Corriere della Sera, 21 giugno 2017
Recuperati 30 miliardi in tre anni con la spending review
ROMA Eliminare, ridurre, rendere più efficiente. I tre obiettivi della spending review campeggiano all’inizio della relazione, presentata alla Camera dei Deputati, che riassume le cifre e i risultati conseguiti dal lavoro dei vari commissari (Enrico Bondi, Carlo Cottarelli, Roberto Perotti e da ultimo Yoram Gutgeld) chiamati a fronteggiare la revisione della spesa pubblica. Obiettivo finale: tagliare e sforbiciare. Un’attività che tra il 2014 e il 2017 si è tradotta in una riduzione di spesa pari a 30 miliardi di euro. Mentre per l’anno prossimo i risparmi aumenteranno ulteriormente di 1,5 miliardi.
Nel linguaggio dei tecnici questo tesoretto serve alla «creazione di spazio nel bilancio» dei conti pubblici, poiché concorre a soddisfare i target di finanza pubblica, a ridurre le tasse e a modernizzare i servizi. Il dettaglio lo fornisce lo stesso Gutgeld alla presenza del premier, Paolo Gentiloni, e del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Il commissario ricorda che nel 2016 l’attività di spending review ha garantito circa il 65% delle risorse necessarie al risanamento dei conti pubblici (l’indebitamento netto è sceso al 2,4% del Pil, rispetto al 3% registrato nel 2013), così come le munizioni per ridurre la pressione fiscale (dal 43,6% del 2013 al 42,3% nel 2016) e i soldi per finanziare i servizi pubblici essenziali. Il processo di revisione delle spese ha avuto effetto sul fronte della classifica che elenca la variazione dei costi della macchina statale tra i paesi dell’area Ue. Nell’ultimo triennio i consumi dell’apparato pubblico Italia sono cresciuti dello 0,2% (la media europea è del 6,6%), meno cioè di Spagna, Francia, Regno Unito e Germania.
Nel lungo elenco delle voci sottoposte a un giro di vite (in tutto si tratta di 327 miliardi di spesa cosiddetta aggredibile) figura il costo del personale. Il blocco del turnover nel settore pubblico ha prodotto una riduzione degli organici di circa 84 mila unità, ossia il 3,8% del totale. Nei soli ministeri la misura ha portato una riduzione del 7% degli organici. La riforma delle province ha garantito un risparmio annuo strutturale di 843 milioni di euro e i 20 mila ex dipendenti sono stati messi a disposizione di altre amministrazioni. Alla voce acquisto di beni e servizi il documento riepiloga i risultati ottenuti attraverso Consip. L’attività della centrale di acquisti per l’intera pubblica amministrazione, oggetto della cronaca politica di questi giorni, nei fatti si è dimostrata efficace, garantendo risparmi per 3,5 miliardi di euro (+13% rispetto al 2014), e intermediando una spesa complessiva pari a 8,1 miliardi di euro (+33% rispetto al 2014). Il valore delle gare Consip oggetto di bando lo scorso anno ha raggiunto quota 17,3 miliardi.
Oltre a Consip si segnala il lavoro del tavolo dei soggetti che aggrega le stazioni appaltanti, che evidenzia gare con risparmi medi del 23%. Dal versante enti locali vale ricordare l’efficientamento ottenuto attraverso la fusione di 120 comuni e l’avvio dei cantieri per il progetto che, entro il 2022, dovrebbe portare all’adozione dell’illuminazione pubblica con luci a led in tutti i comuni italiani. Entro il 2021 è previsto il taglio del 50% delle spese di locazione passive per l’affitto di immobili pubblici.