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 2017  giugno 21 Mercoledì calendario

Il mitico e il grande

In un ristorante italiano di Tenerife, vivamente consigliato ai possessori di giubbotto antiproiettile, hanno appeso alla parete i ritratti di alcuni orgogli nazionali: Roberto Baggio, Cannavaro mentre alza la Coppa del Mondo e Totò Riina.
L’accostamento calcio-mafia rivela un mondo, ma finché è solo quello del ristoratore potrebbe ancora lasciarci moderatamente stomacati. Il tasso di nausea aumenta quando la foto viene rilanciata su Facebook dal figlio del Padrino in persona, Salvo Riina, con parole grondanti stima per la figura paterna. Stima condivisa da molti visitatori della pagina, uno dei quali commenta: «Il mitico e il grande» senza curarsi di specificare chi tra Baggio e Riina meriti il primo appellativo e chi il secondo, ma facendo chiaramente intendere che considera entrambi dei fuoriclasse.
Un parente o un amico hanno tutto il diritto di essere orgogliosi della fama ottenuta da un proprio caro e persino di renderla pubblica. Ma dipende dal tipo di fama. Riina non sta sulla parete per avere segnato un gol o dipinto la Gioconda. Ci sta per avere fatto saltare in aria Falcone e Borsellino. Chi mena vanto dei talenti di quell’uomo ne condivide la visione, smentendo il tentativo in atto di accreditarsi come una famiglia normale che chiede assistenza a domicilio per il patriarca malato e bonus-bebè per la figlia nullatenente. Le colpe dei padri non ricadono sugli eredi. A condizione però che gli eredi non le ostentino come delle coppe.