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 1958  luglio 14 Lunedì calendario

C’è Nasser dietro al colpo di stato in Iraq

Si ipotizza che dietro il colpo di Stato in Iraq ci sia Nasser, come si evince anche dal riconoscimento immediato, da parte del nuovo regime, della Repubblica Araba Unita. Si paventa che sia imminente anche una caduta di re Hussein di Giordania (che ha appena sventato un complotto contro di lui). Il Patto di Baghdad è a questo punto carta straccia.

Per la Russia la  rivolta di Bagdad costituisce un grosso successo. Ma non è detto che un Nasser padrone di tutto il Medio Oriente sia più facilmente manovrabile dal Cremlino. Il suo neutralismo ha avuto un’ulteriore  conferma, la scorsa settimana, con l’incontro, alle isole Brioni, con Tito, i cui rapporti con Kruscev non sono mai stati così freddi come in questo  momento.

L’Irak è uno dei maggiori stati produttori di petrolio del Medio Oriente e se Nasser riuscirà ad assorbire questo stato nella Rau, egli avrà trovato una fonte di ricchezza e di capitali quasi  inesauribile, che potrà risolvere molte delle difficoltà economiche del mondo arabo e rendere forse possibile l’inizio di quella  riforma strutturale che Nasser ha finora rinviato, ritenendo più importante comprare  armi dalla Russia per una  futura guerra contro Israele.

Ciò a cui stiamo  assistendo è il completamento della evoluzione nazionalista araba, e vale la pena ricordare che la suddivisione del mondo  arabo in tanti Stati diversi è stato uno dei risultati dello sfacelo dell’impero turco,  dopo la prima guerra  mondiale.

Per l’Occidente, la cui  economia è fondata in buona parte sul petrolio  mediorientale, un totale successo di  Nasser fa sorgere grossi  problemi economici, strategici e politici. Rimane il fatto che il libero accesso al petrolio mediorientale è assolutamente ! vitale per l’Europa  occidentale. A questo punto però  l’Occidente non potrà fare altro che prepararsi a scendere a patti con Nasser e con il  nazionalismo arabo che, d’altra parte, non c’è dubbio, ha  bisogno di questa  collaborazione con l’Occidente, anche perché l’Europa è il naturale e unico mercato del petrolio  mediorientale (da un articolo di Arrigo Levi per il Corriere della Sera).