traguardo. La velocità c’è, le monoposto scattano da 0 a 100 in 3 secondi e raggiungono i 240 chilometri orari. La corsa avviene in un solo giorno, sempre il sabato: la mattina le prove, il pomeriggio la gara. La competizione dura un’ora ma a metà corsa i piloti sono costretti a cambiare la macchina per via delle batterie che ancora non reggono il giro completo ma è previsto per il 2018 l’arrivo di un nuovo generatore che permetterà di correre tutta la gara con una sola vettura.
La Formula E, fin dagli esordi, è stata il terreno di prova della tecnologia di ricarica wireless promossa da Qualcomm, che viene normalmente utilizzata per le BMW i8 e i3, rispettivamente Safety Car e Medical Car. Un terreno di sperimentazione importante tanto che i francesi della Renault hanno già fatto dei test su veicoli che non superano i 100 chilometri orari. In più la Formula E è social: il gran premio si connette con il tifo dei fan grazie al “FanBoost” dove gli appassionati possono votare via Internet il loro pilota preferito e ai primi tre classificati viene concessa la possibilità di superare in gara il limite dei 150 kilowatt di potenza, arrivando così a usarne fino a 180 per un massimo di cinque secondi per ciascuna vettura.
E così, nel 2018 l’esperienza della Gran premio elettrico arriva a Roma. “Per portarlo nella capitale – conclude Diacetti – c’è stato un gran gioco di squadra con il Comune di Roma, con il ministero dello Sport e con l’Aci: quando si fa squadra, gli obiettivi si raggiungono “. Per il presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani “è un sogno che proietta Roma nel ristretto gruppo delle grandi capitali mondiali che ospitano gran premi di Formula Elettrica. Si tratta di un segnale importante per educare anche il mondo del motorsport alla cultura del rispetto dell’ambiente, dimostrando a tutti che è possibile correre ad emissioni zero”.