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 1953  febbraio 14 Sabato calendario

La Miriella scarica il suo petrolio a Venezia

Il lungo viaggio della Miriella è felicemente terminato. Dopo quarantotto giorni dalla sua partenza da Genova, e dopo aver percorso circa novemila miglia alla media di otto nodi e mezzo all’ora, la petroliera è giunta a Venezia e ha attraccato alla banchina Azoto di Porto Marghera. Il nero e lucido olio combustibile sta fluendo attraverso grossi tubi nei serbatoi di una . compagnia petrolifera, noleggiati per conto della Supor di Roma, la società proprietaria del carico; e domani la Miriella galleggerà vuota. L’Anglo Iranian Oil Company ha chiesto il sequestro giudiziario del carico.La Miriella era giunta a tre miglia dal Lido poco prima delle cinque di stamane e lì, dato fondo alle ancore, aveva sostato fino alle nove, ora in cui, trainata dal rimorchiatore Titanus, aveva ripreso a muoversi verso Porto Marghera. Un’ora ci volle, dalla punta del semaforo del Lido alla banchina Azoto di Porto Marghera. La Miriella, tutta verniciata di fresco in nero e rosso ed il gran pavese alzato, con le bandierine italiana e iraniana vicine, raggiunse il bacino di San Marco; l’attraversò, sotto una sottile pioggerella, e imboccò il Canale della Giudecca. Greve di peso, immersa al massiìno, la pirocisterna piena del petrolio dei pozzi della lontana Abadan veniva avanti lentamente, seguita da un nugolo di motoscafi; sul ponte il comandante Amilcare Mazzeo, gli ufficiali e i marinai agitavano braccia e berretti.
Alle 10, la Miriella attraccò. Montarono svelti a bordo commissari e poliziotti, montarono a bordo ufficiali e guardie di Finanza, montò a bordo un medico. La bandiera gialla della quarantena fu presto calata, grossi tubi di gomma furono gettati sulla coperta della cisterna, le bandierine del gran pavese vennero anch’esse ammainate. Giunse un gruppo di automobili, ne scese una trentina di persone, fra cui un gruppo di signore in pellicce di persiano, una di queste era la signora Kagenuri, moglie dell’ambasciatore dell’ Iran a Roma, attualmente indisposto; la bambina che le camminava a fianco con un mazzo di rose da offrire al comandante della Miriella era la sua figliola Derasciandè che in persiano vuol dire «Brillante». Gli altri erano funzionari dell’Ambasciata e del Consolato dell’Iran in Italia o rappresentanti delle colonie iraniane in Italia (dall’articolo di Egisto Corradi per il Corriere della Sera).