La Stampa, 26 giugno 2017
Lo sfogo dei soci: «Perdiamo quasi mille sportelli. Per il Nord Est è una sconfitta»
L’altra faccia della medaglia. Sono gli esclusi dai benefici del decreto al fotofinish del governo. Un esercito di azionisti e titolari di obbligazioni subordinate che sentono di essere rimasti con un pugno di mosche. «Cedere per un euro gli asset redditizi prefigura un aiuto di Stato, ma non alle banche venete, bensì a Intesa Sanpaolo, che in un sol colpo ha eliminato due competitor radicati in un territorio molto produttivo acquisendo quasi mille sportelli e la totale egemonia nel Nordest». È il commento di Barbara Puschiasis, presidente di Federconsumatori Fvg – che nella vicenda patrocina la posizione di 16 mila utenti -, che ha chiamato alla mobilitazione popolare.
«Le istituzioni in questo difficile momento non sono state vicine ai cittadini – ha aggiunto -. Intesa ha dettato le proprie condizioni liberandosi degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati e quindi di eventuali contenziosi. Questo spacchettamento renderà di fatto impossibile i rimborsi. Bisogna allora salvaguardare il diritto a essere risarciti».
Sulla stessa lunghezza d’onda Renato Bertelle, presidente dell’associazione nazionale degli azionisti di Popolare di Vicenza. «Nel dare enfasi ai grandi numeri del salvataggio, si sta perdendo di vista il fatto che ci sono decine di migliaia di persone che hanno perso tutto – ha ammonito -. Bisogna ricordare che dei 94 mila azionisti di Vicenza solo 66.770 hanno accettato la proposta indecorosa di 9 euro a fronte dei 62,5 euro di ultimo valore. Gli altri, che non potevano permettersi un simile rovescio economico, pari all’85,6% del capitale, e che attendevano giustizia, non vedranno un euro». Bertelle invita poi a riflettere «su un caso emblematico che fa da paradigma: una coppia di anziani, con due figli di 39 e 28 anni, entrambi invalidi al 100%. Avevano risparmiato per una vita per lasciare loro una qualche garanzia per quando non potranno più accudirli personalmente e non ci saranno più: 250 mila euro. Spariti nel nulla. È questa la vera essenza tragica del dissesto».
Per questo motivo, venerdì a Vicenza ci sarà una protesta di piazza organizzata da “Noi che credevamo nella “BpVi” e dal “Coordinamento associazioni banche popolari venete don Enrico Torta”: «Sarà un evento – hanno spiegato i promotori – a difesa della legalità e per impedire che lo Stato continui a umiliarci e derubarci. Ma è nostra intenzione difendere i diritti dei cittadini e dei risparmiatori dall’arroganza della grande finanza e bloccare il colpo di Stato operato dal governo per favorire gli amici banchieri e per scaricare il debito pubblico sulle spalle degli italiani, specialmente del ceto medio».
Se Giovanni Schiavon, ex presidente del Tribunale di Treviso, già alla guida della prima associazione di piccoli azionisti di Veneto Banca, è certo che il carico al quale saranno ora sottoposti gli uffici giudiziari non potrà essere retto e ci saranno valanghe di prescrizioni, dal municipio vicentino arriva i una pressante richiesta di garanzie per il sostegno al territorio: «La liquidazione ha arrestato la possibilità di una tragedia nella tragedia – ha ricordato il sindaco Achille Variati -, ma ora la mia grande preoccupazione è che non si perda il valore della territorialità: abbiamo bisogno di essere rassicurati, già nelle prossime ore, che in questa operazione si mantenga una banca di prossimità, vicina con rigore al sistema delle imprese e ai cittadini, in una delle aree più produttive del Paese».