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 2017  giugno 20 Martedì calendario

Le tattiche del jihad. Coltelli, bombole. L’evoluzione del veicolo-ariete

I primi attacchi sono stati con il veicolo-ariete e i coltelli. Usati in modo distinto o insieme. E gli effetti sono stati pesanti. Con il passare del tempo i terroristi hanno provato a modificare le tecniche. Un’evoluzione della specie per sorprendere le difese, dimostrare capacità, fare sfoggio di modus operandi alternativi. È come se il «soldato» che agisce in Occidente voglia imitare la progressione mostrata dai suoi fratelli in Iraq e in Siria nel trasformare qualsiasi vettura, camion, trattore in un mezzo-bomba.
In attesa di arrivare a questa minaccia, i seguaci di Al Baghdadi che non hanno gli strumenti adeguati si sono accontentati di qualcosa di diverso. Ed ecco le bombole del gas infilate in un’auto nella speranza di scatenare un’esplosione. Più volte questo tipo di «soluzione» è apparso negli episodi di euro-jihadismo. Di recente in Francia, con il caso di alcune ragazze che meditavano un’azione spettacolare a Parigi ricorrendo ad un metodo analogo. Ma prima ancora in Italia e all’aeroporto di Glasgow (30 giugno 2007), quando l’Isis non esisteva, in alcuni casi di terrore fai-da- te. Scelta dettata dall’opportunità e dalla necessità. Del resto nulla impedisce ad una persona di acquistare delle bombole. Ma non basta caricarle nel bagagliaio. Per fortuna è questo il lato debole del piano, l’arma rustica spesso non funziona. Il timore è che, imparando dagli errori commessi, i killer trovino la soluzione.