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 1951  novembre 28 Mercoledì calendario

Gli inglesi erano pronti a dividere con i persioni 50-50 i profitti del petrolio

Il segreto dell’errore commesso dal Governo laborista nella vertenza anglo-persiana dei petroli e le ragioni della ostinata intransigenza del Governo di Teheran nelle trattative coi rappresentanti britannici potrebbero essere spiegati dal bilancio della Anglo-Iranian Oil Company e dal rapporto aggiuntivo del suo presidente, che sono stati pubblicati questa mattina. La Compagnia petrolifera ha annunciato che nella gestione dello scorso anno i suoi profitti ammontarono alla favolosa cifra di 115.495.994 sterline, pari a circa 200 miliardi di lire italiane. Da questo totale devono tuttavia detrarsi 34 milioni di sterline per usura degli impianti fissi e 24 milioni spesi per i sondaggi di nuove zone petrolifere. L’Anglo-Iranian quindi ha incassato dalla vendita del petrolio 81 milioni di sterline, cioè il doppio dell’anno precedente. Il Governo britannico ha guadagnato con le sue tasse oltre 50 milioni di sterline lasciando cioè alla Compagnia petrolifera un netto di 33 milioni di sterline (35 miliardi di lire italiane) di cui 26 accantonati come capitale e sette distribuiti agli azionisti.

Che cosa è toccato ai  Persiani nel 1950? Sedici milioni di sterline; se i Persiani avessero ratificato gli accordi  supplementari del 1949 avrebbero  potuto guadagnarne 33 milioni, perché l’Anglo-Iranian,  immediatamente dopo i contratti  firmati tra una compagnia  petrolifera americana e il  Governo dell’Arabia Saudita sulla  base della spartizione in parti eguali dei profitti, fece nel  gennaio scorso una analoga offerta al Governo persiano che è  rimasta segreta fino a oggi.

Nel rapporto firmato dal  presidente della Anglo-Iranian a  illustrazione delle cifre del  bilancio è detto che l’ Iran con  l’incasso per i suoi diritti di  dogana e altre tasse avrebbe potuto ricevere complessivamente  circa 50 milioni di sterline  all’anno.