Corriere della Sera, 20 giugno 2017
Da CR7 a Mou fra fondi e misteri. L’impero di Jorge Mendes che da bambino vendeva cappelli
Dei tre è senz’altro il più mediatico: glam, abbronzatura immutabile, capello cesellato, discretamente presenzialista, moglie stilosissima (per tutti in Portogallo è Sandra la Rossa) oltre a una sfilza di clienti che lo adorano alla follia, a partire da Mourinho («Jorge non è un agente, è un fratello») fino a Cristiano Ronaldo il quale l’estate di due anni fa gli ha regalato un’isola greca come dono di nozze («Jorge non è un agente, è un padre»).
Eppure dei tre mammasantissima del calciomercato globale Mendes è anche il più enigmatico, di sicuro il più ambiguo per via proprio di questo strano miscuglio di platealità comunicativa e misteriosi intrecci d’affari che secondo Forbes nel 2016 gli hanno fruttato qualcosa come 72,7 milioni di dollari. Non si perde una festa del jet-set anche se da anni lui e il suo impero – la Gestifute fondata nel 1996 ha sotto contratto oggi almeno 100 fra calciatori e allenatori, una gioielleria da 700 milioni – sono al centro di innumerevoli inchieste giudiziarie e giornalistiche. Tipo Football Leaks che nel dicembre scorso ha accuratamente ricostruito una rete di società offshore creata per la gestione dei patrimoni degli atleti: un’offensiva violenta alla quale tuttavia il superagente dall’eterno sorriso ha risposto con la consueta disinvoltura replicando di non aver commesso reati fiscali. Intanto però proprio nei giorni scorsi da parte della procura di Madrid è stata formalizzata l’accusa di frode fiscale per Cristiano Ronaldo, oltre 14 milioni evasi fra 2011 e 2014. «Abbiamo la coscienza pulita» sostiene Gestifute, però CR7 ha detto che vuol lasciare l’amato Real. E non è uno scherzo.
Ma non è solo una questione di tasse dovute o meno, il regno di Mendes è altro, è di più. Ne ha fatta di strada questo 51enne da quando da ragazzino a Lisbona aiutava la madre a vendere cappelli di paglia in spiaggia. Ha anche provato a giocare a pallone salvo poi accorgersi presto di non valere granché come mezzala, quindi a metà anni Novanta s’è messo in testa di fare l’agente per un amico portiere portandolo dal Guimaraes al Deportivo La Coruña: fu un affarone. Il suo nome era Nuno Espirito Santo, oggi allenatore di quel Wolverhampton che è una delle squadre dell’orbita Mendes. Come Benfica, Porto, ma anche Monaco, Atletico Madrid e Valencia, club sui quali la sua influenza è enorme, indirettamente o attraverso fondi d’investimento internazionali come il cinese Fosun. C’è chi dice sia lui addirittura a scegliere i direttori sportivi. Cattiverie? Fatto sta che Mendes ha continuato a fare soldi a palate anche dopo il 2015, quando la Fifa ha messo fuorilegge le famigerate Tpo con le quali s’era arricchito fino ad allora. Più che di procure Jorge s’occupa di finanza, questa è la verità.
Ha snobbato l’Italia per anni: pochi soldi, pochi affari. Ora però sta stringendo i rapporti col Milan, André Silva l’ha portato lui. Per 38 milioni.