1 giugno 1979
La relazione del governatore della Banca d’Italia. «Dense ombre gravano sul futuro»
«L’economia italiana esprime una vitalità di fondo che le ha permesso di raggiungere nel 1978 significativi risultati, che riflettono però l’azione di fattori contingenti, piuttosto che di mutamenti di struttura. Dense ombre gravano in realtà sul futuro. La crisi affonda le sue radici nei salvataggi industriali e finanziari del 1933, e si è sviluppata con una legislazione che ha aggiunto norma a norma, con una stratificazione che le gravi vicende economiche del 1973 hanno fatto emergere con forza. Siamo entrati nello SME con un accorto pilotaggio della lira; la manovra del cambio ha consentito un miglioramento della nostra competitività; l’attività produttiva è in ripresa; le riserve valutarie abbondanti, tali da dissuadere la speculaztone. Ma il quadro è tutt’altro che definito e stabile. Vi sono fattori internazionali di tensione e di preoccupazione (le spinte inflattive tornano a prevalere sugli intendimenti di crescita reale e di sviluppo dell’occupazione); ci sono anche e soprattutto fattori intemi, congiunturali e strutturali, che si assommano in lunga concatenazione, da rimuovere con un’azione che il piano triennale aveva individuato nel gennaio scorso, ma che è rimasta sulla carta. Non si può fare ulteriore affidamento su ’fenomeni di lavoro grigio o nero’. Per restare al tema più pressante, la ripresa dell’inflazione, la manovra del cambio (cioè la svalutazione della lira), da sola non basta se non vengono simultaneamente combattute le cause della crescita dei prezzi, dall’incremento del costo del lavoro, alle inefficienze produttive, all’affievoltmento della concorrenza, al disavanzo del settore pubblico. Condizioni da soddisfare: relazioni industriali che non compromettano la remunerazione del capitale e permettano la ripresa diffusa degli investimenti; revisione dei congegni di indicizzazione pressoché completa dei salari; messa sotto controllo del disavanzo pubblico; superamento delle carenze infrastrutturali con la possibilità di azionare i relativi investimenti in funzione anticiclica; manovra delle tariffe e dei prezzi pubblici che, tenendo conto del saggio d’inflazione, non determini un’offerta di beni e di servizi sotto costo; abbandono dell’illusione della scorciatoia dei controlli amministrativi» (Alberto Mucci, Corriere della Sera).