20 giugno 2017
In morte di Carla Fendi
Valerio Cappelli per il Corriere della Sera
È morta la regina delle pellicce. Carla Fendi si è spenta ieri sera alle nove. La moda (e la cultura) perde una stella. Era appena rientrata a casa, nella sua residenza a Palazzo Ruspoli, dopo essere stata dimessa dalla clinica Quisisana. Era malata da tempo, non aveva una malattia specifica, ma una serie di complicanze polmonari. In realtà era molto provata da tre anni, quando era morto suo marito Candido Speroni. Eppure la sua tenacia, la sua perseveranza, il suo attaccamento al lavoro non erano mai venuti meno. Ora stava lavorando a uno spettacolo sulla Genesi e Apocalisse, un’installazione di Peter Greenaway e Sandro Chia con la regia di Quirino Conti che debutterà il 2 luglio al Festival di Spoleto, di cui lei era mecenate e presidente onorario. Dal 2007 si dedicava a tempo pieno alla Fondazione che porta il suo nome e alle arti. Le avevamo di recente portato una foto con dedica di Riccardo Muti, che aveva diretto a Spoleto un concerto in memoria di suo marito ed era rimasta contenta, come una bambina.
Carla incarnava il simbolo delle due «Effe» incrociate. Era una specie di soldatessa sabauda: disciplina, gentilezza, cura dei dettagli. Era la quarta delle cinque sorelle che nel 1960, dopo la morte del padre, presero il comando della maison. «Mia madre era orfana di padre», raccontava alcuni mesi fa, «andò a Firenze da sua zia, ma chiese di poter lavorare, anche se all’epoca poche donne lo facevano. Non voleva essere mantenuta dai parenti. Avevano una pelletteria. È cominciato tutto così. Poi mamma si fidanzò con mio padre e tornò a Roma, dove aprirono la loro pelletteria, a cui aggiunsero una piccola guarnizione di pellicceria: il manicotto, il cappello, la sciarpetta. Si portavano molto».
Suo padre lo aveva predetto: il marchio Fendi diventerà famoso. Perché il cognome è breve, unico, ed è musicale in tutte le lingue del mondo.
Nessuna delle cinque sorelle sapeva disegnare. Quando, nel 1965, cominciarono l’attività delle pellicce, si affidarono a degli stilisti. Ma nessuno le soddisfaceva. La svolta fu quando un loro amico, il conte Franco Savorelli di Lauriano, introdusse Karl Lagerfeld, che dopo cinquant’anni è ancora in azienda. Uno dei modelli che portò alla sua prima collezione fu cincillà color albicocca. Uno shock. «Quando un disegno non gli piaceva lo gettava nel cestino, io andavo a raccoglierlo», raccontò con un pizzico di civetteria. Nel 1968 le contestazioni coinvolsero anche le pellicce. Ma Catherine Deneuve disse a Carla: «Se non ho il piacere dello zibellino, è come togliermi le lenzuola di lino». Tanto cinema, Fellini e Visconti, Bolognini e Zeffirelli, Evita con Madonna e Il diavolo veste Prada con Meryl Streep. Poi la collaborazione con la sartoria Tirelli e l’amicizia di un altro grande del costume, Piero Tosi. Negli anni 90 la rivoluzione della borsa baguette. La borsa fino allora era piccola, rigida, c’entrava poca roba. «Noi ci siamo dette: oggi le donne lavorano, qui bisogna cambiare tutto. Era il momento dei materiali poveri. Non ci aveva ancora pensato nessuno alla borsa a tracolla, pratica, comoda, morbida, leggera». Nel 2000 le Fendi vendono al colosso francese Lvmh. Poi l’avventura era continuata nel mondo della musica e dell’arte.
***
Paola Pisa per Il Messaggero
Quando non c’era niente, si poteva pensare al tutto. La famiglia Fendi iniziò così, armata soltanto di fantasia e creatività, nel 1925, in un minuscolo negozio in via Del Plebiscito. I primi in ordine di tempo, furono i genitori, Adele Casagrande e Edoardo Fendi: «Un fornitore- raccontò Carla Fendi scomparsa ieri a Roma a un passo dagli 80 anni- li incoraggiò con un prestito». Con ascendenze miste- Napoli e Torino nei geni- le cinque sorelle Fendi (oltre a Carla, le tre maggiori Paola, Anna e Franca e la minore, Alda) iniziarono a farsi strada nel mondo della moda, senza neanche saperlo, quando erano già in fasce. Carla aveva buona memoria e non dimenticava l’estrazione familiare: «Mia madre aveva perso presto il padre e grazie a una zia fiorentina iniziò a lavorare molto presto. Era un tempo in cui alle donne che si sollevavano le maniche si rivolgeva sospetto e diffidenza. Ma mamma si ribellava all’idea di essere foraggiata da altri e quelle maniche se le rimboccò in prima persona».
LA PIÙ ESTROVERSA
Carla era la più estroversa, comunicativa e entusiasta rappresentante di quella dinastia che nata con mamma Adele e papà Edoardo raggiunse le vette della moda mondiale. Cominciò tutto così prima che la storia si impossessasse della doppia effe e le sfilate e il riconoscimento planetario facessero il resto. Donna colta, mecenate per inclinazione e scelta, Carla Fendi legò alla moda e alle arti tutta la sua esistenza. Il padre era stato buon profeta: «Il marchio Fendi diventerà celebre. Perché ha poche lettere, è un cognome che entra subito in testa ed ha una melodia che rimane immutata che si usi il francese o l’inglese».L’educazione era dura. Militaresca. Senza indulgenze. «Mia madre, per non darci un ceffone si mordeva le mani e quel linguaggio del corpo per noi era chiaro, evidentissimo». Nel corso degli anni, quando l’esempio dei genitori era stato introiettato, attorno al desco sedevano le sorelle. Si ragionava, a volte si litigava aspramente, ma l’affetto rimaneva saldo perché l’impresa era comune e l’obiettivo unico. Si divisero le competenze e a Carla toccò un aspetto, quello comunicativo, che era insieme futuro e lezione dei buoni precetti del passato. Sua madre le ripeteva sempre che il fondamento di una prospettiva a venire era per dirla con una parolaccia contemporanea, nel customer service.
ACCOGLIERE IL CLIENTE
Nell’aprire le braccia al cliente di turno. Quella gentilezza, Carla lo sapeva, era più di un’apertura di credito. Significava farsi ricordare, significava una promessa di ritorno. Una delle più straordinarie creazioni della famiglia Fendi è aver saputo immaginare una prospettiva e saper andare oltre le generazioni. Carla e le sorelle erano un team affiatato e indimenticabile. La storia di famiglia era più di un tatuaggio. Nel 1932 Adele e Edoardo presentarono la prima collezione di borse Selleria e aprirono una boutique in Via Piave. Sempre a Roma, città che hanno sempre amato e sostenuto e che non dimenticavano mai di citare quando parlavano delle loro origini. Nel 1964 Fendi apre in via Borgognona, e le pellicce della maison romana sono le più belle del mondo. Le sfilate durante la settimana della moda milanese lasciano a bocca aperta anche perché nel 1965 è arrivato Karl Lagerfeld, giovane designer, che con loro rivoluziona visoni, volpi, zibellini, e tutte le altre pelli che trasforma, abbellisce, le rende lievi come fossero piume.
I VIAGGI
Carla viaggia, gira il mondo, sempre accompagnata dal marito Candido Speroni un sodalizio fantastico. Tra le stanze di Palazzo Ruspoli, gli orizzionti di Via della Camilluccia e i viaggi intercfontinentali, rappresentavano una coppia ammirata in tutto il mondo. Riconoscevano al viaggio un’importanza fondamentale perché emigrare e far emigrare le idee, i colori e la sapienza antica era già un indizio di modernità. Le Fendi arrivarono negli Stati Uniti negli anni 70 e da lì, non senza battagliare, seppero imporsi in loco ed espandere le brame e il marchio anche verso l’Asia. Carla che andava a Spoleto e parlava con Menotti come fosse un fratello, Carla che era amica di Fellini e andava a camminare con Giulietta, Carla che era un simbolo di Roma e a Roma aveva deciso di restare, fino a ieri. Per sempre.