Dieci anni di Repubblica, 13 luglio 1979
L’Italia al buio
Quello di ieri, dicono, è stato solo un «assaggio». Il piatto forte è previsto per oggi, venerdì. L’antipasto tuttavia ha ugualmente provocato il blocco delle catene di montaggio, il silenzio di milioni di elettrodomestici, il buio nelle sale operatorie e negli uffici, l’arresto degli ascensori, il caos del traffico smarrito fra i semafori spenti, e una miriade di altri grandi e piccoli disagi che hanno investito l’Italia del Centro-Sud.
L’altra mezza penisola, a cominciare dal Nord industriale sarà interessata, in maniera ben più massiccia, dall’agitazione di oggi, quando lo sciopero dei dipendenti Enel per il rinnovo del contratto di lavoro fermo da 7 mesi, diventerà nazionale da articolato che era ieri. Salvo ripensamenti dell’ultima ora (vale a dire se le controparti, che trattano ormai da un’intera giornata, si accordassero) toccherà dunque all’intera Italia.
Fra ente elettrico di Stato e sindacati s’intreccia intanto una polemica fitta di accuse attraverso la stampa e di repliche seccate. Dicono i sindacati: «L’Enel ha provocato tagli alla corrente nella giornata di oggi attraverso spegnimenti controllati, attuati ogni mezz’ora». Rispondono all’ente elettrico: «Lo sciopero nella centrale di Torvaldanica, nel Lazio, (un milione e 200 mila kilowatt) ci ha costretti a una riduzione di carico. Il servizio può essere effettuato solo se c’è una riserva di energia, altrimenti si rischia il collasso generale. Per questo abbiamo ridotto l’immissione di corrente, per trattenere una quota-riserva di emergenza».
Ieri, intanto, l’Italia centrale è rimasta, a singhiozzo, a secco di corrente. La privazione, dosata dall’Enel, è stata per fasce di black-out di trenta o sessanta minuti al massimo, che hanno interessato, a turno e ripetutamente nell’arco della giornata, interi quartieri della grandi città e molte zone urbane e industriali.
Dei 22 milioni di kilowatt che sono il consumo giornaliero in Italia, ne sono mancati circa millecento. Quattrocento nel compartimento di Roma (Lazio, Abruzzi, Molise, Marche, Umbria), cento a Roma città, trecento a Napoli (Campania, Basilicata e Puglia), trecento a Firenze (Emilia e Toscana). Per oggi, venerdì, mancheranno oltre 5.000 kilowatt, cioè quasi il 25 per cento del carico totale. La grande crisi è prevista dalle 7 di mattina alle 21, ma le punte si avranno dalle 8 alle 11 e dalle 15 alle 19.
All’Enel chiedono la collaborazione di tutti: «Ridurre al minimo l’uso di elettrodomestici, tenere spenti scaldabagni (che si «bevono», da soli, quasi un milione di kilowatt al giorno, quanto assorbe la provincia di Brescia da sola, famosa per l’altissimo consumo d’energia dovuto al funzionamento delle sue industrie siderurgiche a forni elettrici); non usare ascensori; tenere chiuse le porte dei grandi complessi frigoriferi per la conservazione delle carni e dei gelati».
Se è vero che quest’inverno dovremo abituarci a convivere coi black-out a singhiozzo (la produzione d’energia è bassa e si ridurrà per la carenza di petrolio; i consumi sono in continua crescita) quella di ieri, giovedì, è stata una giornata esemplare. Gli italiani che lavorano in uffici e ambienti ad aria condizionata si sono improvvisamente ricordati di che cosa significa faticare nel caldo dell’estate, o salire le scale a piedi con gli ascensori fermi.
Le cronache di ieri sono fitte di episodi, minimi o drammatici, che ripropongono l’urgenza d’una regolamentazione degli scioperi nei servizi di pubblico interesse, anche se Baiocchi della Cgil elettrici, dice: «Noi ci siamo organizzati in modo tale da non far pesare sul consumatore i disagi dello sciopero. Però l’Enel deve collaborare; noi ci siamo sempre autodisciplinati, non è mai mancata l’energia elettrica a causa delle nostre agitazioni».
A Roma, all’Ospedale oftalmico, è stato portato d’urgenza un gruppo elettrogeno dei vigili del fuoco per far continuare un delicato intervento agli occhi interrotto dal buio improvviso in sala operatoria. Sempre a Roma, un anziano paziente, appena uscito dai ferri, è rimasto bloccato quaranta minuti nell’ascensore per lettighe che lo riportava in corsia. A Napoli, l’Enel aveva tolto la luce ad alcune zone della città, ma poi, sopraffatta da montagne di telefonate, l’ha restituita dirottando il black-out sull’Italsider.
Intanto Enel e sindacati trattano per sbloccare la vertenza. Un’intesa è già stata raggiunta sulla parte normativa; ci sono ancora difficoltà sugli aumenti retributivi. A questo proposito, il deputato repubblicano Giorgio La Malfa chiede in un’interpellanza di sapere se è vero che, qualora le richieste degli elettrici venissero accolte (aumento di 80 mila lire mensili per i 112 mila dipendenti) per l’Enel si avrebbe un onere triennale di 650 miliardi. Cifra pari all’intero passivo dell’ente.