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 1979  aprile 06 Venerdì calendario

A chi piace questo golpe?

Il primo round della vicenda Banca d’Italia si è concluso ieri pomeriggio con la concessione della libertà provvisoria da parte del giudice istruttore Alibrandi al vice direttore dell’Istituto, Sarcinelli. Il giudice istruttore ha ottenuto, prima di scarcerare l’imputato, che egli venisse sospeso dall’incarico, altrimenti – andava dicendolo lui stesso nei corridoi di palazzo di giustizia, come riferiscono le cronache giudiziarie dei giorni scorsi – avrebbe provveduto d’ufficio. Si è dunque trattato d’un provvedimento amministrativo ottenuto da un magistrato che ha usato, per raggiungere quell’obbiettivo, la sua facoltà discrezionale di «restringere» la libertà personale d’un imputato.
Si discute tra i giuristi se, nel caso di Sarcinelli, la sospensione dall’ufficio fosse un «atto dovuto» oppure no. In proposito le norme di legge e di regolamento sono due. La prima riguarda tutti gli impiegati dello Stato e prescrive appunto che, nel caso di impiegato tradotto in carcere, la sospensione dall’ufficio sia obbligatoria, per il fatto stesso che l’incarcerato non può prestare allo Stato il proprio lavoro.
Ma i dipendenti della Banca d’Italia non sono impiegati dello Stato, e qui soccorre una norma del regolamento interno dell’Istituto che, per quanto riguarda la sospensione dal lavoro, li equipara appunto ai dipendenti statali, fino al grado di funzionario. Sarcinelli non ha il grado di funzionario, ma quello di dirigente. La sospensione per lui non era dunque un «atto dovuto», ma discrezionale. E il governatore aveva fino a ieri sostenuto, in pubblico come in privato, che non l’avrebbe mai deciso.
Come mai nella tarda serata di ieri ha mutato opinione? Quali pressioni ha ricevuto? Da parte di chi?
È chiaro a tutti, comunque, che la partita è tutt’altro che chiusa. Ed è altrettanto chiaro che, oltre ai risvolti giudiziari e giuridici, ci sono risvolti di natura politica, a dir poco inquietanti. Ecco i principali.
1) La magistratura inquirente dà inizio a indagini che portano all’incriminazione del Governatore della Banca d’Italia e all’arresto d’un membro del direttorio dell’Istituto. La medesima magistratura inquirente reclama che l’arrestato venga sospeso dall’incarico. Il comitato del credito – cioè il governo – presa conoscenza formale dello stato dei fatti, invita invece i membri del direttorio a restare al loro posto (1). Viceversa un membro del direttorio viene sospeso. Qual è a questo punto la posizione del governo? E qual è la posizione della magistratura inquirente di fronte al comitato del credito?
2) Infatti delle due l’una: o il comitato del credito ha inviato i membri del direttorio a restare al loro posto «contra legem», ed allora ci troviamo in presenza d’un comportamento del governo conflittuale rispetto alla legittima pretesa dei magistrati; oppure quella pretesa non è legittima, e allora ci troviamo in presenza di una richiesta dei magistrati «contra legem». Qualcuno insomma ha violato o sforzato la legge. Chi?
3) In tutta questa vicenda il presidente del Consiglio è rimasto assolutamente muto. È un silenzio assai strano. Se ci fosse un conflitto di poteri tra magistratura e governo, toccherebbe infatti proprio a lui di promuovere il ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale. Se invece il conflitto non c’è, il presidente del Consiglio avrebbe dovuto impedire che il comitato del credito assumesse una posizione così esplicitamente polemica nei confronti dei magistrati. In ogni caso, Andreotti deve dire, a questo punto, qual è la sua posizione. Se continua a tacere, dà adito a sospetti molto gravi.
4) La Banca d’Italia ha promosso negli ultimi tempi azioni ispettive nei confronti di alcuni «santuari» del potere. In particolare le ispezioni hanno avuto per oggetto l’Italcasse e il Banco Ambrosiano. Il silenzio della Presidenza del Consiglio è forse motivato da quelle ispezioni e dal desiderio di sgombrare il campo da vigilanze troppo meticolose? Noi non vogliamo crederlo, ma il silenzio del presidente del Consiglio certo non ci aiuta a respingere questo sospetto.
5) Alcuni membri del governo non fanno mistero di una certa «allegria» nel veder indebolito il vertice della Banca d’Italia e si spingono fino a cercar candidati di riserva per l’ufficio di governatore. Si tratta di normale prudenza o di premeditati disegni? E come si concilia questa ricerca con l’invito del comitato del credito al direttorio della Banca di restare al suo posto?
Ce n’è insomma a sufficienza per temere che su una vicenda giudiziaria si stia innestando una manovra politica. A questo punto ciascuno dei protagonisti politici deve parlar chiaro ed assumere le relative responsabilità. Far finta che tutto stia procedendo normalmente è un’ipocrisia che ormai non regge più.
 
Note: (1) II Comitato interministeriale per il credito aveva chiesto a Baffi e Sarcinelli, con una presa di posizione ufficiale, di restare al loro posto. I giudici Alibrandi e Infelisi avevano giudicato grave il comunicato.