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 1976  giugno 18 Venerdì calendario

Io lamo, tu lami, egli sciopera

ROMA – Era incerto se intitolarlo Soliloquio di un attore cornuto prima delle elezioni oppure Tango antilopato, poi ha deciso di chiamarlo Vote for Antelope e l’ha pure scritto sulla giacca di camoscio alla «Midnight Cowboy» con la quale si presenta sul piccolo palcoscenico della Campanella. Occhiali scuri da sole che non si toglie mai, atteggiamento che sembra studiato sul cinema dei ribelli degli anni Sessanta («mi chiamavano il James Dean di Piadena») Enrico Papa si esibisce per la delizia di pochi: a vederlo saremo in sei, forse sette. Comunque ce la mette tutta per riscaldare l’ambiente con la sua «rabbia».
«Lei sa cos’è l’antilope?» chiede aggirandosi fra le poltroncine di velluto blu: «un roditore» gli rispondono e lui velocissimo «un roditore di miliardi...». Altra domanda provocatoria : «secondo voi chi di questi tre personaggi è l’Antelope Cobbler: Rumor, Moro o Leone?». «Tutti e tre» dice uno furbissimo e Papa non sa cosa commentare : «Rumor» fa un altro aggiornato sugli ultimi sviluppi del caso: «Bravi» gli dice Papa «da qualche sera Rumor vince ai punti su Leone». Non sono battute esilaranti, è vero, ma i bersagli d’obbligo ci sono tutti: la lottizzazione della Tv («per lavorare dovrò farmi la tessera») le bustarelle, le superpensioni dei superburocrati, l’ultima su Fanfani che però non ho capito bene, una storia complicata nei gabinetti dei motel. Non mancano neanche le raccomandazioni pre-elettorali della mamma: «Enrichetto vota bene, c’è in gioco una raccomandazione per lo Stabile». Ma Enrichetto lo dice tondo alla fine per chi voterà: voterà Pci e non per l’Antilope. Peccato, un’altra prova che a Roma il cabaret di sinistra o non esiste o rischia di portare involontariamente acqua al mulino del qualunquismo.
Fa eccezione, tuttavia, uno spettacolo che sta girando in questi giorni fra il Teatro di Trastevere e La Maddalena. S’intitola Mica sarai femminista? ed è il risultato di un anno di corsi di teatro e di musica tenuti da Vilda Ciurlo e Meri Franco-Lao al Liceo Statale Sperimentale della Bufalotta; una satira condotta con i ritmi e i tempi del cabaret, recitata dagli stessi allievi sul «grottesco» tipicamente italiano dell’educazione del maschio clerical-fascista. Un tema indubbiamente in presa diretta con le «crociate elettorali» e dai molti risvolti politici colti attraverso un’analisi divertente del Costume soprattutto canoro.
Il connubio canzoni-cabaret si celebra anche sotto l’egida dell’ex patron del Festival di Sanremo e del Cantaeuropa, Ezio Radaelli, al Teatro Circo di piazzale Clodio in una serie di spettacoli straordinari che, curiosamente, arriveranno proprio fino alla vigilia delle elezioni. Qui per un pubblico ciabattone, accanito lettore di Sorrisi e Canzoni e Novella 2000, Marcello Martana e Giusi Valeri si esibiscono in filastrocche di questo tipo: «Lama voce del verbo lamare: Io Lamo, tu Lami... essi scioperano», oppure «Malagodi voce del verbo malagodere: Io Malagodo, tu Malagodi... essi se la godono».
Siamo nella palude dell’umorismo più radiofonico, del disgusto per la politica («povera Roma bella imbrattata dalle scritte elettorali»), e, tra una botta al cerchio e un’altra alla botte, ogni tanto fa capolino lo spauracchio di una possibile vittoria delle sinistre con l’avvento dei comunisti al governo, quando le strade diventeranno, per esempio, via Pajetta o via Donat-Cattin...
Lo spauracchio diventa un Mostro al Bagaglino l’ex Salone Margherita, tempio romano del cabaret (ognuno ha quello che si merita). Qui in un’atmosfera di lusso pacchiano da crociera organizzata, da belle époque all’amatriciana, un pubblico di mezzecalze eccitate fa la fila davanti al botteghino per vedere Horror di Castellacci e Fingitore. La trovata è questa: le metamorfosi Jekyll-Hyde come trasformismo all’italiana in chiave, però, di «boia chi molla» (1). Allora vediamo Jekyll (un Oreste Lionello che, ostentando impassibilità e distacco petroliniani, gioca su doppi sensi e battute da «palazzinaro») diventare, dopo aver bevuto la celebre pozione, per l’occasione ovviamente rossa e ovviamente «molotov», Hyde cioè Pippo Franco il quale, fra un «il mio motto è miccia al cul» e un «mo’ so’ cazzi vostri», dà il meglio di sé stesso per dimostrare che l’Omo Novo delle Sinistre è un abominevole impasto dell’Uomo di Neanderthal e dei Criminali di Cesare Lombroso.
Quindi da una parte (quella rispettabile di Lionello-Jekyll) scialo di addolorate facezie sul marciume che ci circonda, sulle antilopi, le tendenze particolari di certi dicci, la corruzione, le corna, il burro del tango (ancora il burro!) (2) e le donne che non sono più «Suore» ma «mignotte»; dall’altra (quella della Barbarie Rossa di Franco-Hyde) efferatezze, invano ostacolate dall’Ispettore Cossigan (3) come l’uccisione sull’onda di Mack the knife di Jenny Liberty (in tricolore). Fino all’apocalisse conclusiva, al mondo rovesciato di Hydland, con i soldati capelloni ed effeminati, gli studenti bestie d’ignoranza e d’arroganza, le donne dimentiche della loro femminilità che incrociano i guantoni sul ring con gli uomini, il Papa che si spoglia della sua bianca tonaca ed indossa una tuta rossa da operaio e tutti che cantano in coro «Felici-Pum-Ta»...
Note: (1) Nel luglio 1970 gravi disordini scoppiarono a Reggio Calabria in seguito alla decisione di promuovere a capoluogo di regione Catanzaro. La rivolta, capeggiata dal missino Ciccio Franco, aveva come parola d’ordine «Boia chi molla». (2) In una famosa sequenza del film Ultimo tango a Parigi, gli attori Marlon Brando e Maria Schneider si esibivano in una «performance» sessuale per portare a termine la quale era indispensabile l’uso di un lubrificante. Allo scopo veniva adoperato del burro. A causa di questa scena, il burro entrava in molte barzellette e battute spinte in circolazione all’epoca. Il film, girato da Bernardo Bertolucci nel 1972, venne sequestrato e condannato al rogo nel 1976. (3) Francesco Cossiga era ministro degli Interni.