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 1979  maggio 05 Sabato calendario

Notte di follia a Trafalgar square

A mezzanotte i più scalmanati si tuffavano già in segno di giubilo nelle fontane di Trafalgar square, levando in alto bottiglie di champagne ornate di grandi coccarde blu. I primi risultati superavano ogni previsione: i conservatori avevano già conquistato Rossandale, Putney, Hornchurch e Ilford. Anche Fulham, collegio della borghesia professionale e intellettuale, aveva abbandonato il suo vecchio deputato laburista. Le proiezioni statistiche davano la maggioranza di 80 o 90 seggi parlamentari alla signora Thatcher.
Per tutto il pomeriggio le bottiglie di champagne e di preziosi vini francesi erano circolate anche nella City, anche se non per ragioni direttamente politiche. La Borsa era giunta ai massimi storici, guadagni di milioni di sterline erano stati realizzati dalla mattina al pomeriggio. Una ventata di euforia aveva scompigliato gli ambienti finanziari.
I giornali della sera avevano pubblicato l’ultimo sondaggio d’opinione che registrava un’improvvisa risalita a favore dei conservatori, tale da garantire loro una maggioranza di almeno 50 seggi.
Più che sorprendente, la cosa era quasi incredibile. La regola, infatti, è sempre stata che il partito di governo compia un balzo in avanti nelle ultimissime ore, e non a caso gli stessi sondaggi avevano dato a Callaghan, il giorno prima, addirittura un piccolo margine di vantaggio.
Forse, è stata la comparsa all’ultimo istante dei moderati conservatori, degli uomini più rassicuranti della vecchia guardia di Heath, tenuti appositamente di riserva, a produrre un effetto emolliente sui timori, sui ripensamenti, sulle abitudini riaffioranti al momento del voto.
Sta di fatto che, attraverso i canali segreti e le antenne misteriose di cui dispongono coloro che manovrano il denaro, la City ha raccolto l’inattesa indicazione dandole pieno credito. E i primissimi risultati hanno subito dato ragione alla City. Mentre i galoppini della signora Thatcher, gli organizzatori locali di partito e i buontemponi di passaggio affrontavano il bagno gelido di Trafalgar square, in tutta Londra si accendevano i televisori e cominciava la grande notte di veglia e di suspense.
Da Regine, il night-club della café society internazionale, si è ballato fino all’alba tra tre grandi schermi a colori che trasmettevano contemporaneamente i programmi elettorali della Bbc e quelli della televisione indipendente. Anche da Annabel’s il night-club tradizionale dell’aristocrazia mondana, si è cenato e ballato per tutta la notte.
Festa anche al Dorchester, dove il presidente della Lion’s Bank, David Montague, ha offerto un sontuoso ricevimento gremito di personalità della finanza e del bel mondo. Flotte di Rolls Royce andavano e venivano, mentre nella hall erano già ammucchiate le prime edizioni dei giornali popolari annuncianti a tutta pagina che per la prima volta nella storia inglese una donna si accingeva ad entrare a Downing street.
I luoghi più tranquilli sono rimasti i quartieri generali dei due partiti, a Smith square, presso Westminster. Nella piazza, illuminata dai riflettori delle troupe televisive e sbarrata dalle transenne, circolavano solo tecnici e alcuni poliziotti. Transport House, la sede laburista, appariva semideserta, presidiata da guardie private fermamente istruite a non ammettere visitatori. Di fronte, nella più ospitale e sorridente sede conservatrice, la sala stampa era gremita da operatori, fotografi e funzionari di partito che attendevano gli eventi con lattine di birra in mano.
Verso le 2 e tre quarti è comparso sul televisore appeso a un angolo della sala il sindaco della municipalità di Finchley, nel nord di Londra, il collegio elettorale che la signora Thatcher rappresenta da quasi 25 anni, il quale ne annunciava la rielezione. C’è stato un breve applauso, mentre dal video la leader vincitrice, composta, aggraziata e tutta per bene in un curiosissimo vestito blu, ringraziava, secondo la formula rituale, il sindaco nella sua qualità di «returning officer», gli scrutatori, la polizia, gli elettori e augurava allo sconfitto, per il futuro, una migliore fortuna sua personale e del suo partito.
Quando un paio d’ore dopo la signora Thatcher è arrivata di persona a Smith square, circondata dalla famiglia e da una piccola folla di notabili, indossava ancora il vestito blu-conservatore, ma appariva tutt’altra : sporgendosi dalla balaustra delle scale scherzava con i presenti facendo giochi di parole di discreta qualità, raggiante ma seria, la voce per nulla leziosa, e appariva sicuramente dotata di quella che in termini teatrali si chiama «presenza».
La signora Thatcher si è subito ritirata ai piani superiori a seguire i risultati, la piazza è tornata semideserta.
Le dichiarazioni dei vinti sono state a volte taglienti; come quella della signora Shirley Williams, figura di primo piano di tutti gli ultimi governi laburisti, che ha giudicato queste elezioni nient’altro che un confronto fra «haves and have nots», tra chi ha e chi non ha, e il loro risultato una tragedia. A volte le dichiarazioni dei vincitori sono state ugualmente amare; come nel caso di David Steel, il leader liberale che si era impegnato a portare almeno venti deputati ai comuni, che ha avuto un plebiscito personale ma ha visto il suo partito precipitare sul piano nazionale.
Altre volte la compitezza e l’autocontrollo hanno nascosto un dramma, e il commentatore ha pronunciato senza pubblici pudori parole di compassione; come nel caso di Jeremy Thorpe, il leader che portò i liberali al trionfo del ’74, battuto dal candidato conservatore nel suo collegio del Devon settentrionale, che la settimana prossima dovrà presentarsi al tribunale dell’Old Bailey per rispondere di un caso oscuro e infamante, un intrigo di omosessualità e tentato omicidio.
Molte delle facce celebri o oscure che sono sfilate sui teleschermi nella lunga notte elettorale non riappariranno più in pubblico. In Inghilterra la politica non è una professione, né tanto meno un vitalizio. Ognuno ha una vita privata alla quale tornare se le sconfitte subite o gli errori compiuti sono stati troppi. 
Anche James Callaghan ha sorriso alle telecamere, ha pronunciato una battuta ironica nei propri confronti per esentarsi dal commentare i risultati, ha reso cavallerescamente l’onore delle armi alla signora Thatcher e non l’ha chiesto per sé. Da oggi egli è il leader dell’opposizione di Sua Maestà, ma forse non per molto ancora. Pare che abbia già deciso di cedere il proprio posto a un successore e di ritirarsi come Wilson. Ha 67 anni.
La partita è finita, avendo dimostrato col suo esito che la politica, in Inghilterra, mantiene il suo carattere civile che è anche di divertimento, anche di gioco e di sfida da condurre secondo regole pattuite su un comune terreno morale.
Fra il partito dei ricchi privo di un programma e il partito dei lavoratori privo di una politica, questo paese impoverito, socialdemocratizzato, con 10 milioni di iscritti ai sindacati più potenti del mondo, ha scelto il primo: quasi avesse voluto riaffermare, con uno scatto temperamentale, il primato di quelle regole sul valore della posta in gioco, e della politica pura, mobile ed imprevedibile, sulla staticità delle idee generali filosofico-sociologiche.
Un paese di vigorose tradizioni maschiliste ha scelto, primo nel mondo occidentale, di essere governato da una donna che non ha mai celato la propria propensione per i princìpi piuttosto che per le idee, per i fatti piuttosto che per i metodi. Dopo una campagna elettorale piuttosto svogliata, talvolta meschina, questo è il risultato più sorprendente.