19 aprile 1979
Strip-tease in crisi, vendesi teatro
Quando lo show-man ha finito il suo sketch - il consueto cocktail di battute «ardite» e di qualunquismo nella miglior tradizione dell’avanspettacolo — lascia il suo posto sul piccolo palcoscenico a Katia, una signora marocchina tutta in lamé e boa di struzzo, a parte un «triangolo». La signora compie i contorcimenti di prammatica e poi, via il boa, via la cappa, via l’argenteo reggiseno, via tutto.
Katia, il cui cupo esotismo berbero è conculcato da una parrucca blonda, dona al pubblico raggruppato ai suoi piedi quel che di solito viene definito come «sequela di provocanti movenze» e poi si sdraia, assumendo posizioni che soddisfarebbero anche il più scrupoloso ginecologo. Finalmente lascia il posto a miss Urania, una splendida bruna che pochi minuti prima ha rivelato embrionali ma pregevoli capacità di recitazione in uno sketch che fa la parodia del bollettino meteorologico con la diabolica trovata di sostituire la parola «masturbazione» a «perturbazione». Cala la tela, passerella con Katia, miss Urania, la francese Ronny, l’italiana Jenny e l’inglese Louella che sfilano per i pochi metri del corridoio. S’accendono le luci.
È forse uno degli ultimi spettacoli di questo locale di striptease a sud del Duomo di cui è stata annunciata la vendita su un quotidiano. Sono 250 metri quadri a un prezzo accessibile in uno dei più belli e antichi palazzi patrizi milanesi: ingresso, piccolo bar, platea con 90-100 poltrone, palcoscenico, cabina delle luci, camerini, servizi e un piccolo ufficio. I proprietari vogliono vendere per motivi all’apparenza contrastanti: la difficoltà di trovare spogliarelliste straniere a causa della scarsa attrazione che su esse esercita la nostra moneta e problemi d’ordine morale e tecnico, perché ormai le esigenze del pubblico — non più pago delle solitarie esibizioni di bellezze femminili per quanto perfette esse siano — mirano a rapporti sessuali d’ogni genere mimati o perfezionati sul palcoscenico.
Chi sarà l’acquirente e quale destinazione vorrà dare al locale? Si parla di una impresa commerciale, di un gruppo d’artisti non meglio identificati della solita società immobiliare. Vincerà la Milano-bynight o la Milano degli affari? (Gianfranco Simone sul Corriere della Sera)