26 luglio 1979
Non importa se l’Italia non ha i soldi per pagarsi il petrolio
«Le querimonie eticizzanti sui peccati del consumismo, Gomorra dell’età industriale, nemmeno frenano quei giochi di consumo che nell’estate dei sette soli sono il «diritto allo scooter» del quattordicenne-massa e lo sgommare del cittadino adulto dall’angolo della strada al più vicino tabaccaio, il frastuono incessante degli audio e il boom dei più futili servomeccanismi da luna-park. La prospettiva che l’Italia non possa esportare abbastanza per pagare il suo enorme conto petrolifero è semplicemente ignorata, come la flagrante violazione dell’impegno a ridurre almeno del 5 per cento il consumo energetico nazionale.
La collettività sopporta ogni specie di prediche, anzi talvolta se ne compiace come d’un gratificante atto penitenziale... Ma senza effetti pratici. E quando mai fu possibile governare un’economia con le prediche? Vengono applaudite persino certe oscure profezie teologico-ideologiche sulla fine della civiltà industriale, poiché rinviano qualsiasi problema a un incerto giorno del giudizio. Ma senza conseguenze immediate. Descrivendo la crisi energetica come un evento millenaristico, troppo disastroso perché ci sia qualche cosa da fare, forse i rovinologhi piacciono proprio perché distolgono l’attenzione dal problema urgente delle cose da fare, anzitutto consumare meno petrolio» (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera)