Libero, 21 giugno 2017
Cosi si è rovinato Johnny Depp. Gli agenti lo supplicavano: «Basta spese». Ma lui: «Mi rubate l’anima»
Che Johnny Depp, più che mani di forbice, abbia le mani bucate è oramai cosa nota ai più. Se anni addietro la sua vita da attore maledetto quello che trascorreva le giornate chiuso dentro una suite in compagnia di Kate Moss, spandendo 27mila dollari al mese per vini pregiati saliva alle cronache rosa, oggi di roseo non c’è più nulla. Nemmeno lo stato del suo conto in banca. Perché, seppur in quasi 40 anni di carriera, il piratone de noantri s’è guadagnato la definizione di attore più pagato al mondo, oggi il piatto di Johnny piange, e pure assai.
Sono trascorsi 5 mesi da quando l’ex business manager di Depp adesso in sala con il quinto capitolo della saga sui pirati dei Caraibi lo ha citato in giudizio nel processo per le accuse di frode e cattiva gestione. Ma è proprio in questi giorni che The Management Group (TMG), la società che ha gestito per 17 anni le finanze dell’attore, ha reso note una serie di prove che dimostrerebbero come Johnny e i suoi più stretti collaboratori fossero a conoscenza della sua criticissima situazione finanziaria. E per di più, molto prima di ammettere di avere debiti per 40 milioni di verdoni.
A parlare sarebbero ben 11 email che l’imputato, fu sex symbol, avrebbe inviato a banchieri, avvocati, agenti e alla sorella Christi Dembrowski. Tutte a testimoniare i buchi neri sui suoi conti, le richieste di prestiti e compagnia cantante. Dai carteggi che dimostrano le scoperture a 6 zeri sul suo conto corrente a quelli che attestano debiti da altrettante cifre. «Hai bisogno della mia firma? Arriverò da te questo pomeriggio... non preoccuparti!», scriveva Depp a Joel Mandel, principale responsabile dei suoi affari. Tutte a certificare una e una sola cosa: in soli sette anni la «musa» di Tim Burton è riuscita a dilapidare la bellezza di 75 milioni di dollari. E non si dica che Johnny non abbia provato a metterci qualche pezza su. Quando il manager lo rimboccava di prendere solo voli in first class, lui rispondeva: «Vuoi che venda le mie opere d’arte? Le ville? Lo yacht? Oppure quello che rimane della mia anima?».
L’attore sembrava non rendersi conto del problema: «Sto facendo del mio meglio sulle spese natalizie ma c’è tanto da fare. Devo dare ai miei figli e alla mia famiglia i migliori regali di Natale possibili, ovviamente nei ragionevoli limiti», chiosava Depp, in una altra risposta alla proposta del suo agente di provare a fissare un tetto massimo di spese mensili. «Non mi piace vivere in questa situazione», concludeva in una delle mail incriminate, «ma non c’è altra scelta».
«L’attore vuole negare questa scoperta perché significherebbe affermare che TMG ha fatto tutto quanto in suo potere per rendere consapevoli Depp, e tutti i suoi più stretti consiglieri, della sua situazione finanziaria. Se TMG avesse voluto coprire la presunta cattiva condotta di Depp non avremmo più volte consigliato al suo avvocato e al suo agente di darsi da fare per risolvere la situazione», questa la dichiarazione fresca di giornata del legale di TMG in merito al pasticciaccio brutto in atto. In attesa che arrivi anche il commento della controparte, i media di tutto il globo stanno facendo di Johnny un effettivo «nemico pubblico». Alla stregua del rapinatore seriale di banche interpretato dall’attore nel 2009. Il quale, alla domanda «cosa non ti fa dormire la notte?», rispondeva sornione: «Solo il caffè!»