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 1979  marzo 05 Lunedì calendario

Il gioco violento dei magistrati

«Questo è un gioco violento al quale non ci piegheremo». Il governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi, pronuncia questa frase poco dopo le dodici di ieri mattina. Stanno davanti a lui tutti i più stretti collaboratori e membri del Direttorio, cioè Carlo Azeglio Ciampi (direttore generale dell’Istituto), Alfredo Persiani Acerbo e il suo segretario Fabio Bonci. Paolo Baffi è appena rientrato da via Nazionale dopo aver accompagnato a Regina Coeli il suo braccio destro e vice direttore generale Mario Sarcinelli.
Il governatore, pallido in volto, ha ricevuto per primo il colonnello Campo nel suo ufficio: l’ufficiale dei carabinieri gli ha consegnato la comunicazione giudiziaria destinata a lui, poi gli ha mostrato il mandato di cattura emesso nei confronti di Sarcinelli. Baffi ha chiesto al colonnello di poter informare per primo il suo collaboratore.
Sarcinelli, con passo fermo ma con un lieve tic al volto che tradiva la grande emozione, è uscito dal suo studio, che si trova a fianco di quello di Baffi, e si è diretto verso l’ascensore, in silenzio. Al suo fianco c’erano, appunto, Baffi e l’ufficiale. Intorno, oltre a molti dirigenti che osservavano allibiti la scena, gli uscieri del «piano nobile» di via Nazionale, il cui stupore rasentava l’incredulità.
La stessa incredulità che ci è sembrato di cogliere sul volto del ministro del Tesoro Filippo Maria Pandolfi che ieri sera si è presentato davanti ai teleschermi per difendere totalmente l’operato di Baffi e di Sarcinelli.
«Io devo testimoniare – ha detto il ministro – che la Banca d’Italia si è sempre comportata correttamente nel governo del credito. L’intervento della magistratura, nella quale ho piena fiducia, viene però a creare una profonda turbativa negli istituti bancari e nelle funzioni di vigilanza, le cui regole sono chiaramente stabilite dall’articolo 10 della legge bancaria. Nel caso specifico – ha aggiunto polemicamente Pandolfi – le procedure sono state rispettate. Ci deve essere una separazione di compiti fra magistratura e Banca d’Italia ma ambedue devono poter operare con serenità».
Per la prima volta dalla sua fondazione, un altissimo dirigente della Banca d’Italia, cioè della massima autorità monetaria e bancaria del paese, subiva l’onta dell’arresto.
La reazione di Baffi e degli altri membri del Direttorio è stata immediata. Appena rientrato in Banca d’Italia, il governatore ha mobilitato tutti i servizi operativi ed ha chiamato autorevoli esperti del diritto come i professori Guarino e Vassalli.
Intanto, dalle più importanti sedi provinciali dell’Istituto di emissione, giungevano telex e richieste di conferma dell’arresto di Sarcinelli e dell’incriminazione di Baffi. Anche il sindacato si mobilitava, sotto la spinta della base. Da lì a poco, la segreteria nazionale dell’Uspie-Cgil (1) reclamava uno sciopero di 24 ore che bloccherà domani l’attività della Banca d’Italia in tutto il paese.
Era la dimostrazione più concreta della solidarietà verso i vertici. Baffi che in un brevissimo colloquio con i sindacalisti aveva chiesto di non ricorrere a forme di lotta così estreme come lo sciopero (altro fatto mai accaduto in Banca d’Italia), dopo questo annuncio capiva che forse andava rivista la decisione maturata in quei momenti: quella di dimettersi immediatamente.
Intorno alle 14 giungeva a via Nazionale l’ex direttore generale Mario Ercolani. Chiuso con gli avvocati nello studio di Baffi, ha probabilmente contribuito anche lui alla decisione finale presa dal Direttorio ed espressa in un comunicato di una trentina di righe.
Il comunicato della Banca d’Italia è estremamente preciso e determinato nel respingere le accuse mosse a Sarcinelli. Dopo aver manifestato lo stato di grave disagio determinatosi nella vita dell’Istituto per 1’emissione di una comunicazione giudiziaria nei riguardi del Governatore e in un mandato di cattura nei confronti del vece direttore, Baffi così continua: «Il Direttorio, pur nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, rileva che i propri membri e funzionari dell’Istituto hanno dato alla stessa, così come daranno in ogni occasione, piena e completa informazione su tutti i fatti e i documenti che sono tenuti a comunicare ai fini di giustizia».
«Il Direttorio è convinto che il comportamento assunto dalla Banca è ineccepibile sia nel merito, sia sotto il profilo procedurale e che esso è stato ispirato – così continua il testo di via Nazionale – dalla esclusiva considerazione degli interessi pubblici affidati all’Istituto. Da tale consapevolezza, deriva la fiducia che verrà riconosciuta l’infondatezza di tutte le accuse formulate e che l’autorità giudiziaria vorrà restituire sollecitamente il dottor Sarcinelli alla sua attività».
«Qualora tale evento non si verificasse – questa è la conclusione del comunicato studiata attentamente da Baffi con i suoi collaboratori – i membri del Direttorio valuterebbero il dovere di porre a disposizione delle competenti autorità il proprio mandato».
Martedì, quindi, se Sarchielli non sarà scarcerato, il vertice della Banca d’Italia (cioè Baffi, Ciampi e Persiani Acerbo) presenterà le dimissioni nelle mani di Giulio Andreotti. La crisi istituzionale sarebbe gravissima e la preoccupazione all’estero egualmente alta. Per la lira e per il credito italiano sarebbero momenti molto difficili.
La Banca d’Italia è colpita, infatti, in una delle sue attività più delicate e più cariche di responsabilità: quella del controllo sull’operato delle banche. Parliamo con i più alti dirigenti della «Vigilanza» dell’Istituto proprio mentre, intorno alle 17, giunge a via Nazionale anche l’ex vice direttore generale Antonio Occhiuto.
La reazione di molti dirigenti è quasi rabbiosa: «Noi bloccheremo l’attività ispettiva, nessuno di noi può più agire tranquillamente e con la coscienza di fare una attività utile alla collettività».
I volti sono scurissimi. Nessuno esprime al giornalista delle opinioni personali sul comportamento della magistratura in questa vicenda. Ma da quei visi traspare la certezza di essere al centro di una vera e propria congiura che ha oggi come perno uno dei centri più delicati del potere pubblico.
«La Procura della Repubblica di Roma, così come le procure di tutta l’Italia, – mi dice con voce tagliente uno dei più stretti collaboratori di Sarcinelli – sa benissimo, perché glielo abbiamo comunicato, qual è la procedura che noi seguiamo per le ispezioni bancarie. Sa benissimo che noi esaminiamo i rapporti ispettivi a vari livelli interni, con esperti e con avvocati. Alla magistratura vengono poi comunicati quei rapporti da cui ci siamo convinti emerga un reato».
È dunque il caso Italcasse, la molla che ha fatto scattare le manette sui polsi di Sarcinelli? Il vice direttore generale, indubbiamente, era divenuto negli ultimi anni uno dei più ferrei (e odiati) controllori della banche italiane. L’aver sciolto il consiglio di amministrazione dell’Italcasse, cioè del più importante istituto di credito dove si concentrava il potere democristiano, e l’aver inviato alla magistratura un rapporto ispettivo dal quale emergono reati di peculato per i responsabili dei quattro partiti del centrosinistra, è stata indubbiamente una mossa coraggiosa sia da parte di Sarcinelli che di Baffi.
Ora lo stesso Sarcinelli è accusato dalla magistratura di non aver inviato ai giudici che indagano sui finanziamenti della Sir a Rovelli, un rapporto ispettivo compiuto dalla Banca d’Italia presso il Cis. «Da questo rapporto – mi aveva dichiarato esplicitamente venerdì pomeriggio lo stesso Sarcinelli – non emerge alcuna ipotesi
di reato. Tutti gli organi consultivi interni hanno espresso al Governatore un parere unanime in questo senso. Per questo non lo abbiamo trasmesso. Ma è stato sempre a disposizione della magistratura. Quando ce lo hanno chiesto, i giudici lo hanno avuto».
 
Note: (1) Unione Sindacale Personale Istituto d’Emissione. Questa sigla oggi non esiste più: i lavoratori della Banca d’Italia aderenti alla Cgil, infatti, hanno formato un’unica associazione di categoria che comprende tutti i bancari e i lavoratori delle assicurazioni (Fisac, Federazione Italiana Sindacale Aziende di Credito).