1 gennaio 1952
Ribelli all’opera in Egitto. Non vogliono gli inglesi sul Canale di Suez
Guerriglieri egiziani si ribellano al regime di Faruk, che tollera ancora la presenza degli inglesi sul Canale di Suez. Scontri a fuoco sono avvenuti nella notte a Ismailia. Concentrati al riparo di due moschee, i guerriglieri hanno aperto il fuoco contro le forze britanniche di servizio sul ponte « Ymca » e sul ponte Suez, alla periferia della città. Nelle vicinanze di Suez s’è invece verificata un’incursione di commandos guerriglieri, durata sette ore dalle 21 di ieri alle 4 di stamane contro gli acquartieramenti inglesi e le installazioni militari. Questi scontri mirano a spingere il Governo a uscire dal temporeggiamento sul quale aveva ripiegato alcuni giorni or sono per non complicare la già confusa situazione creatasi in Egitto dopo la manifesta intenzione di Faruk di appianare nel migliore dei modi le divergenze con Londra. A riaccendere l’intransigenza del Governo ha, comunque, provveduto ieri stesso il gen. Brian Robertson, ribadendo la decisione britannica di mantenere le posizioni nella zona del Canale. Il Primo ministro Nahas Pascià non aspettava forse occasione migliore per schierarsi ancora una volta apertamente con l’estrema nazionalista e infatti ha reagito rincarando la dose di accuse di «brutale aggressione» e di «barbaro terrorismo» a carico degli Inglesi. Il leader wafdista ha colto inoltre l’occasione per tirare dalla sua parte re Faruk, affermando che «le minacce imperialistiche di Londra non ostacoleranno i nostri sforzi verso la realizzazione del nostro obiettivo di una completa e immediata evacuazione britannica e dell’unione col Sudan sotto la corona egiziana». Nahas, facendo sua una espressione usata ieri da Robertson, ha ripetuto che l’Egitto «affronterà la forza con la forza» e ha aggiunto che il suo Governo non discuterà il recente invito a partecipare al patto del Medio Oriente o ad altre proposte finchè un solo Inglese armato rimarrà in Egitto.