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 2017  giugno 20 Martedì calendario

Mangio tutto io. I ragni sono i più voraci carnivori del pianeta (più di noi umani)

Zampe pelose, bocca dotata di zanne in grado di iniettare veleno... decisamente, i ragni non hanno molti estimatori. Anzi, secondo uno studio inglese, il 55% delle donne e il 18% degli uomini li detesta. Questa forma di paura sembra essere “fissata” nel nostro Dna da sempre, probabilmente da quando vagavamo nelle pianure africane come cacciatori e raccoglitori e la capacità di riconoscere subito la sagoma di un ragno (evitando così un possibile morso) era un vantaggio importante. Uno studio recente, però, pubblicato sulla rivista scientifica The Science of Nature, potrebbe farci cambiare idea su di loro. APPETITO INSAZIABILE. Questi piccoli animali, infatti, ci offrono non pochi vantaggi: catturano e ovviamente poi divorano una quantità enorme di altri insetti, molti di più di quanti si era finora pensato. Nei dettagli, la popolazione mondiale di ragni (che ammonta a circa 25 milioni di tonnellate di peso), divorerebbe tra i 400 e gli 800 milioni di tonnellate di insetti all’anno. Vale a dire tra 16 e 32 volte il proprio peso. Tanto per fare un confronto, l’intera umanità in un anno consuma circa 400 milioni di tonnellate di carne e pesce... In pratica i ragni possono arrivare a mangiarsi il doppio delle proteine animali di noi, sotto forma di insetti di ogni specie e dimensione. Due ricercatori europei, Martin Nyffeler dell’Università di Basilea in Svizzera e Klaus Birkhofer dell’Università di Lund in Svezia, sono giunti a queste sorprendenti conclusioni dopo aver consultato decine di studi pubblicati negli ultimi 40 anni. «Abbiamo ottenuto una stima ragionevole comparando due metodi diversi», spiega Nyffeler. «Nel primo caso, basandoci sulla densità dei ragni in alcuni habitat di riferimento, come foreste tropicali e temperate, savane e praterie e sul loro fabbisogno energetico (quanto devono mangiare i ragni al giorno), abbiamo ottenuto una stima degli insetti eliminati nei diversi contesti. Nel secondo caso, invece, abbiamo utilizzato stime sul numero di prede catturate dai ragni in diverse tipologie di habitat, disponibili da studi precedenti, selezionati in base alla nostra esperienza sul campo. Facendo un paragone tra le due diverse stime, e inserendo alcuni modificatori per la stagionalità, abbiamo ottenuto una proiezione che è stata poi estesa a tutto il pianeta, fino a ottenere i sorprendenti numeri complessivi».
SONO OVUNQUE. Il che significa, da un altro punto di vista, che un insetto come una mosca o una cimice ha un’ottima possibilità di concludere prematuramente la propria vita tra le zanne di uno di questi voraci animali. Del resto, i ragni sono tutti predatori e gli insetti sono il loro cibo ideale: abbondanti e diffusi ovunque, proprio come loro. Divisi in circa 46.000 specie, si incontrano infatti dai deserti fino alla cima delle montagne più alte: il piccolo ragno saltatore Euophrys omnisuperstes è stato addirittura trovato a 6.700 metri di altitudine, dove sopravvive nutrendosi di minuscoli insetti portati in quota dai venti provenienti dal fondovalle. C’è solo un ambiente dove questi predatori sono in difficoltà: il mare. Poche specie vivono lungo le coste, nessuna in acqua salata e solo alcuni hanno un certa dimestichezza con l’acqua in generale.
PREDATORI INFALLIBILI. Sulla terraferma, però, ragni e insetti si affrontano da circa 300 milioni di anni, e hanno dato vita a una incredibile “corsa agli armamenti”. Anche se questi aracnidi (classe di animali che comprende anche gli scorpioni), per la loro struttura corporea, non sono in grado di volare (come invece moltissimi insetti fanno), hanno sviluppato tecniche di caccia infallibili: ci sono quelli che usano trappole, che pescano, che saltano, che si travestono da altre specie, che emettono segnali chimici per ingannare le prede, che impiegano colle o potenti veleni per immobilizzare “il pasto”. Moltissimi tra loro sono predatori generalisti, che catturano vari tipi di piccoli invertebrati, ma altri hanno “vittime designate” molto precise. Un ottimo esempio sono i “ragni pescatori” (Dolomedes) che hanno saputo sfruttare un ambiente, quello delle acque dolci, che a molti dei loro colleghi non piace. Divorano gli insetti caduti e rimasti intrappolati a filo d’acqua e addirittura piccoli pesci e girini: stanno in agguato sulle sponde o nascosti tra le piante degli stagni, con le zampe ben distese sulla superficie dell’acqua, pronte a rilevare le minuscole vibrazioni trasmesse attraverso il liquido dalla potenziale vittima. Quando un piccolo pesce è proprio sotto al cacciatore, a pochi millimetri, il ragno si immerge fulmineo, afferra la preda con le zampe e i cheliceri (appendici che fanno parte dell’apparato boccale) e la trascina all’asciutto. La maggior parte delle loro prede, però, è costituita semplicemente da insetti caduti in acqua o che vivono sul bordo dello stagno, tra cui libellule e zanzare.
MANGIATORI DI UCCELLINI. Ancora più complesso l’inganno messo in opera da Mastophora, un ragno sudamericano che emette una sostanza (un feromone) per attirare i maschi di alcune falene, fingendo così di essere una femmina della loro specie. Utilizza la ragnatela in un modo assolutamente creativo: non costruisce una trappola ma qualcosa di simile alle “bolas”, producendo un filo di seta con una goccia di liquido viscoso all’estremità. Appena una falena maschio si avvicina, il ragno agita la sua “arma” nel vuoto fino a che la vittima non vi rimane invischiata mentre vola in cerchio alla ricerca del suo amore.
E negli ultimi 10 anni si è scoperto che esistono specie ancora più selettive del “ragno bolas”: Evarcha culicivora, un ragno saltatore (una grande famiglia che comprende specie con una buona vista in grado di spiccare balzi), si è addirittura specializzato nella cattura delle zanzare che hanno succhiato il sangue, che tra l’altro sono più sedentarie e facili da catturare. Un autentico vampiro, quindi, che preleva il sangue in modo indiretto dalla sua preda.
Molte altre specie non si accontentano solo di insetti: le migali (o tarantole tropicali), i ragni più grandi al mondo con un’apertura di zampe grande come un piatto da tavola, catturano con regolarità lucertole, rane e anche piccoli serpenti, mentre i grandi tessitori come Nephila possono imprigionare nelle loro immense ragnatele anche uccelli e pipistrelli (più di 50 specie di uccelli cadono preda dei ragni nel solo Nord America, secondo uno studio del 2013). Alcune migali, tuttavia, hanno sviluppato un particolarissimo rapporto di simbiosi con alcuni anfibi: la rana rimuove piccoli insetti parassiti dal rifugio del ragno (che non è in grado di combatterli) e in cambio riceve il servizio di guardia del corpo da parte dell’aracnide. Anche se il veleno delle migali non è dei più letali, la loro taglia è sufficiente a scoraggiare le aggressioni.
SPESSO UTILI. In ogni caso, le specie davvero pericolose di ragni sono molto meno numerose di quanto si pensi, meno dell’1%, e gli incidenti seri con l’uomo sono molto rari. Alcune specie, tuttavia, come la vedova nera Latrodectus mactans, hanno un veleno che, a parità di quantità, risulta più pericoloso di quello del serpente a sonagli. Ma perché il veleno è così potente visto che le prede sono di solito animali piccoli? Gli insetti, in molti casi, sono piuttosto tolleranti alle tossine dei ragni e questi ultimi, quindi, devono ricorrere a veleni complessi, che spesso contengono molecole tossiche diverse, che possano essere efficaci su un’ampia varietà di prede.
I ragni, dunque, non hanno sviluppato i loro potenti veleni per uccidere mammiferi come noi. E di solito evidenti disegni sul corpo di alcune specie, come la clessidra rossa sul ventre della vedova nera e le bande nere e arancioni sulle zampe del ragno nomade Phoneutria, ci avvertono di stare loro alla larga. Per questo, dovremmo cominciare a rivalutarli, visto il loro ruolo nel controllo del numero degli insetti, e considerarli preziosi alleati nella lotta alle specie nocive in agricoltura. Nyffeler però fa notare: «In realtà sappiamo che l’impatto dei ragni, come agenti di controllo degli insetti, è massimo negli ecosistemi ricchi e ben conservati, come le foreste e le grandi praterie. I terreni agricoli, purtroppo, sono aree molto disturbate in cui i ragni spesso non trovano condizioni di vita favorevoli. I benefici offerti dai ragni, però, aumentano molto quando si fa ricorso all’agricoltura biologica e si conserva il paesaggio rurale. Se si crea un ambiente adatto a loro e a molte altre specie insettivore, come uccelli e formiche, anche i ragni possono dare un grande contributo nella lotta agli insetti più dannosi».