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 2017  giugno 21 Mercoledì calendario

A Fra’, che te serve il Sole 24 Ore?

Tre indizi fanno una prova? Vediamo. Il primo indizio è che il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia rinvia sempre l’aumento di capitale del Sole 24 Ore. Nove mesi fa, appena prima di essere cacciato, l’ad Gabriele Del Torchio ha detto a Boccia e soci la verità sui conti del quotidiano che loro in realtà conoscevano benissimo da anni facendo finta di niente – è così che si fa carriera in Confindustria. Lo sanno anche i cristalli della sede disegnata da Renzo Piano che servono almeno 120-150 milioni. Dopo nove mesi Boccia ha partorito l’aumentino da 50 milioni, ma con calma, in autunno. Confindustria ci metterà 30 milioni, tutto quello che ha, poveretta. Questi furbacchioni, bravi a comandare con i soldi degli altri nelle loro aziende quotate, con la loro associazione non sono ancora riusciti a succhiare denaro ai passanti. Gli industriali non vogliono perdere il controllo dell’unico giornale che parla bene di loro e tengono basso l’aumento di capitale: così preparano il terreno per il generoso salvatore, Francesco Gaetano Caltagirone.
Secondo indizio: nessuno riesce a spiegarsi il delisting della Caltagirone Editore descritto qui a fianco da Salvatore Gaziano. Caltagirone è troppo ricco per architettare un simile tiro agli azionisti di minoranza per pura avidità. Forse preferisce prendersi Il Sole con una società non quotata: la fusione tra due quotate è troppo complicata ed esposta ai ficcanaso della Consob.
Il terzo indizio è che la Confindustria è sfasciata. Carlo Bonomi, presidente dell’Assolombarda, la più ricca associazione territoriale italiana, ha detto proprio ieri di non avere in programma donazioni di sangue al Sole 24 Ore. La verità è che gli industriali del nord vedono ormai intorno a Boccia una sorta di loggia romano-meridionale più attenta al potere che all’industria. Dare il Sole all’amico Caltagirone sarebbe davvero mantenerne il controllo. Lasciarlo alle ricche confindustrie del Nord sarebbe come perderlo.