Libero, 20 giugno 2017
Tanti auguri Disco volante. 70 anni fa l’avvistamento che ha cambiato l’ufologia
Navi spaziali, invasori da altri pianeti: già prima della Seconda guerra mondiale nella letteratura fantascientifica si trovano tutti gli ingredienti della grande suggestione extraterrestre. I romanzi di Jules Verne e H.G. Wells, le storiche riviste americane Weird tales e Amazing stories, le opere della Golden age degli anni ’40 sono infarciti di tutto ciò che era necessario a far sussultare e spaventare, visto l’esito del falso attacco alieno simulato per radio proprio dal geniale Wells nel 1938: talmente ben fatto che mandò gli Usa nel panico.
L’”autentico arrivo” degli ET, però, cade in sincronismo con l’inizio della Guerra fredda, nella scia della grande paura atomica. Il 24 giugno 1947, l’uomo d’affari statunitense Kenneth Arnold a bordo del suo aereo privato osserva «nove veicoli argentei in formazione a cuneo, come uno stormo di anatre» a una quota di tremila metri sul Monte Rainier, «il loro moto era irregolare, come un piattino da tè lanciato sull’acqua», racconta facendo rapporto all’aviazione civile. L’Associated press diffonde la storia e un giornale locale titola «Flying saucer» («Piattino volanti») giocando sulla similitudine: nascono i dischi volanti, nasce l’ufologia moderna. Anche se in America in molti ricordano ancora la “Battaglia di Los Angeles” del 24 febbraio 1942 contro una misteriosa fortezza volante e la storia dell’oggetto schiantatosi il 17 aprile 1897 ad Aurora (Texas) sul mulino dello sceriffo (i quotidiani dell’epoca riportano pure il funerale del pilota alieno, sepolto con tanto di lapide nel cimitero locale). Tuttavia è l’avvistamento del 1947 a costituire lo spartiacque, lessicale e temporale: non sapeva, Arnold, che l’8 luglio successivo a Roswell, polverosa cittadina del Nuovo Messico, sarebbe avvenuto il più famoso e controverso ufo crash della storia, con il ritrovamento dei corpi di extraterresti prima confermato e poi smentito dall’Us Air force. In quelle due settimane la concezione e l’immaginazione collettiva del fenomeno acquisisce un nome e una consistenza fin lì sconosciuta. Nel 1958, Carl Gustav Jung nel saggio Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo definirà gli ufo come «proiezioni psicologiche del disagio dell’uomo contemporaneo».
Da allora gli alieni sono molto cambiati, fra grigi, rettiliani, rapimenti, cerchi nel grano e false autopsie di cadaveri in tv. Se prima erano venuti sulla Terra solo per salvarci dall’olocausto nucleare, se il goffo ET si era smarrito e le creature di Incontri ravvicinati del terzo tipo sembravano eterei bambini, con le cospirazioni di X-Files si inagura il filone che conduce ai mostri sterminatori di Indipendence day e La guerra dei mondi, rifacimento proprio del romanzo di Wells. In Italia sono ormai circa 25mila gli avvistamenti a partire dal primo del 1952 a Tradate (Varese), passando per quello collettivo allo stadio durante Fiorentina-Pistoiese nel 1958, con il caso clamoroso di Fortunato Zanfretta, visitato per 11 volte da creature alte tre metri fra il 1978 e il 1981. «Per ora ci spiano, ma domani?», si chiedeva Antonio Ribera, pioniere dell’ufologia spagnola. Quel domani è arrivato, e forse continuano ancora a spiarci. I dischi volanti hanno 70 anni ma non li dimostrano: in tanti li hanno visti, nessuno ha le prove che gli alieni esistano.