21 dicembre 1951
A Teheran contrasti sempre più forti tra la Corte e Mossadeq
Secondo notizie giunte da Teheran al Daily Teiegraph le relazioni fra il Governo Mossadeq e la Corte dello Scià sarebbero peggiorate a tal punto che si prevedono nei prossimi giorni importanti sviluppi nella critica situazione interna della Persia. Lo Scià sembra ora deciso ad appoggiare le correnti di opposizione al Fronte nazionale, il partito di cui è capo l’attuale Primo ministro. La regina madre in particolare avrebbe manifestato la sua simpatia per quei deputati e per quei direttori e redattori dei giornali di opposizione che si sono rifugiati nel Parlamento l’8 dicembre scorso per sfuggire alle rappresaglie dei fanatici gruppi nazionalisti persiani.
Mossadeq, essendo venuto a conoscenza che lo Scià, preoccupato della sempre più difficile situazione economica in seguito al punto morto cui è giunta la crisi dei petroli anglopersiana, avrebbe deciso di agire per la salvezza del Paese, gli ha inviato un ultimatum perché faccia cessare le interferenze della Corte nelle questioni politiche. Nella sua rischiosa intimidazione Mossadeq avrebbe minacciato anche di dimettersi per iniziare subito dopo una campagna contro la Corte stessa. Nel suo ultimatum il Primo ministro avrebbe poi denunciato gli intrighi della regina madre a favore dell’opposizione e dei rifugiati nel Parlamento ai quali ella avrebbe fatto giungere doni e viveri.
Non appena ricevuta la lettera di Mossadeq lo Scià invitava nel suo palazzo la regina madre e le ingiungeva di attenuare le sue manifestazioni politiche. Questo gesto avrebbe soddisfatto il Primo ministro, ma in realtà sulla capitale persiana pesa ora un incubo grave. La regina madre si è rifiutata di ritornare nella sua residenza fuori di Teheran per timore di qualche vendetta. Sembra che la madre dello Scià abbia informato il figlio che Mossadeq tenterebbe di impossessarsi del potere obbligando la famiglia reale a ritirarsi in esilio. La situazione persiana è insomma peggiorata in questi ultimi giorni in seguito ai contrasti fra il Governo e la Corte: appare sempre più manifesta l’intenzione, da parte dei capi dell’esercito, di intervenire per ristabilire l’ordine e la calma politica e rimettere in funzione le raffinerie di Abadan e i pozzi petroliferi che sono la sola e grande risorsa economica persiana.