Corriere della Sera, 21 giugno 2017
Odio, birra e tre settimane in tenda. Nella vita (confusa) di Darren
Londra Tre settimane per trasformare uno squinternato bullo di paese in un terrorista assassino. Una radicalizzazione lampo, quella di Darren Osborne, l’attentatore della moschea di Londra, simile per molti versi a quella di tanti jihadisti convertiti in poco tempo all’estremismo islamico.
Solo che qui il bersaglio della follia erano i musulmani. E a provocare il salto dal fallimento personale all’impulso omicida è stato l’attentato di Londra al London Bridge e al Borough Market, rivendicato dall’Isis.
Darren è un meccanico disoccupato che ha una relazione tira-e-molla con la madre dei suoi quattro figli, Sarah Andrews, 42 anni. Lei lo lascia definitivamente sei mesi fa. Lui nelle ultime settimane viene visto passare la notte in una tenda nel bosco dietro casa. Qualche volta va a piazzare la tenda addirittura nel giardino dell’abitazione dell’ex compagna. «Due settimane fa l’ho visto venire fuori dal bosco ed era totalmente in confusione», ha detto al Sun un conoscente.
Dieci ore prima dell’attacco alla moschea viene visto uscire con borse piene di alcolici dal supermercato locale. «Ha comprato vino e birra, sembrava agitato – ha raccontato un vicino al Mail online —, ma non c’era niente di nuovo. Era spesso ubriaco e fuori di testa. Qui attorno lo chiamavamo Mr Moody», il signor lunatico.
Altri amici lo descrivono come «un dannato psicopatico» che aveva una reputazione di attaccabrighe ubriacone: «È sempre stato una totale testa di... Anche se quello che ha fatto è sorprendente». All’inizio dell’anno aveva pure installato un idromassaggio in giardino e ci passava dentro le ore a tracannare lattine di birra.
Una ex cameriera di un pub di Weston-super-Mare, dove Darren viveva prima di trasferirsi nel Galles, racconta che «a volte arrivava, si sedeva, prendeva un drink ed era normale, gentile. Un minuto dopo si lanciava in una rissa». E anche poche ore prima di scagliarsi contro i fedeli della moschea Darren era stato buttato fuori da un pub dove, ubriaco, aveva cominciato a inveire contro i musulmani e a minacciare di «andare a fare danni».
Suo nipote Ellis Osborne, 26 anni, dice ora che suo zio «non è un razzista. La sua è stata solo pura follia». La madre Christine, che non lo vedeva da un mese, lo descrive come una persona «complessa». E in effetti alcuni vicini ne hanno parlato come di un «padre devoto» che solo venerdì era andato ad accompagnare i figli a scuola. Un tassista musulmano dice che «se io avevo bisogno di qualcosa, veniva ad aiutarmi. Non posso credere a ciò che ha fatto». Ma poi nel weekend è stato sentito urlare «bastardo» a un ragazzino musulmano che passava in bicicletta. Qualcosa stava già per scattare nella sua testa.