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 2017  giugno 25 Domenica calendario

Il nazismo durante la guerra

LIBRO IN GOCCE NUMERO 139 (La busta gialla)
 
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Carbone. Ricetta del carbone dei poveri, utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale, per alimentare le stufe: mettere a macerare vecchi giornali in una tinozza piena d’acqua; lasciare lì il tutto e quando la poltiglia risulti omogenea prendere una manciata di carta, strizzarla bene e metterla ad asciugare. Una volta seccate, quelle palle bruciano come il legno, lentamente, e sviluppano un buon calore.
Indegni. «Sia che incrociate le braccia per poche ore, sia che disertiate il lavoro, alcuni di voi saranno estratti a sorteggio e inviati nei campi di concentramento a meditare sul danno arrecato alla causa della vittoria della nostra Patria, disonorata dal tradimento di pochi indegni» (proclama del prefetto di Genova, Carlo Emanuele Basile, 1943).
Mela. A Genova i tedeschi uccidevano i partigiani, per lo più ragazzi, facendo ritrovare i loro corpi per la strada, tutti con in tasca una mela e un panino.
Cozze. «Più cozze per tutti», l’iniziativa lanciata tra il 1944 e il 1945 dal regime fascista, a corto di prodotti alimentari, per invitare la popolazione ad andare a sfamarsi sulle scogliere cercando molluschi.
Domagk. Gerhard Domagk, medico tedesco, scoprì il Prontosil, il primo sulfamidico preparato al mondo, un antibiotico di prima generazione. Per questo, nel 1939, gli venne conferito il premio Nobel per la Medicina, ma non poté ritirarlo, perché i nazisti lo arrestarono. Hitler voleva vendicarsi perché nel 1936 il Nobel per la pace era stato assegnato a Carl von Ossietzky, scrittore e giornalista, pacifista e antinazista.
Medicina. I nazisti promuovevano l’idea che l’unica medicina efficace fosse quella naturale: se un arto si infettava, preferivano amputarlo piuttosto che curarlo con prodotti chimici. Segretamente, però, sperimentavano ogni sorta di cura.
Lorenzo. La storia di Lorenzo, catturato a Genova in una delle tante incursioni nelle fabbriche Todt e spedito in un campo di lavoro in Germania. Dopo mesi di lavoro forzato, nutrito a patate e brodaglia, fu prelevato insieme ad altri detenuti, bastonato a sangue, e lasciato a morire in mezzo alla neve. Si salvò grazie a un soldato nazista, che ore dopo, passando di lì, si accorse di lui e se ne prese cura per giorni.
Todt. L’ingegnere Fritz Todt, ministro degli Armamenti e della produzione bellica, realizzò tutte le principali installazioni militari durante il nazismo, creando l’omonima organizzazione, e facendo erigere tra l’altro la Linea Sigfrido tra la Francia e la Germania. L’8 febbraio 1942, subito dopo la conclusione di una riunione con Hitler, l’aereo su cui si era imbarcato esplose in volo e precipitò. Gli successe Albert Speer, che all’ultimo momento non era salito sullo stesso aereo. Qualcuno ipotizzò che fosse rimasto vittima di un complotto, ricordando a tale proposito alcune sue critiche alla condotta della campagna di Russia.
De Toni. Tonino De Toni, figlio del direttore della clinica pediatrica e primario del Gaslini, ucciso il giorno della Liberazione, il 25 aprile del 1945, da una pattuglia di tedeschi in ritirata.
Drappello. Vittorio Foa, ebreo, per anni imprigionato perché ritenuto antifascista dei più pericolosi, si ritrovò a dover ospitare nella propria villa sulle colline torinesi un comando tedesco. Dopo alcuni mesi di occupazione, i nazisti dovettero ritirarsi ma pregarono la famiglia Foa di fuggire dal drappello tedesco che li avrebbe sostituiti.
Pisanò. In una trasmissione televisiva a cui Vittorio Foa partecipava con il senatore Pisanò, fascista non pentito della Repubblica sociale, qualcuno adombrò la tesi, successivamente diventata sempre più di moda, secondo cui non c’era poi tanta differenza tra le due parti in causa ciascuna convinta delle proprie ragioni. A questo punto Vittorio disse: «Una differenza c’è. Poiché abbiamo vinto noi, Pisanò è diventato senatore della Repubblica. Se avesse vinto lui, potete immaginare che fine avrei fatto io».
Razzismo. Racconta Primo Levi che il dottor Mengele «aveva due vice. Uno era un sadico spietato. L’altro non passava giorno che non rischiasse la pelle per salvare qualcuno di noi. Distinguere è tutto. Altrimenti sarebbe razzismo».


 
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 25/6/2017