8 aprile 1957
Arrestati i banditi iraniani, stavano per fuggire in Arabia
Sarebbe stato arrestato in un porto del Belucistan pakistanese, al momento di imbarcarsi per l’Arabia Saudiana, il gruppo di banditi iraniani che assassinarono il 24 marzo scorso nella Persia occidentale tre funzionari dell’assistenza tecnica americana. Qualunque possa essere l’epilogo giudiziario di questo fatto tanto tragico, esso avrà per primo effetto quello di illustrare brutalmente una realtà che le formule astratte dello « sviluppo economico » tendono a oscurare negli spiriti, ossia che si tratta di fare una vera e propria rivoluzione per portare i Paesi arretrati al livello di efficienza economica, politica e amministrativa che essi desiderano raggiungere.
L’assassinio dei tre funzionari americani ha provocato le dimissioni del Governo iraniano, un mutamento di Primo ministro e l’entrata in azione di potenti forze con il compito di annientare i fuorilegge che da dieci anni razziavano a loro piacere le regioni desolate della Persia orientale. Il loro capo, Dadscià, aveva promesso che uno degli esperti americani, una donna che non era stata uccisa nel corso della scaramuccia e che egli aveva portata via prigioniera, avrebbe avuto salva la vita se gli avessero concesso un salvacondotto. Per ragioni ancora ignote, il « baratto » non venne concluso e la signora Carroll fu cosi assassinata. I particolari di questo dramma hanno la loro importanza, perché rivelano la debolezza dell’apparato amministrativo a disposizione del Governo iraniano per il mantenimento dell’ordine.
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