Corriere della Sera, 24 dicembre 1979
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Biografia di Darryl F. Zanuck
Darryl Francis Zanuck (Wahoo, 5 settembre 1902 – Palm Springs, 22 dicembre 1979). Fu l’ultimo «grande Barnum» della Hollywood dei tempi d’oro, l’ultimo imperatore di una delle più prestigiose compagnie cinematografiche d’Oltreoceano, il suo impero si chiamava -20th Century Fox» e lo mantenne per circa quarant’anni, fino al 1971, allorché un grave deficit (un passivo di 150 miliardi di lire negli ultimi due anni di amministrazione) lo vide costretto a passare ad altri le consegne. La Casa esiste tuttora, ma se si è rimessa in sesto e resta una delle più floride della nuova Hollywood lo deve a un indirizzo più consono all’evoluzione del gusto del pubblico. Darryl Francis Zanuck restò invece fedele fino all’ultimo a una concezione colossale dello spettacolo cinematografico, a una grandiosità di imprese che secondo lui era la sola capace di polverizzare 1 concorrenti. Ma il suo stile gli andò bene per quarant’anni e più (se si considera anche il primo periodo in cui fu produttore associato alla «Warner Bros») ed è questo che conta per ricordarlo tra 1 più grandi magnati del cinema, come un Thalberg, un Selznick. uno Zukor. Tanto più che Zanuck, già in epoca rooseveltiana, seppe anche conciliare lo spettacolo con l’impegno civile ed artistico, consentendo tra l’altro a John Ford, nel 1940, un’opera memorabile come Furore.
Nato a Wahoo, nel Nebraska, il 5 settembre 1902, Zanuck espresse fin da giovanissimo uno spirito dinamico, intraprendente, battagliero. I suoi biografi rammentano che, ancora adolescente, scappò di casa per unirsi ai guerriglieri nel Messico (se ne ricorderà molti anni più tardi per realizzare Viva Zapata! con Marion Brando) e, durante la prima guerra mondiale, si fece passare per maggiorenne onde arruolarsi e prestare servizio in Europa. Ma le sue maggiori ambizioni pare che fossero quelle di diventare scrittore. Cominciò come collaboratore d’un giornale militare, lo «Stars and Stripes», poi di alcune riviste. Ma non gli andò bene e per qualche tempo, con l’aiuto dei genitori, stabilitisi nel frattempo in California, impiantò un’agenzia di pubblicità.
Vicino alla Mecca del cinema, pensò di rimettersi a scrivere elaborando soggetti per film. Quando, nel 1924, riuscì ad imporre un suo racconto alla «Fox Film Company» il suo destino fu segnato. Presentò altri soggetti e venne assunto, dalla stessa compagnia, come scrittore stabile. Dalla «Fox» passò poi alla «Warner Bros.», dove scrisse numerose sceneggiature, alcune delle quali per la famosa «serie» imperniata sulle avventure del cane Rln-Tin-Tln. Tanto fu il successo di questi film che, nel 1928, Jack Warner lo nominò produttore associato della sua casa e, nel 1931, addirittura dirigente esecutivo di tutta la produzione Warner.
Cominciarono allora le sue iniziative di prestigio, fra le quali si annoverano due classici del cinema gangsteristico, Piccolo Cesare e Nemico pubblico, e il famoso musical Quarantaduesima strada. Gli sembrò allora che fosse il momento di mettersi In proprio e nel 1933 abbandonò la «Warner» per fondare, assieme all’ex presidente dell’United Artists», Joseph M. Schenck, una nuova compagnia che denominò «20th Century Pictures». Cominciò col realizzare, in meno di un mese, The Bowary («Spavalderia»), affidandone l’interpretazione a Wallace Beery, George Raft e Jackie Cooper. Il successo lo confortò nel proposito di fare le cose in grande e nello stesso anno produsse altri undici film, tra cui La casa dei Rothschild, e nei due anni successivi ampliò le vedute spettacolari realizzando, tra l’altro, Il conquistatore dell’India con Ronald Coiman e Loretta Young, Il Cardinale Richelieu, con George Arliss, e Il sergente di ferro (da I miserabili di Hugo) con March e Laughton
Ma il vero grande impero di Zanuck sarebbe nato nel ’35 con la fusione della «20th Century» con l’antica e gloriosa «Fox». Come vice-presidente della nuova compagnia – carica che ricoprì fino al 1956, allorché si sarebbe reso momentaneamente «indipendente», per tornare poi alla «Fox», nel 1962, come presidente al posto del dimissionario Spyros Skouras – colpevole costui di aver portato la Casa sull’orlo del fallimento con la sconsiderata avventura di Cleopatra (23 miliardi) di cui non si vedeva ancora la fine – il produttore seppe imporsi sia per l’audacia delle sue iniziative sia per il raro intuito nella scelta dei soggetti, secondo le aspettative del pubblico. Nel giganteschi studios di Westwood Hills chiamò a raccolta una schiera di giovani attori (Tyron Power, Don Ameche, Alice Faye, Linda Darnell, la bimba prodigio Shirley Temple, Betty Grable, Gene Tierney) che ben presto forgiò a livello di «divi». I film si chiamavano Sotto due bandiere, Le vie della gloria, I Lloyds di Londra, Settimo cielo, L’incendio di Chicago, Suez, La grande pioggia, Sangue e arena, Il segno di Zorro, Il filo del rasoio eccetera: opere di grande richiamo spettacolare, tra le quali s’intercalavano però anche autentiche produzioni d’autore, come quelle di Ford, Furore, Com’era verde la mia valle e La via del tabacco. Soprattutto nel dopoguerra contribuì a lanciare anche giovani registi di prestigio (Elia Kazan e Joseph L. Mankiewicz) e a produrre una serie di film (Barriere invisibili, Pinky, La negra bianca, Uomo bianco tu vivrai, Viva Zapata!) contrassegnati da vivo fervore civile e polemico. Tra i suoi meriti non va trascurato quello di aver posto le basi del mito di Marilyn Monroe affidando alla giovane attrice il primo ruolo di rilievo in Eva contro Eva. Al tempo stesso accarezzava e portava a compimento grandiosi progetti di film in costume, come Davide e Betsabea e Sinuhe l’egiziano, che anche se sortivano l’effetto sperato sul pubblico non compensavano sempre il favoloso budget. Nel 1962, come «indipendente, prima di rientrare alla Fox», condusse in porto l’impresa de Il giorno più lungo – monumentale affresco dello storico sbarco in Normandia – figurando anche come regista per le riprese americane, ma in realtà condizionando l’intero lavoro di altri cinque registi. Qualche anno dopo sfoderò anche quell’altro fortunatissimo asso nella manica che fu il musical Tutti insieme appassionatamente, ultimo grande successo della Casa sotto la sua presidenza. Darryl F. Zanuck fu Insignito tre volte (1937, 1944, 1950) dall’ambito Premio Thalberg «per l’alta qualità delle sue produzioni». Si sposò una sola volta, con Virginia Fox, dalla quale, come dal suo eterno sigaro, non si separò mai, e che gli diede tre figli, due femmine e un maschio (quest’ultimo, Richard, divenuto a sua volta produttore all’«Universal»). Tuttavia, in età già avanzata, patì alcune «cotte», rimaste memorabili, per attrici e attricette come Juliette Greco, Bella Darvi, Irina Demich e Geneviève Gilles: amori testardi quanto sfortunati ai quali qualcuno attribuì la colpa di averlo distratto, proprio negli ultimi scorci della carriera, dalla dedizione esclusiva alla fabbrica dell’immaginario.