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 1979  marzo 29 Giovedì calendario

Il Governatore davanti al giudice

Il governatore della Banca d’Italia. Paolo Baffi, ha risposto ieri pomeriggio, per due ore consecutive alle domande del giudice istruttore Antonio Alibrandi e del Pm Luciano Melisi.
I toni drammatici dell’interrogatorio hanno varcato le porte dell’ufficio di Alibrandi al quinto piano di Palazzo di Giustizia. Si è udito nettamente il giudice istruttore che urlava: «Non ci sono intoccabili... Noi non facciamo comunicati ma sentenze per dare contezza ai cittadini sullo scandalo dei finanziamenti... Lei aveva il dovere morale e giuridico di consegnarci il documento sul Cis...». Alibrandi si riferiva ai comunicati di solidarietà con Baffi e Sarcinelli della Banca d’Italia e delle organizzazioni sindacali.
Al termine dell’interrogatorio il Governatore non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ha parlato invece il suo difensore il professor Giuliano Vassalli: «Crediamo di aver chiarito molti aspetti economici e giuridici della vicenda» ha precisato il noto penalista.
Il Governatore della Banca d’Italia era giunto a Palazzo di Giustizia con una puntualità ineccepibile. Sceso da un’«Alfetta» di colore chiaro, blindata, è salito alle 17 al quinto piano ma il giudice istruttore Alibrandi si è fatto attendere per un impegno preso in precedenza: si parla di un incontro informale con il ministro del Tesoro, Filippo Maria Pandolfi, riguardante la Banca d’Italia.
Alle 17.35 è cominciato il fuoco di fila delle domande da parte di Alibrandi e di Melisi. Il nodo principale che i magistrati devono sciogliere è l’esistenza del dolo da parte di Baffi e Sarcinelli nel mancato invio all’autorità giudiziaria della relazione degli ispettori della Banca d’Italia sull’attività del Cis (Credito industriale sardo) per quanto riguarda i finanziamenti alla Sir dell’industriale Nino Rovelli. Le domande al governatore sono state avanzate soprattutto per stabilire se Baffi e Sarcinelli erano a conoscenza dei quesiti che il capo dell’ufficio istruzionale Achille Gallucci formulò ai periti del tribunale, che appunto si riferivano all’accertamento di eventuali pagamenti da parte degli istituti di credito concessi senza la necessaria documentazione.
Il giudice Alibrandi avrebbe fatto presente a Baffi una circostanza: quando il governatore fu sentito come testimone da Gallucci la Banca d’Italia aveva già ricevuto la relazione sul Cis ma Baffi non ne fece alcun cenno al magistrato. L’esistenza della relazione, avrebbe precisato Alibrandi, si è appresa per una «soffiata» di un dipendente della Banca d’Italia.
L’interrogatorio è terminato alle 19.20 ma Baffi e i suoi difensori Vassalli e Guarino hanno voluto rileggere attentamente il verbale prima di firmarlo e soltanto alle 20.05 hanno lasciato il Palazzo di Giustizia.
Il Pm Orazio Savia che segue le indagini sull’Italcasse, durante una pausa dell’interrogatorio, è entrato nella stanza di Alibrandi; sembra che il fascicolo riguardante i finanziamenti di Arcaini a Rovelli sarà stralciato dall’istruttoria dell’Italcasse e sarà trasferito nell’inchiesta sulla Sir.
Da alcune indiscrezioni si è saputo che le «rassegne stampa» riguardanti i quesiti e la notizia dell’esistenza della relazione ispettiva al Cis erano sparite dall’ufficio stampa della Banca d’Italia. In seguito sarebbero state ritrovate, ma solo dopo che i magistrati inquirenti avevano fatto sabato scorso, una precisa richiesta in proposito. L’indiscrezione è stata confermata negli ambienti giudiziari, ma potrebbe essere stata diffusa per avvalorare la tesi secondo cui Alibrandi e Melisi hanno agito in perfetta linea con i loro doveri di inquirenti.
Sull’operato dei due magistrati, Alibrandi e Melisi, permangono numerosi dubbi, espressi anche all’interno dei loro stessi uffici. II procuratore capo De Matteo ieri mattina non ha voluto ammettere chiaramente di aver avocato a sé il ruolo della pubblica accusa, ma ha dichiarato che il parere sulle istanze presentate dalla difesa di Sarcinelli e Baffi sarà lui a formularlo. Chiederà il proscioglimento dei due imputati o si limiterà ad invitare il giudice istruttore a mettere in libertà provvisoria Sarcinelli, lasciandogli però invariato il capo d’imputazione?
In questo quadro dove emergono posizioni contrastanti tra gli stessi magistrati sull’operato di Alibrandi e Melisi, pro e contro la Banca d’Italia, si è inserito un altro episodio sconcertante. Il giudice istruttore ha ordinato agli otto periti del tribunale, nominati a suo tempo, di svolgere un’altra perizia sui finanziamenti del Cis. Gli esperti dopo un trasferimento con un aereo militare in Sardegna, hanno cominciato a Roma il lavoro. I periti sono gli stessi (prof. Nazzareno Ferri, prof. Simonetto Arcangioli, dott. Angelo Trementozzi, dott. Bruno Del Maro, dott. Antonio Bertani, dott. Pasqualino Ranellucci, dott. Luciano Samari, dott. Mario Piovano) che eseguirono una «perizia fiume» sui finanziamenti alla Sir.
I periti che esaminarono le pratiche presso gli istituti di credito presero come campione di indagine la società Siref sovvenzionata dal Cis. La conclusione della perizia è la seguente: «Non trova spazio di credibilità che gli istituti di credito non abbiano tenuto fede ai loro obblighi legislativi e statutari. Si rimane increduli di fronte all’ipotesi che la truffa si sarebbe dovuta necessariamente compiere col concorso di un esercito di persone!». I periti elencano tutti gli organi che d’accordo tra loro avrebbero dovuto alterare i documenti e concludono che l’unica cosa sbagliata nella vicenda Sir «sarebbe stato il grande programma di sviluppo totalmente o parzialmente inadeguato alle esigenze economiche nazionali».