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 2017  giugno 21 Mercoledì calendario

E un giorno é finito tutto, racconta Ruth Madoff

Erano la coppia più odiata d’America. Sono diventati gli eroi di un film per la Tv. The Wizard of Lies di Barry Levinson, prossimamente su Sky Cinema dopo l’uscita su Hbo, ha per protagonista Bernard MadofF (Robert De Niro), autore di una truffa finanziaria che ha fatto svanire 50 miliardi di euro riducendo sul lastrico migliaia di persone, e per la quale è stato condannato a centocinquanta anni di carcere.
Nel frattempo sua moglie Ruth (Michelle Pfeiffer) oggi vive appartata in una villetta nel Connecticut.
Sto per suonare il campanello, quando sento una vocina: «Un minuto!». Arriva a piccoli passi rapidi e apre la porta sorridendo. È proprio lei, ma diversa. In America chiunque riconosceva quel viso, simbolo della borghesia più chic e potente dell’Upper East Side. Ma davanti a me c’è solo una bella signora. Minuta, in leggings neri e maglietta bianca aderente, ha in viso qualcosa di indefinibile, che non ha nulla a che vedere con il suo sorriso: le rughe della tragedia, forse. Mi presento, le ricordo che avevo intervistato suo figlio Andrew, ed è come se fossi entrato in una cerchia ristretta dove nessuno può penetrare: quella di chi ha conosciuto i suoi due ragazzi, uno suicida, l’altro sconfitto da un linfoma. Entrambi scomparsi dopo la bancarotta del secolo, che nel 2008 portò all’arresto di Bernie.
Ruth Madoff mi fa accomodare su un divano color panna, di quelli che si comprano nei centri commerciali.
Questa donna di 76 anni ha perduto tutto: suo marito, condannato a 150 anni di carcere, la reputazione, gli amici – lei che era così ben introdotta nell’alta società ebraica newyorchese – gli appartamenti e le ville, a New York, in Florida, negli Hamptons, in Costa Azzurra. E poi. la tragedia più grande, ha perso i suoi figli: Andrew morto nel 2014 a 48 anni. Mark impiccatosi nel 2010, a 46. Ma Ruth non vive sola con Dolce, la gatta bianca e nera che ha trovato. Ha una parete tappezzata di foto che «adoro guardare», come mi confida a bassa voce: Mark piccolo, vestito da astronauta per Halloween, poi adolescente durante il Bar mitzvah, e da adulto, a Nantucket, mentre posa con l’enorme pesce che ha appena pescato. Andrew con la sua moto, una Bmw. I nipoti, Saul e Sara Alpern, i suoi genitori.
Non c’è nemmeno una foto del marito. «Sono dispiaciuta per lui, ma ha distrutto ogni cosa. Non glielo potrò mai perdonare. Mi chiedo ancora che bisogno avesse di agire così. Di sicuro non sapeva più come tirarsi fuori da quella trappola. Eppure Bernie era molto intelligente. La parte legale della sua società, il trading in Borsa, era rivoluzionario. Ero fiera di lui».
All’inizio, Ruth andava a trovarlo nei carcere di Butner, in Carolina del l Nord. «Non era cambiato fisicamente. La prigione pareva tollerabile, e gli altri detenuti sembravano relativamente normaliUn giorno, ho smesso di andare. Ogni tanto mi chiama e io rispondo, solo perché sono triste per lui. L’ultima volta è stato due giorn* fa. Parla poco. Mi chiede notizie di me e dell3 gatta. So che legge molto. Gli ho detto che ero appena tornata dal Michigan, dove avevo assistito alla consegna del diploma di nostr3 nipote. La conversazione dura sempre meno di cinque minuti».
Si percepisce che Ruth non riesce 3 detestare del tutto suo marito. «Siamo cresciuti insieme. Avevo 13 anni quando ho conosciuto, lui 16. Pensi un po’». Durante la conversazione, gli unici momenti in cui i suoi occhi azzurri si illuminano e il sorriso malizioso riemerge sono quelli in cui parla di lui, quando si erano conosciuti era un ottimo nuotatore. «Lo trovavo bellissimo. C’era una forte attrazione fisica tra noi. e mi amava, cosa che naturalmente mi faceva piacere. Ma avevo 18 anni quando sono diventata sua moglie: è un errore sposarsi troppo giovani. Così, anche se avevo studiato da nutrizionista ed ero appassionata all’argomento, non ho mai perseguito una carriera. Certe donne della mia generazione ci sono riuscite, io no. E me ne pento. Certo, avrebbe potuto andarmi peggio».
Il suo appartamento dà l’impressione che ci viva senza disfare mai del tutto le valigie, come se non fosse davvero casa. Rispetto a Lexington Avenue, da dove viene, è quasi monacale. La dimora dove stava con il marito «sembrava un consolato», secondo lo scrittore e giornalista Michael Skakun, invece qui i mobili sono pochi e non certo di lusso. Si impara la differenza tra l’indispensabile e il superfluo: la cucina in un angolo del soggiorno, un tavolo in legno chiaro, poche sedie.
È evidente che Ruth Madoff non riceve nessuno. «Non sono una compagnia cosi piacevole. Quando esco ho paura di essere seguita. Ogni tanto qualcuno mi riconosce in treno, ma grazie al ciclo non sono mai stata aggredita». Certo non vive in miseria: il suo bilocale è circa 80 metri quadrati, con un balcone che dà sul giardino di un complesso residenziale di Greenwich, che è un’elegante cittadina del Connecticut a un’ora da Manhattan. Un esilio che ha scelto per stare vicina ai nipoti. che ormai sono la sua unica gioia. «Potevo fare a meno di tutto quel lusso», dice. Come suo marito, veniva da un quartiere modesto del Queens. e nessuno dei due avrebbe immaginato di diventare così ricco. La vita accanto a Bernie è stata comunque dolce, e per Ruth, che adorava i viaggi, era semplicemente perfetta. «Aveva uffici a Londra, città che adoro, e ci andavamo spesso. I miei ricordi più belli sono legati alle vacanze a Montauk. negli Hamptons. La casa davanti all’oceano, che avevamo fatto costruire per 750 mila dollari, è stata rivenduta a 9 milioni senza che ci abbia mai messo piede. L’incasso è servito interamente a rimborsare le vittime della frode». Una goccia nell’oceano di denaro perduto dai clienti di Bernie. «Avevamo anche un appartamento a Cap d’Antibes, modesto ma meraviglioso. Ci passavamo almeno un mese ogni estate. Avevamo una barca, invitavamo gli amici».
Cullata da quella vita. Ruth si era addormentata. Della frode di suo marito J non aveva visto né saputo niente, ha concluso l’Fbi dichiarandola innocente, come i suoi figli, che però lavoravano nella società del padre. Le chiedo che cosa pensa della confessione di Shcryl Weinstein, anche lei nella finanza e autrice di un libro in cui si vanta di essere stata ramante di Bernic. risponde: «Era un grande donnaiolo. Non mi sorprenderebbe se ne avesse avute anche altre. Avrei dovuto lasciarlo, non so perché non l’abbia fatto. Mi ricorda lo sketch di un comico ebreo che diceva: ’‘L’omicidio, ok. Il divorzio, mai!”. Sono di quella generazione. E poi avevo paura di rimanere sola. Non lo ero mai stata, é patetico, lo so».
Ruth non sembra inacidita ne depressa. «Qui a Greenwich i vicini sono davvero gentili. mi hanno accolta molto bene». La sua unica paura e l’Alzheimer. «Mio padre si è ammalato subito dopo i 70 anni, lo perdo la memoria, mi dimentico di mettere i francobolli sulle lettere da spedire. Dovrò fare degli esami». Non le piace stare con le mani in mano e fa molto volontariato. «Adoro impegnarmi ed è fantastico rendersi utile». Insegna inglese agli immigrati e dà una mano anche a Meals on Whcels, un’associazione che consegna i pasti ad anziani non del tutto autosufficienti. Lei, che ha votato Hillary Clinton, è infuriata con Donald Trump che minaccia di tagliare le sovvenzioni pubbliche all’associazione. Ormai si dichiara «femminista» libera.
Per il film ha incontrato l’attrice che la impersona, Michelle Pfeiffcr, perche potesse studiare la sua personalità. «Mi voglio bene», dice. orgogliosa. «Penso di essere una brava persona e voglio che si veda sullo schermo». Tra le vittime della grande frode ci sono amici, conoscenti, persino membri della famiglia. E allora? Non è forse vittima anche lei? Non ha forse perduto 700 milioni di dollari? Erano tutti sulla stessa barca, e non si erano accorti che il capitano era un pazzo. Ruth guida una Toyota Prius e ha ancora i mezzi per vivere e pagarsi l’affitto di 2.900 dollari al mese per questo appartamento. Ha anche mantenuto qualche traccia esteriore dclfantica ricchezza, come la borsa di Goyard, la pelletteria di lusso vicino a Place Vendòmc che gli americani adorano, e un Cartier che non si toglie mai dal polso.
Dopo la condanna del marito e la liquidazione del suo patrimonio personale, il tribunale le ha attribuito l’ingente somma di 2,5 milioni di dollari. Una parte è andata a regolare i conti con gli avvocati, il resto è stato investito. E lei, che si occupa personalmente delle sue finanze, mi confida con orgoglio che paga le bollette senza toccare il capitale. «Ho investito in prodotti molto sicuri», mi spiega, con tono da esperta. Quando ci si chiama Madoff, non ci si può fidare del primo che passa.
(Traduzione Gioia Guerzoni)