Corriere della Sera, 3 febbraio 1958
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L’unione tra Egitto e Siria, ovvero la cosiddetta Repubblica Araba Unita
Egitto e Siria si fondono. II nuovo Stato, «Repubblica araba unita» o «stati Uniti d’Arabia», è aperto all’accessione di nuovi membri. E lo Yemen intende accedervi. Questa fusione di due Stati che non hanno ragione, nè modo, di «integrarsi» e che sono separati dal mare, da Israele, dalla Giordania, è diretta non già ad alleggerire la tensione del Medio Oriente, ma ad accrescerla: è un atto non di pace, ma di guerra fredda.
Contro chi si fa questa unione? Prima di tutto contro i regimi degli Stati arabi; poi, contro Israele; poi, contro l’Occidente. Lasciamo alla stampa nasseriana nostrana l’illusione che la fusione delle due Nazioni arabe sia un contributo alla distensione. Ma re Saud e re Feisal e re Hussein, che hanno qualche titolo più valido per pretendere di capire la politica di Nasser, paventavano da tempo quello che oggi è accaduto, e non hanno aspettato che si compisse per accrescere i loro depositi sulle banche svizzere. Perchè è contro di loro che i colonnelli del Cairo e di Damasco hanno sempre manovrato e manovrano: in passato, mediante cospirazioni e attentati; ora, per altre vie.
L’anno scorso fu pubblicato in questo giornale un elenco delle congiure e dei colpi di Stato che emissari di Nasser avevano ordito nei vari Paesi arabi, e che erano stati sventati. Sarà bene ripubblicario.
Iraq: l’addetto militare egiziano tenente colonnello Hinavi fu espulso nel gennaio del ’56 perchè aveva cospirato contro i membri del Governo dell’Iraq. L’addetto militare siriano colonnello Azem fu espulso nel gennaio del ’57 perchè accusato di orperare attività terroristiche.
Libano: l’addetto militare egiziano capitano Hassan Khalil fu espulso nel novembre del ’56 perchè accusato di orperchstrare sabotaggi. L’addetto giordaniano, il brigadiere Mu’ayta (un nasseriano) fu espulso nel febbraio del ’57 perchè accusato di orperare sabotaggi a Beirut.
Giordania: l’addetto militare egiziano colonnello Mustafa fu ucciso dallo scoppio di una bomba (giugno ’56). Il nuovo addetto, colonnello Fuad Hillal, fu espulso nel giugno del ’57 perché accusato di aver ordito una congiura per assassinare re Hussein e re Saud.
Libia: l’addetto egiziano colonnello Sadeq fu espulso nel novembre del ’56, perchè organizzava opere di sabotaggio e distribuiva armi.
Sudan: l’addetto egiziano colonnello Abu-Nur fu espulso nel ’56, perchè si teneva in contatto coi partiti contrari al Governo e organizzava l’opposizione.
Etiopia: l’addetto egiziano tenente colonnello Hilmi fu espulso nel novembre del ’56 perchè aveva intrapreso azioni contro la sicurezza dell’Etiopia.
Particolarmente istruttiva è la storia dei rapporti fra Saud e Nasser. Una storia ancora oggi piuttosto oscura. Saud fu, per lungo tempo, l’alleato di Nasser e il suo amico del cuore e, quel che più conta, il finanziatore delle sue tenebrose mene in Giordania. La ragione di questa alleanza probabilmente era la comune inimicizia per i sovrani hascemiti. Ad Amman, Saud comprava giornalisti, ufficiali o personaggi della Corte (si disse che persino la regina madre fosse ai suoi stipendi) e Nasser mandava sicari e bombe. Erano i tempi in cui ogni giorno apparivano, nei giornali arabi, fotografie di Saud e di Nasser nell’atto di tenersi per mano come i più teneri amici di questo mondo. Nel frattempo, l’addetto militare egiziano a Ryad, Hashbah, ordiva una bella congiura per far la pelle a Saud. Quando Saud se ne accorse, Nasser non potè negare i fatti – e le prove erano schiaccianti —; sconfessò il suo sicario. Disse che Hashbah aveva agito a sua insaputa. Saud espulse Hashbah e, subito dopo, i maestri egiziani, che Nasser gli aveva regalati; smise di finanziare gli intrighi di Nasser e si avvicinò agli hascemiti. E da allora si è appoggiato all’America.
Ma Nasser, in fatto di cospirazioni, è inesauribile: perduto Saud, ha preso a cospirare contro di lui con il fratello – uno dei tanti fratelli di Saud – Feisal. Costui, oltre a essere il Primo ministro dell’Arabia saudiana, è il principe ereditario. Nel corso normale delle cose, avrebbe poche probabilità di salire al trono, perchè Saud non è vecchio. Ma, se l’Arabia facesse quel che ha fatto la Siria, Saud salterebbe, e lui, Feisal, assumerebbe la posizione che El Kuwatli assume oggi in Siria: diventerebbe il vice-Nasser. Saud sa bene che al Cairo si cospira contro di lui, ma non può farci niente perchè Feisal si è asssicurato, per mezzo di matrimoni, l’appoggio di alcune tribù potenti. Questo è un esempio caratteristico della tattica di Nasser: da una parte, egli mina il terreno sotto i piedi a Saud; dall’altra, apre le braccia al probabile successore di Saud: vi è un posto per lui negli «Stati Uniti d’Arabia». L’Unione siro-egiziana è fatta, per ora, sulla carta. Sarà meno facile farla nei fatti o nella realtà. Differenze profonde separano la Nazione siriana e quella egiziana, in tutti i campi: politico, economico e sociale. Vi è un punto oscuro in questi avvenimenti, ed è come i vari attori si siano distribuite le parti. Si parlava di unione da vario tempo, ma il progetto non andava avanti. Chi ha fatto precipitare la situazione è stato il capo di stato maggiore siriano, Afif Bizri. Dal giorno in cui fu annunziata la conferenza di Bagdad, Afif fu come invasato: «Un complotto si trama a Bagdad contro la Siria e l’Egitto! Gli imperialisti, furiosi per la fraterna collaborazione dei nostri due Paesi, vogliono schiacciarci separatameatamente, l’uno dopo l’altro!». Cosi gridava il piccolo generale Afif. E, senza pensarci su, all’insaputa del suo Governo, partì per il Cairo, insieme con otto ufficiali. Ma Nasser era impegnato in conversazioni delicate con Sokarno, col saudita Feisal, con lo yemenita Badr. E lo fece aspettare due giorni. Nello stesso tempo, il suo ambasciatore a Damasco interpellava il Governo siriano. Il Governo siriano, alla sua volta, interpellava il vice capo di S. M., Amin ed Naturi, e il capo del Deuxième Bureau, il colonnello Saraj. E apprendeva, così, che il generale Bizri, a sua insaputa e all’insaputa del Presidente della Repubblica, era andato al Cairo a disporre della Siria.
Subito spedì al Cairo il ministro degli Esteri, Salah Bittar, con un messaggio personale di Kuwatly per Nasser: il vecchio patriota siriano si dichiarava pronto a venire in Egitto a proclamare l’unione alle condizioni che a Nasser fosse piaciuto stabilire. E così si è fatto. E Nasser, da una parte, premendo sul Governo siriano dal basso, secondo il suo metodo, mediante Afif, lo ha obbligato a cedere senza condizioni; dall’altra, si è dato le arie di cedere alle richieste di Damasco. Ma c’è da sospettare che Afif abbia agito di concerto con lui e per suo mandato.