Il Messaggero, 26 giugno 2017
Siccità, un’emergenza che va affrontata nel lungo periodo
A San Paolo l’allarme acqua è dipinto sui muri. I graffiti disegnano plasticamente e profeticamente quel che accade nella più grande e popolosa metropoli dell’emisfero australe. Ai suoi 20 milioni di abitanti restano due mesi di autonomia. E da noi? Nel Lazio, il 2017 è l’anno con minore precipitazioni dal 2009. Al Nord la disponibilità è praticamente dimezzata rispetto al 2016 con apice in Emilia Romagna, dove si segnala un meno 5 milioni di metri cubi (a maggio 2016 erano oltre 18 milioni). Ma crescono, in Lombardia e Veneto, le preoccupazioni per il lago di Garda, oggi al 49,6% del riempimento, mentre gli invasi montani trattengono acqua pari a circa il 20% della capacità e la Maremma è in emergenza idrica per la scarsità di precipitazioni, -50% rispetto all’anno scorso. Infine al Sud Basilicata, Calabria e Campania sono le regioni a soffrire la maggiore sete con disponibilità idriche poco al di sopra del 30% (rispetto al 2010). Sono a rischio i raccolti, il bestiame, ma anche la nostra vita quotidiana.
Il tema dell’acqua un diritto umano da prendere maledettamente sul serio accompagnerà dunque i nostri anni a venire. Dobbiamo però se non vogliamo farci governare dalla paura e affidare solo alla ricerca scientifica ragionevoli speranze far crescere in tutti noi una consapevolezza urgente dei rischi e delle difficoltà che incontriamo e sopratutto generare un cambio di comportamenti. Sappiamo ad esempio che alla fine del XX secolo, a livello mondiale, l’agricoltura consumava mediamente il 70% di tutti i prelevamenti idrici e la Fao calcola ora che entro il 2030 le estrazioni idriche mondiali per l’irrigazione aumenteranno di circa il 14%, certo un tasso di crescita molto più basso di quello registrato negli anni 90 e che tuttavia non autorizza ad abbassare la guardia.
Il miglioramento nella gestione dell’acqua nell’agricoltura irrigua, e non, avrà un ruolo chiave nella lotta contro la crisi promuovendo il maggior quantitativo possibile di raccolto per volume d’acqua more crop for the drop (più raccolto per acqua impiegata). Ma a tutto ciò dobbiamo unire il combinato disposto dei cambiamenti climatici capaci di calamità che sorprendono sempre di più anche la vita delle città e chiamano in causa problemi e profili di responsabilità, di gestione e di governo. Il nostro sguardo sull’ oro blu infine deve saper abbracciare, all’insegna della sostenibilità e dell’economia circolare, quindi del suo riuso, una nuova complessità: il nesso tra energia, la stessa acqua, cibo e ambiente.
Appena due anni fa Romano Prodi fu protagonista di una proposta di agenzia mondiale per l’acqua, gemella di Fao per il cibo. Un sogno motivato dalle strutture agronomiche della pianura padana, polo mondiale delle macchine per l’irrigazione, e dalla importante competenza italiana nell’uso delle falde sotterranee e dei pozzi. Noi già ospitiamo, a Perugia, un’importante antenna della ricerca Unesco sull’acqua, quel World Water Assessment Programme (Wwap) co-protagonista appena due settimane fa, a Roma, con la struttura di missione del Governo #ItaliaSicura, della presentazione di #WaterManifesto: una giornata di lavoro dedicata alle scienze dell’acqua, ma anche alla necessità di un coinvolgimento dei cittadini per la consapevolezza e sostenibilità ambientale e la comunicazione in tema di acqua.
L’Italia, soprattutto all’indomani di Expo, ha tutte le carte in regola per giocare anche con più coraggio ed orgoglio la partita di un protagonismo sull’acqua. Noi lo facciamo a Milano il 27 e 28 di settembre nell’ambito dell’iniziativa Milano Global: un Forum Internazionale dal titolo Regole dell’acqua, regole per la vita, un evento scienza della Presidenza italiana del G7. Organizzato presso la Città metropolitana di Milano con l’importante collaborazione di Ocse e Wwap potrebbe incoraggiare una discesa in campo della scuola italiana perché i nostri ragazzi, dopo Expo, diventino sentinelle dell’ambiente e guardiani attenti della responsabilità anche etica verso il nostro futuro.