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 2017  maggio 30 Martedì calendario

Le incognite del «tedesco». Intervista a Daniele Caramani

BERLINO Per l’Italia, «il sistema elettorale tedesco è troppo complicato», secondo il professor Daniele Caramani, cattedra di Politica comparativa alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Zurigo. Esperto di elezioni e di meccanismi elettorali sia in Germania che in Italia, sostiene che con un sistema di partiti strutturato come quello tedesco, funziona: con un sistema di partiti «fluido» come quello italiano si può dubitarne.
In che senso è complicato?
«I due voti sulla scheda, se ci saranno anche in Italia, potranno essere un problema. In Germania ci sono 299 mandati diretti per il Bundestag. Poi c’è un secondo voto, che è quello che rende il sistema proporzionale, per i partiti che superano il 5% dei voti nazionali o conquistano tre mandati diretti. Qui immagino che in Italia ci potrebbe essere una complicazione, nel momento in cui ci si aspetta che l’elettore divida il voto».
In che senso?
«Dipenderà da quali strategie metteranno in campo i partiti. I quali, non dimentichiamolo, sono i veri esperti del sistema elettorale e già staranno pensando cosa fare per prendere più voti anche attraverso giochini. Per dire, si potrebbe presentare un candidato animalista se si ritiene abbia la possibilità di arrivare primo e poi chiedere il voto per la lista di Forza Italia. Il rischio è la frammentazione».
A differenza che in Germania, in Italia il numero di parlamentari eletti sarebbe fisso, non mobile per garantire la rappresentanza proporzionale.
«Il senso di non averne un numero fisso dipende dal fatto che chi ha eletto molti deputati con il voto nei collegi potrebbe essere sovra-rappresentato rispetto ai voti nazionali che ha preso. Per garantire il proporzionale, dunque, in Germania si aggiungono seggi a chi non ne avrebbe a sufficienza. Ma se il numero dei deputati è bloccato, per garantire la proporzionalità potrebbe darsi il caso di dover togliere il seggio a chi l’ha conquistato con il voto diretto. Qualcosa di seriamente problematico che annullerebbe il rapporto diretto tra elettore ed eletto».
Veniamo alla soglia di sbarramento del 5%. Funziona?
«Guardi, lo sbarramento si può superare con alleanze di lista per poi dividersi in Parlamento. Dipende dalle regole parlamentari. Ci si dimentica spesso che non tutto finisce il giorno delle elezioni. In ogni caso, lo sbarramento dovrebbe frenare un po’ la frammentazione e incentivare il voto strategico».
A differenza che in Germania, in Italia si eleggerà anche il Senato.
«Differenza notevole: in Germania il Bundesrat rappresenta la struttura federale del Paese. In Italia non è passata la riforma costituzionale. Ora la legge elettorale del Senato dovrebbe essere abbastanza omogenea a quella della Camera, se capisco bene. Ma si rischia di eliminare la rappresentatività regionale».
E poi c’è la questione delle differenze tra i sistemi dei partiti. E delle culture politiche.
«In Germania è essenziale l’accettazione del fatto che l’avversario politico è legittimo. Ma se viene a mancare questa, il voto diviso tra candidato e partito diventa complicato e sfuggente».
Il suo sistema preferito?
«Il più semplice possibile, per l’Italia. Sbarramento puro al 5%: lo capiscono tutti. Con uno o due voti di preferenza. Quello tedesco è troppo complicato».