La Stampa, 20 giugno 2017
Messi al muro. I 30 anni di un fenomeno lasciano il segno
La faccia di Messi non è cambiata per un’eternità, poi di colpo ce lo siamo trovato davanti con i capelli tinti, la barba lunga, trasformato, cresciuto, tatuato. Ora ci accorgiamo che sabato compie 30 anni e la settimana prossima si sposa. Un’icona del calcio di cui si sa tutto e in realtà si conosce pochissimo. Un fenomeno rimasto bambino a lungo solo nella nostra immaginazione perché era bello vederlo sempre come un ragazzino con la palla.
Sui muri d’Argentina sembra un Dio, su quelli di Barcellona un capopopolo, luce messianica su sfondi biancocelesti e colori intensi, quasi patriottici, dentro al fiero blaugrana. I graffiti restituiscono il Messi che ci appartiene, non quello privato, misterioso, difficile da decifrare, ma quello pubblico, popolare. I murales raccontano la storia condivisa.
Messi è riservato e piuttosto indifferente al mondo fuori dalla sua cerchia. Costantemente protetto da un circolo chiusissimo, difende un’esistenza che interessa a troppi e forse si limita un po’ gli orizzonti. Non ha mai avuto bisogno di aprirsi in pubblico, parlano i gol, la bellezza di reti inseguite spesso con il sorriso, la confidenza con il gioco, la magia, l’abilità e il talento fusi insieme in vertigini di perfezione. E nei ritratti degli artisti di strada c’è questa potenza, la capacità di incantare, tanto che i ragazzi si siedono a gambe incrociate davanti alla sua immagine, ingigantita dalla vernice spray.
C’è tutto quello che serve: l’accenno di manica della nazionale in un trionfo culè che è una sintesi della sua vita. Lui che si sente a casa solo dove parlano in catalano: con il Barça ha vinto l’impossibile e con l’Argentina non ha mai fatto la differenza. E poi il bacio appassionato con Ronaldo comparso giusto prima dell’ultimo Clasico, un altro pezzo di carriera: il confronto sublimato dallo sberleffo. È la sintesi di una sfida che i due hanno addolcito davvero, stanchi di stare l’uno contro l’altro.
Messi è cresciuto, sta per festeggiare i 30 anni, ma non siamo curiosi di sapere chi è diventato il bambino che andava a letto con la palla. Ci piace guardarlo in campo. E sui muri.