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 2017  giugno 21 Mercoledì calendario

Aids, allarme giovanissimi

Il Telefono Verde Aids, 800 861061, compie trent’anni. E, come nel 1987, una larga fetta della popolazione non vuol sentire e non vuol sapere di questa malattia a trasmissione sessuale. Uomini, donne, giovani e meno giovani che chiedono aiuto solo dopo, quando la paura corrode e il senso di colpa paralizza.
Trent’anni fa, quando all’Istituto superiore di sanità ha squillato per la prima volta quel numero, mai i ricercatori avrebbero creduto che nel 2017 ci si sarebbe trovati a contare ancora una decina di diagnosi al giorno. Tremilacinquecento l’anno. Né si sarebbe ipotizzato di ascoltare la voce di giovanissimi che chiedono se l’infezione si trasmette con il bacio, con l’uso in comune di un bagno o la puntura di una zanzara.
E, invece, è così. La disinformazione, nel corso di questo trentennio, è passata dall’11,4% al 13,6% di oggi. Diventando concausa di un’allarmante crescita di tutte le malattie sessualmente trasmissibili. Oltre l’Aids. Dalla gonorrea, alla sifilide, ai condilomi, alla clamidia, all’herpes genitalis e l’epatite C.
I FARMACI
«Sono sempre meno i ragazzi che utilizzano il Telefono Verde – fa sapere il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi – Circa la metà delle persone che chiama dichiara di aver avuto un rapporto a rischio ma non pensa di fare il test. Si fidano dell’idea che l’infezione si può tenere sotto controllo con i farmaci. Ma va ricordato che le terapie permettono di convivere con la patologia, non di guarirla». Sono circa 125mila le persone sieropositive in Italia che, attraverso le cure, hanno cronicizzato l’infezione.
Ieri mega festa con oltre 500 ragazzi delle scuole romane all’Istituto: concerti, brani teatrali, intermezzi per ricordare i 30 anni. Sono stati invitati alcuni big come testimonial, cantanti come presentatori, ma hanno risposto «no, preferisco di no». La solidarietà sembra essere sposata solo se non si associa il viso del vip all’Aids. Eppure, nel 1985, uno dei più grandi eventi rock della storia è stato Live Aid organizzato da Bob Geldof per sensibilizzare sulla malattia emergente. Oggi i nostri vip devono aver dimenticato. O fanno finta di non ricordare.
In questi anni il paziente, sempre più spesso, arriva a rendersi conto di essere sieropositivo e malato di Aids nello stesso momento. Perché non ha dato ascolto ad alcuni sintomi, perché non ha fatto il test nel momento in cui si è reso conto di aver potuto rischiare. «C’è una generale sottovalutazione di queste malattie e delle complicanze – commenta il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – L’infertilità, per esempio. L’abbandono dell’uso del profilattico e il non voler fare il test sono segnali di pericolo. Fanno emergere il fatto che non esiste la coscienza collettiva e personale del proteggere la propria salute».
LA MUSICA
Proprio per i giovanissimi è pronta una campagna di informazione del Ministero ospitata solo nei social. Ci ha pensato un gruppo di blogger a scegliere parole, immagini e musiche giuste. Primo obiettivo, oltre a quello di dare le giuste informazioni per non ammalarsi, «cancellare le false credenze». Proprio queste oggi portano fuori strada e fanno ritrovare un ragazzo con un problema enorme da gestire per tutta una vita. Percezione del rischio abbassata vuol dire non solo maggiore esposizione alle infezioni, come ricorda Gianni Rezza direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto – ma anche comportamenti generalmente a rischio. «Dai rapporti non protetti, all’abuso di alcol e droga senza rendersi conto a che cosa si va incontro. Perché non si sa. Basta pensare che la fascia di età tra i 25 e i 29 anni risulta essere la meno informata». L’indicazione arriva dalle domande che vengono poste, ovviamente in forma anonima, agli esperti del Numero Verde guidati da Anna Maria Luzi (dal lunedì al venerdì 13-18 in italiano e in inglese, www.uniticontrolaids.it).